1. NON SPORCARE IL MANIFESTO DI MIKA
Pietrangelo Buttafuoco per “il Fatto Quotidiano”
Ha avuto fatta la bua Mika - beniamino del grande pubblico, popstar di professione-gli hanno sfregiato la locandina del concerto di Firenze, qualcuno ha scritto la parola "frocio" e tutta la gente perbene, giustamente, s' è sollevata in sua difesa.
Le anime candide dei social hanno potuto indignarsi, la soave Maria Elena Boschi ha postato l' acquisto solidale del biglietto e il Corriere della Sera, offrendo la prima pagina alla commovente testimonianza dello stesso Mika, ha lanciato -da par suo-unacampagna di mobilitazione: #rompiamoilsilenzio.
Rompiamo il dogma, piuttosto. L' omofilia obbligatoria è l' assioma cui soggiace l' umanità minuta del senso comune, è il tratto distintivo di un' egemonia tutta sottoculturale fatta di obbedienze derivate dal riflesso automatico di non toccare l' intoccabile pena l' anatema.
Capita a tutti di sentirsi dare del cornuto, a maggior ragione se si è popolari; a tante belle figliole dello star-system capita di ritrovarsi scarabocchiato sulle locandine un groviglio di testicoli e cappella; capitò anche alla Monna Lisa una rivisitazione del sorriso con tanto di baffi e se si obietta che a sentirsi chiamare froci ci sono quelli che si ammazzano, onestà intellettuale impone di riconoscere che il mondo, ormai, è al contrario.
La vera ipocrisia è rivendicare un diritto abbondantemente ottenuto. Non c' è nessun silenzio da rompere, anzi, c' è solo la solita musica dell' ideologicamente corretto. È socialmente disdicevole solo l'amor che move il sole e l' altre stelle. L' imperio, invece, è tutto del diritto proiettato in direzione storta. Lo Zeitgeist, infatti, è omoriferito, omosessualizzato, omogeneizzato secondo i canoni della correttezza ideologica.
paolo isotta giuliano ferrara pietrangelo buttafuoco
La trasgressione - oggi, in Italia e in tutto l' Occidente - non è nella civiltà delle persone gender ma nella biologia d' incastro tra maschi e femmine. Certo, se ne sono ammazzati di poveri cristi inseguiti dallo sberleffo ma neppure la Chiesa, ormai, è un ostacolo ai diritti, anzi, il Vaticano asseconda sempre l' aria che tira.
E non manca l' agio della scena pubblica se il Corriere, espressione dell' Italia più vera, squaderna paginate di mobilitazione a favore di un potente pupillo della scena musicale a cui, immondi retrogradi, hanno sporcato il manifesto. È lo stesso giornale che liquidò in una breve il suicidio di Egidio Maschio - il "re dei trattori", artefice dell' operosità del Nord Est, strangolato dalle banche - un padre di famiglia uguale ai tanti lettori del Corriere costretti adesso alla pantomima dell' etica buona per professoresse democratiche col cerchietto.
roma pride 2014 franco grillini e cartonato di renzi 14
Rompiamo il dogma, dunque.
E finiamola con queste pezzenterie da consacrazione social. L' Italia è proprio piccola e borghesuccia perché quel giornale, infine, pur avendo Paolo Isotta tra le sue firme si abbandona alla tetra operetta della buona coscienza.
In punto di vizio, perché solo il vizio ha da prevalere rispetto ai diritti, ha detto tutto Isotta. Storico della musica, genio totale, autore del meraviglioso La virtù dell' Elefante (Marsilio editore), Isotta ha ben spiegato che la parola "gay" è peggio che una caricatura, "è un eufemismo picccolo-borghese da mezza calzetta".
Ha detto tutto, Isotta: "Io faccio tutto, con maschi e con femmine, ma nisciuno mi può chiamare gay. Io songo ricchione!".
2. ERA BUTTAFUOCO O HOMER SIMPSON?
Lettera di Franco Grillini (presidente di “Gay-Left”) e Giovanni Dall’Orto (autore di “Tutta un’altra storia”, il Saggiatore) a “il Fatto Quotidiano”
In un' azzeccata battuta di qualche anno fa, Homer Simpson riassumeva il diritto di chiedere certezze alla vita affermando che la sua birra doveva essere fredda, la sua tv ad alto volume, e i suoi omosessuali, flaming: sculettanti.
