Marco Giusti per Dagospia
Se ne va la regina del thriller italiano. Gran dama del teatro italiano, e gran dama dell’era craxiana, Marina Malfatti, che è scomparsa ieri a 83 anni, è stata soprattutto la regina indiscussa e stracultissima del thriller italiano anni ’70. Quello più legato all’horror finto-inglese grazie a film come La notte che Evelyn uscì dalla tomba, 7 orchidee macchiate di rosso, Tutti i colori del buio, La dama rossa uccide sette volte, Un fiocco nero per Deborah, un genere che abbiamo felicemente esportato in tutto il mondo e che vanta fan d’eccezione.
Marina Malfatti, nata a Firenze nel 1933, ma ha sempre detto che era il 1940, non aveva avuto nel cinema gli stessi successi che aveva avuto a teatro, quando, lo ricordava lei stessa, interpretò il suo primo thriller, In fondo alla piscina, dove divideva con Carrol Baker il ruolo di Julia Spencer. Il regista, che lei sosteneva nei giornali del tempo fosse l’inglese Gene Martin, era in realtà l’ottimo regista spagnolo Eugenio Martin, e il film era una di quelle fortunate coproduzioni italo-spagnoli che fecero la fortuna del cinema europeo.
Fu grazie a questo thriller, che venne poi chiamata da Emilio P. Miraglia per il ruolo da protagonista di La notte che Evelyn uscì dalla tomba, dove recita a fianco di Anthony Steffen, poi da Umberto Lenzi in 7 orchidee macchiate di rosso, dove troviamo anche Antonio Sabato e Rossella Falk.
E, ancora, da Sergio Martino per Tutti i colori del buio, dove è protagonista però Edwige Fenech, e quindi ancora da Emilio P. Miraglia per La dama rossa uccide sette volte con Barbara Bouchet. Grazie all’eurothriller la sua particolare recitazione teatrale un po’ sopra le righe e il fatto che sapesse recitare in francese e in inglese, resero Marina Malfatti elemento indispensabile nel genere. Funzionava anche meglio di Rossella Falk, che era troppo impegnativa per il cinema.
La Malfatti poi era diventata quasi contemporaneamente una diva televisiva dello sceneggiato giallo e horror grazie al successo di Malombra e dell’Ispettore Maigret. Era una delle poche attrici italiane in grado di tener testa a star come Gino Cervi, Arnoldo Foà, Corrado Pani, Umberto Orsini che aveva già incontrato a teatro. Finito il thriller ultragore anni ’70 proverà con meno successo nel sottogenere dei bambini indemoniati con Un fiocco nero per Deborah di Marcello Andrei, dove se la vede con ben due attori americani, Bradford Dillman, e nel thriller splatter politico Il prato macchiato di rosso di Riccardo Ghione con un Lucio Dalla da superculto.
Nel cinema la Malfatti aveva esordito nel 1959 a 26 anni con un piccolo ruolo ne Le cameriere di Bragaglia, ma aveva recitato anche in Francia, dove era scappata giovanissima dopo uno sciagurato matrimonio a 17 anni con un americano, tal John Stevens, che durò solo sei mesi. In francia era comparsa in un film di Eduard Molinaro con Pascale Petit e Micheline Presle, Una ragazza per l’estate.
La ritroviamo poi nel nostro cinema impegnato degli anni ’60 con i Taviani e Valentino Orsini in Un uomo da bruciare, a fianco di Gian Maria Volontè e Turi Ferro e in I fuorilegge del matrimonio con Ugo Tognazzi, poi con Giuliano Montaldo in Una bella grinta. Una particina nel film corale Io, io, io… e gli altri di Alessandro Blasetti, una parte più consistente con Francesco Rosi in C’era una volta, poi in Pronto? c’è una certa Giuliana per te di Massimo Franciosa. Orsini la vuole nel complesso e ultrapolitico I dannati della terra, siamo in pieno ’68. Nel western la vediamo nel tardo Il ritorno di Clint dei Balcazar, tutto girato a Barcellona con George Martin.
Contemporaneamente, diciamo da metà degli anni ’60fa il suo ingresso negli seceneggiati popolari della Rai, come Maigret, Sherlock Holmes, epr arrivare al successo di Malombra. Prova anche con la commedia sexy nel poco riuscito Lezione di violoncello per toccata e fuga di Davide Montemurri e nel decamerone con Decamern n.3 di Italo Alfaro. Ma non era adatta al comico.
Gira due film davvero curiosi e stracult come Testa in giù e ganbe in aria, erotichello con pretese di Ugo Novello con Corrado Pani e il più delirante La notte dell’ultimo giorno di Adimaro Sala dove un regista che si sente schiava di un produttore impazzisce.
Non avrà più grandi ruoli dagli anni ’80 in poi, anche Alberto Moravia scriverà per lei uno spettacolo teatrale particolarmente spinto, La cintura, che verrà portato portato anni dopo al cinema da Giuliana Gamba con Eleonora Brigliadori protagonista al posto suo. Regina di thriller e di stracult anni ’70 incredibili, Marina Malfatti si dedica principalmente al teatro e appare in qualche serie più recente. Ma non c’era grande spazio per lei nel cinema di oggi.