MESSICO E STO - DAL SOGNO AMERICANO AL SOGNO MESSICANO: CHI CERCA FORTUNA ORMAI SI FERMA AL DI QUA DEL CONFINE

Alberto Flores d'Arcais per "Affari&Finanza - La Repubblica"

Lavori più sofisticati e paghe più alte. Una ricetta semplice, che il Messico ha inseguito inutilmente per un paio di decenni ma che adesso sta dando i suoi frutti. Nel paese che per mezzo secolo ha fornito la più grande ondata di immigrati e manodopera clandestini agli Usa, le cose stanno cambiando. Sia pure tra alti e bassi, la seconda economia dell'America Latina (dopo il Brasile) attrae oggi notevoli investimenti stranieri.

La "Tigre Azteca" è pronta a ruggire di nuovo. Per capire la portata del cambiamento è utile osservare cosa succede alla frontiera con la grande potenza del nord, quegli Usa da sempre terra promessa (amata e odiata) per i chicanos, come venivano spregevolmente chiamati (oggi la parola è politically incorrect) i contadini messicani in California. I numeri sono rivelatori.

Nel 2012 circa 300mila messicani sono entrati illegalmente negli Stati Uniti. Cifra ancora importante, più che dimezzata se viene però confrontata con quanto accadeva una decina di anni fa (2000-2005). Allora i messicani che passavano il Rio Grande, tentando la fortuna con grandissimi rischi (morte, deportazione, ricatti) erano tra gli 800 e i 900mila l'anno. E per la grande maggioranza il sogno americano finiva nelle cucine di un ristorante, sulle impalcature di un edificio o nell'arruolamento in una gang legata al narcotraffico. Oggi (il dato ufficiale è relativo al 2010) il saldo tra chi ha lasciato il Messico e chi vi rientra è praticamente zero.

E non si tratta solo dei messicani (giovani e meno) che hanno deciso di non lasciare più il proprio paese, ma anche dei molti latino-americani (in arrivo dal "Cono Sud" e dal Centramerica) che venivano qui come tappa di passaggio obbligata (il racket per l'immigrazione clandestina è in mano ai cartelli messicani) nella difficile strada verso gli Stati Uniti. Perché il Messico - nonostante le difficoltà - è oggi un paese in crescita e lo sarà a maggior ragione nei prossimi anni.

Un paese con la stessa lingua, con cultura e religioni simili, che offre ai desperados latino-americani in cerca di una vita migliore le stesse opportunità (in alcuni casi di più) di quello che un tempo era l'American Dream. Con il vantaggio che dal Messico non si viene deportati, non si rischia la morte nel deserto, non si è ostaggi di ricatti.

Decine di compagnie straniere stanno investendo, grandi e nuovi capannoni sorgono come funghi lungo le autostrade, nei quartieri dove vivono i ceti medi il boom edilizio è visibile ad occhio nudo, nuove università offrono agli studenti corsi di ingegneria e biotecnologia a costi ridicoli rispetto ai college statunitensi.

L'industria automobilistica - da tempo il settore trainante dell'economia messicana - ha di fatto sorpassato Detroit e oggi nel paese ci sono più posti di lavoro legati all'industria dell'auto di quanti ce ne siano nell'intero Midwest degli Stati Uniti. Secondo l'ultimo rapporto della Brooking Institution dal 2010 sono stati creati oltre centomila nuovi posti di lavoro e le grandi marche (General Motors, Ford, Chrysler, Honda, Mazda, Nissan, Audi e Volkswagen) hanno tutte annunciato piani di espansione per i prossimi anni, con investimenti pari a 10 miliardi di dollari. Nuova terra promessa per le multinazionali, comprese quelle italiane.

La Ferrero nel giugno scorso ha inaugurato a San Josè Iturbide il suo primo stabilimento messicano. Un investimento da 200 milioni di dollari (quattro linee di produzione per Kinder Sorpresa, Kinder Choco-late, Nutella e Kinder Delice) con una capacità di produttività annuale di 35mila tonnellate, destinate per il 40 per cento al mercato statunitense e per il restante 60 per cento al mercato interno e a quello del Centro America.

In Messico i salari odierni sono altamente competitivi per gli investitori stranieri, circa il 20 per cento in meno di quelli cinesi. Come percentuale dell'output (fonte Bank of America) sono più bassi che in Indonesia, nelle Filippine, in Thailandia, in Ungheria, in Polonia e in Brasile.

Il totale delle imprese italiane che hanno investito nel paese è (fonte Secretaria de Economia) attorno alle mille e quattrocento. Un'economia in cui non mancano i problemi. In un paese che ha due grandi piaghe (una storica corruzione e, più recentemente, lo strapotere delle organizzazioni criminali e del narcotraffico) non è facile portare a compimento quelle riforme strutturali che il presidente Enrique Peña Nieto ha promesso e che nel suo primo anno di governo è riuscito solo in minima parte a realizzare. Nel 2013, dopo un secondo quadrimestre con il segno meno, la crescita è ripartita.

La disoccupazione resta leggermente al di sotto del 5 per cento, ma le cifre ufficiali non tengono pienamente conto del fenomeno del lavoro informal( sommerso) che in Messico riguarda quasi il 60 per cento dell'intera economia. Le aspettative per il 2014 sono decisamente migliori e due settimane fa i deputati messicani hanno approvato (ad ampia maggioranza) il Proyecto de Presupuesto, il progetto di bilancio per il 2014 che stabilisce i limiti di spesa che saranno concessi all'amministrazione federale nel prossimo anno.

Un dato significativo da un punto di vista politico, perché dimostra la volontà (non solo del governo) di procedere lungo la strada intrapresa con un'autorizzazione di spesa (4467 miliardi di pesos, pari a 256 miliardi di euro) insolitamente alta. Non mancano altri segnali incoraggianti.

Si alza l'aspettativa di vita nelle grandi città e secondo le rilevazioni Osce oggi i messicani sono soddisfatti della propria vita (nel proprio paese) con percentuali simili a quelle dell'Islanda e dell'Irlanda e superiori a quelle degli Stati Uniti. Per gli analisti che seguono più da vicino le vicende messicane l'unico punto interrogativo è quanto il Messico nel suo insieme potrà continuare a crescere, se e quando corruzione e crimine verranno ridotti a standard accettabili, quanti anni mancano al Messico per entrare a pieno diritto nel ristretto novero delle nazioni più sviluppate del pianeta.

 

NUTELLA MADE IN MEXICO FABBRICA FERRERO IN MESSICO citta del messico Chrysler Fiat Assembly Plant Toluca Messico

Ultimi Dagoreport

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...