Con una mossa un po' meno azzeccata il Fatto Quotidiano ha affidato a Pietrangelo Buttafuoco il compito di esprimere un concetto assai simile nell' articolo "Non sporcare il manifesto di Mika, lui è 'gay', mica è 'ricchione'", deprecando il fatto che il cantante Mika avesse reagito all' imbrattamento dei suoi manifesti con la scritta "Frocio".
Buttafuoco si è lagnato di quanto la mettano giù dura oggigiorno i gay, ricordandoci con quanto buon senso e signorilità semmai il "genio totale" (sic) Isotta preferisse essere chiamato "ricchione" perché " la parola 'gay' è ben peggio che una caricatura, è un eufemismo piccolo -borghese da mezzacalzetta". Ora, noi omosessuali - sculettanti o meno - siamo un gruppo di cittadini che chiede alla società la parità dei diritti.
Si può essere d'accordo con le nostre richieste, oppure no. E un quotidiano, se è in disaccordo con le nostre richieste, ha il diritto di scriverlo, come in effetti fa ogni benedetto giorno un (fin troppo) ampio schieramento di testate.
Parimenti, Mika è un artista, non un profeta intoccabile, e le sue canzoni possono piacere o non piacere, e se non piacciono Buttafuoco ha il diritto di scriverlo, aggiungendo magari per buon peso che Claudio Villa e Luciano Tajoli sì, che erano veri cantanti, mica Mika...
Ci sfugge tuttavia in quale modo verrebbe intaccata questa libertà d'espressione e di pensiero se si chiedesse a una persona civile che parla di chi per accidente fosse omosessuale di definirlo "gay " anziché "frocio" o ancor meglio ("meglio" secondo Buttafuoco) "ricchione".
In quale mondo, ci chiediamo, è necessario reclamare il "diritto all' insulto" contro chi non la pensa come te per potere godere della libertà di pensiero e di parola? In che modo le insicurezze di Butta fuoco lo rodono al punto da aver bisogno della "certezza" che gli omosessuali siano e restino flaming, e stigmatizzati come "ricchioni", pena il sovvertimento della società?
E cosa ha fatto di sbagliato Mika chiedendo: "Basta insulti, basta disprezzo, basta odio", e soprattutto cosa ha fatto di male chi ha scritto sui quotidiani che Mika aveva ragione? Il solo reato di queste persone è stato ribellarsi al ruolo di "sculettante" che è il solo che alcune persone (Homer Simpson, Pietrangelo Buttafuoco) sono disposte a riconoscere ai "loro" omosessuali.
Ricorda molto l' atteggiamento delle "sentinelle in piedi" e la loro rivendicazione del "diritto a odiare" il pianto greco ammannitoci da Buttafuoco per il fatto che ormai i "suoi" omosessuali in Italia comandano e "che il mondo, ormai, è al contrario", che ormai l' amore eterosessuale è rimasto il solo a essere "disdicevole", che "il diritto è proiettato in direzione storta", che l'"omofilia" (sic) è addirittura "obbligatoria".
Anzi, la parolina gender buttata lì quasi per caso ci rivela che l' autore fa riferimento alla visione del mondo di quei gruppi ultracattolici e filofascisti, come lo sarebbe stato, in altri contesti, buttar giù le paroline "complotto giudaico -massonico", "scie chimiche", "demoplutocrazie" o "rettiliani". Citare la inesistente "teoria del gender" equivale, nel campo della sessualità, a citare i Protocolli dei Savi di Sion parlando di questione ebraica. Si può fare, ma facendolo si svela da quale prospettiva si guarda il mondo.
Questa prospettiva, per caso, è quella che il Fatto Quotidiano ha deciso di sposare?
Se sì, perché? Noi lettori non avremmo il diritto di sapere per quali impellenti ragioni?
E in ogni caso, esiste la certezza del fatto che noi lettori, etero o "ricchioni" che siamo non importa, è il tipo di approccio alla realtà che noi chiediamo a un giornale che fin dal titolo si richiama alla ricerca dei fatti, e non dei proclami ideologici ultra -estremistici?
Risposta di Pietrangelo Buttafuoco
Per non sapere né leggere né scrivere io mi affido ancora una volta a Paolo Isotta, genio totale. Quello che stabilisce lui io faccio e se dice che la parola gay è un eufemismo piccolo borghese da mezzacalzetta ragione ha, ragionissima e io non aggiungo verbo mentre alle obiezioni dei gentilissimi signori di cui sopra non posso che arrendermi: di quel che non si può dire si deve tacere. Dovrebbe essere una citazione di Wittgenstein. O è di Totò Riina? Baci!