MAI DIRE RAI (WAY) - ALTRO CHE “LE ANTENNE RESTANO PUBBLICHE”: NEL PROSPETTO DI QUOTAZIONE IL LIMITE DEL 51% NON È SCRITTO. SE RENZI SI OPPONE A MEDIASET, RISCHIA UNA PIOGGIA DI RICORSI (E DI PERDERLI)

1. QUANDO RAY WAY È ENTRATA IN BORSA NON C’ERA LIMITE ALLA QUOTA PUBBLICA

Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano

 

GUBITOSI E TARANTOLA jpegGUBITOSI E TARANTOLA jpeg

«Allo stato». Due paroline, inserite nelle premesse del decreto con cui il governo a settembre ha dato il via libera alla quotazione di Rai Way, sono strategiche per Mediaset (e nello specifico per la controllata Ei Towers) che ieri ha lanciato l’assalto alle torri della tv di Stato. Quando l’esecutivo di Matteo Renzi ha firmato il provvedimento con cui ha autorizzato il consiglio di amministrazione della Rai a quotare Rai Way ha posto di fatto un tetto al 49%, indicando che sarebbe stato opportuno lasciare in mano all’azionista pubblico, cioè il Tesoro, almeno il 51%.

 

Vale a dire la maggioranza assoluta. Tuttavia, quei paletti non sono stati presi in considerazione dal cda di viale Mazzini: non a caso, non compaiono nel prospetto informativo depositato alla Consob, cioè il documento che ha sancito l’ingresso nella Borsa Italiana delle azioni Rai Way, il 19 novembre scorso. La mossa di viale Mazzini - ignorare l’input di palazzo Chigi - potrebbe sembrare una «banale» dimenticanza (tecnicamente si tratterebbe di «errori materiali»), ma in realtà è una scelta legittima e probabilmente ponderata. Visto che il decreto è di settembre e «allo stato», cioè a settembre, era stata fornita un’indicazione successivamente considerata non fondamentale dal vertice dell’azienda presieduta da Annamaria Tarantola.

Mediaset vuole comprare Rai Way- Ei Towers lancia opa Mediaset vuole comprare Rai Way- Ei Towers lancia opa

 

Ecco perché ieri la nota - con cui il governo ha ribadito che lo Stato, attraverso la Rai, non scenderà in ogni caso sotto il 51% di Rai Way- è finita nel mirino degli addetti ai lavori. Anzitutto perché l’esecutivo ha di fatto respinto al mittente l’offerta pubblica di acquisto lanciata da Ei Towers (40% Mediaset e, tra altri, 10% Blackrock) che mira ad arrivare almeno al 66,7% delle antenne Rai. Come dire: no grazie, abbiamo scherzato. C’è poi un’altra ragione che mina alle fondamenta la posizione dell’esecutivo. Le regole dei mercati finanziari sono rigorose e i ripensamenti non sono ammessi.

 

RAIWAY RAIWAY

Di norma, per ammettere una società alla quotazione sui listini non devono esserci vincoli al possesso; se esistono paletti, invece, questi vanno comunicati al mercato prima dello sbarco a piazza Affari. La differenza non è irrilevante: una società che va in Borsa col tetto al 49% non è contendibile e vale certamente meno di una quotata senza limiti al possesso. Oggi Rai controlla saldamente il 65% delle «antenne», ma chi ha comprato il 35% ha valutato l’operazione sulla base di un parametro, appunto la contendibilità di Rai Way, che il governo adesso vorrebbe cancellare con un comunicato stampa. Resta il fatto che, in linea squisitamente teorica, la Rai potrebbe suggerire all’azionista Tesoro di rifiutare l’offerta del Biscione da 1,22 miliardi di euro.

 

MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

Per due distinte ragioni: prezzo basso o asset ritenuto strategico. Nel primo caso, però, i quattrini messi sul piatto da Mediaset con Ei Towers superano del 50% il valore del titolo Rai Way rispetto all’ingresso in Borsa e del 22% rispetto al prezzo di riferimento delle ultime settimane e qualche spiegazione ai contribuenti italiani oltre che ai dipendenti di Saxa Rubra andrebbe fornita.

 

Nel secondo caso, il prospetto informativo è la Bibbia e una modifica in corsa, sostengono esperti legali consultati da Libero, potrebbe avere gravi conseguenze legali per il cda di viale Mazzini: si va dalle false comunicazioni sociali alle omesse informazioni fino all’ostacolo all’attività di vigilanza.

