Marco Giusti per Dagospia
Bibi Andersson
Per capire che attrice meravigliosa era Bibi Andersson, scomparsa a 83 anni dopo dieci anni passati in ospedale, basterebbe rivedere per intero il suo incredibile monologo in Persona di Ingmar Bergman dove descrive una sorta di stupro che subisce al mare in Italia. Monologo che da noi venne massacrato dalla censura, esattamente come venne massacrato il celebre montaggio di apertura del film dove si vedeva un pene eretto. Noi italiani quel pene non lo abbiamo mai visto e quel monologo lo abbiamo sentito a metà.
Ma la sua potenza di attrice era tale che in Persona, un film che sostiene quasi interamente da sola visto che la sua coprotagonista, la allora esordiente Liv Ullman, non parla mai per scelta, ci colpì lo stesso. Del resto era impossibile non amare Bibi Andersson, forse la più bella e la più aperta di tutte le attrici di Ingmar Bergman, che la diresse in 13 film, quasi tutti capolavori, come Il volto, Il posto delle fragole, Il settimo sigillo, Il tocco, Una passione, L’occhio del diavolo, Sogno di una notte di mezza estate, Alle soglie della vita.
Se Ingrid Thulin aveva una bellezza più algida e torbida e Harriet Andersson era più ragazzina, Bibi Andersson, che interpretò quasi tutti i film di Bergman degli anni ’50 e ’60 prima dell’arrivo della norvegese Liv Ullman, seppe trasformare le nevrosi e le paure del cinema del suo maestro in qualcosa di umano e di immediatamente comprensibile in ogni parte del mondo. E fu popolarissima ovunque. Nata nel 1935 a Kungsholen, Stoccolma, come Berit Elisabeth Andersson esordì giovanissima sia nel cinema che nel teatro alternandolo sempre nella sua vita.
La troviamo in un piccolo ruolo in una Signorina Giuliadel 1951, ma anche in una serie di spot per i saponi Bris già diretta da Igmar Bergman, che non solo la scoprì e la rese popolare in tutto il mondo, ma ebbe con lei una relazione importante nei primi anni ’50. Assieme a Max Von Sydow, Gunnar Bjorstrand, Ingrid Thulin fece parte del cast fisso dei grandi film di Bergman che vennero visti in tutto il mondo. Ma Bibi Andersson portava sempre nei suoi personaggi una carica di dolcezza, di umanità che stemperavano le crudezze di film come Il volto o Il settimo sigillo.
Negli anni ’60 fece film anche fuori dalla Svezia. La troviamo a Hollywood in un western civile come Duello a El Diablo di Ralph Nelson a fianco di James Garner e Sidney Poitier, dove interpretera una ragazza rapita dagli Apache che difende il figlio che ha avuto da un guerriero, ma anche in Italia nella commedia di Alberto Sordi sul divorzio Scusi lei, è favorevole o contrario? e nel drammatico Violenza al sole di Florestano Vancini, dove recita con Giuliano Gemma e Gunnar Bjorstrand. Ma lavorò anche in Francia, diretta da André Cayatte e da Sergio Gobbi in film non sempre riuscitissimi, o in Belgio, in una storia lesbica allora scandalosa, Il sogno di Laura, diretta da George Sluizer.
John Huston la volle per una spy story piuttosto riuscita, Lettera al Kremlino, Robert Altman per un troppo cerebrale Quintet, Anthony Page per I Never Promised You A Rose Garden, James Toback per Exposed, Marco Bellocchio per Il sogno della farfalla. Otto Preminger la diresse a teatro in America, e sempre a teatro recitò con Christopher Plummer in Dopo la caduta di Arthur Miller. Per la tv fece Un nemico del popolo diretta da George Shaefer a fianco di Steve McQueen.
In patria venne diretta anche da Vilgot Sjoman, dal suo secondo Marito, Kjell Grede, che la volle come la prima moglie di Strinberg in L’autodifesa di un pazzo, un film prodotto da Bergman, da Lars-Magnus Lindgren, dalla geniale Mai Zetterling per Le ragazze. Non tradì mai Bergman, che la volle con sé anche quando andò in tv al Dick Cavett Show nel 1971 per una puntata dove venne addirittura chiamato “Ingrid Bergman”. Recitò per lui anche in molti film più tardi, come in Scene da un matrimonio.
Si sposò quattro volte, con Lars Glazer, col regista Kjell Grede, col politico Pehr Ahlmark e con Gabriel Mora Baeza. Fu proprio vivendo con questo quarto marito in Francia che nel 2009 venne colpita da un colpo apoplettico che le fece perdere la capacità di parlare. Tornò così in Svezia ma non si riprese mai più.