 

colombo todini pinto pilati verro rositani tarantolacolombo todini pinto pilati verro rositani tarantola

Roba seria: per molto meno, tanto per fare un esempio, Giovanni Bazoli (numero uno di banca Intesa) è indagato dalla procura di Bergamo per omesse informazioni al mercato in relazione al comitato nomine di Ubibanca. Il dossier è incandescente. E il passo indietro annunciato ieri a sorpresa dal governo Renzi, salvo ulteriori ripensamenti, potrebbe aprire le porte a un duello finanziario-legale senza esclusione di colpi. Mediaset sembra aver già affilato le armi.

 

 

2. LA PAURA DI VIALE MAZZINI: I RICORSI CONTRO LA SOGLIA DEL 51%

Aldo Fontanarosa per “la Repubblica

 

Pietro Verro Pietro Verro

Anche se il governo la bolla come irricevibile, comunque oggi a Milano il consiglio Rai discuterà nel merito l’offerta aggressiva di Mediaset sulle sue torri tv. La mossa è così eclatante da giustificare seri approfondimenti. Ora i primi calcoli della televisione di Stato dicono che il Biscione valuta RaiWay il 40% in meno di quanto la spagnola Abertis ha fatto per le torri Wind all’inizio di febbraio. C’è una problema di multipli, dunque. In altre parole, l’Opas è giudicata povera e inadeguata al valore della società contesa. La tv pubblica teme anche la mina debiti. Andasse in porto l’operazione impossibile, la Rai si ritroverebbe socio di minoranza di un nuovo soggetto con una esposizione non banale. E poi la Rai conterebbe ben poco in questa azienda, o forse niente. Mentre Mediaset avrebbe il pallino ben saldo in mano.

 

Prima di arrivare a queste conclusioni, i manager della tv di Stato sono corsi a recuperare una legge. E’ il dpcm del 2 settembre 2014 che ha fissato le condizioni per la quotazione di RaiWay, poi realizzata a novembre. Il decreto stabilisce che la televisione pubblica non può vendere più del 49% della sua azienda dei ripetitori. Da solo, questo principio neutralizza l’offerta di Mediaset.

Gubitosi con il libro su Arbore Gubitosi con il libro su Arbore

 

Il problema è che il tetto del 49% non è scritto nell’articolato del dpcm, ma nei “considerata” iniziali. E questo dettaglio ha regalato qualche brivido ai massimi dirigenti Rai, timorosi di avere sul petto uno scudo perforabile. Poi però il quadro si è chiarito. Intanto i legali di Viale Mazzini hanno accertato che i “considerata” sono parte integrante del decreto. Quindi ci ha pensato il governo, ieri, a confermare che il tetto esiste, eccome.

 

Certo, in un’azienda complessa come la Rai, non tutti la pensano alla stessa maniera. Ci sono anche manager che giudicano appetibile la Opas di Mediaset perché porterebbe in cassa contanti per almeno 385 milioni, una quota del 12% nella nuova società delle antenne e almeno due posti in Consiglio.

 

Alla riunione del Cda della Rai, oggi a Milano, parteciperà anche Antonio Verro. E’ il consigliere che, nel 2010, inviò una lettera a Silvio Berlusconi per segnalare 8 programmi della tv di Stato a suo dire anti-governativi per partito preso. La lettera di Verro, che ha ormai quasi 5 anni, è stata considerata a lungo un reperto archeologico riemerso da un’altra era. Ora, però, c’è imbarazzo al vertice di Viale Mazzini visto che temi sensibili (leggi RaiWay) saranno discussi alla presenza di un consigliere che vanta un rapporto così diretto e personale con Berlusconi, fondatore di Mediaset.

 

RENZI E BERLU C RENZI E BERLU C

Sempre oggi, il Cda della Rai esaminerà l’ultima versione del progetto di riforma dei telegiornali che cerca di recepire le richieste della Commissione parlamentare di Vigilanza. Il direttore generale Luigi Gubitosi è deciso a farlo votare oggi e dirà che le novità introdotte sono in linea con le aspettative dei partiti.

 

Nella sua versione originale, la riforma prevede la creazione di 2 grandi newsroom comuni (la prima con dentro Tg1, Tg2 e Rai Parlamento; la seconda con Tg3, Rai News 24 e la testata regionale Tgr). Proprio sulla Tgr – cara alla Vigilanza – ci sono due novità. La testata conserverà un vice-direttore, come segno di prestigio. Inoltre la Tgr sarà unita a Tg3 e RaiNews 24 con una certa calma solo quando sarà completata la conversione al digitale di tutte le sedi distaccate. Se ne parla nel 2016.

 

 

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