gianni minervini 2

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – IL CINEMA ITALIANO PERDE UNO DEI SUOI PIÙ STORICI E COMBATTIVI PRODUTTORI, GIANNI MINERVINI, VINCITORE DI BEN TRE DAVID E PREMIO OSCAR GRAZIE A “MEDITERRANEO” DI SALVATORE, ANCHE SE LA SCENA SUL PALCO GLIELA RUBÒ VITTORIO CECCHI GORI, CHE LO AVEVA RELEGATO IN GALLERIA PROVOCANDO UN CERTO TRAMBUSTO AL MOMENTO DELLA VITTORIA – È SEMPRE STATO MOLTO COSTANTE SEGUENDO CON PASSIONE LA CARRIERA DI GIOVANI REGISTI, SPESSO LANCIANDOLI CORAGGIOSAMENTE CON LE LORO OPERE PRIME – VIDEO

 

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

Gianni MInervini 1

Il cinema italiano perde uno dei suoi più storici e combattivi produttori, Gianni Minervini, 92 anni, vincitore di ben tre David per film come “Turné” di Gabriele Salvatores, “Mi manda Picone” di Nanni Loy e “Fuori stagione” di Luciano Mannuzzi. E premio Oscar grazie a “Mediterraneo”, sempre di Salvatores, anche se la scena sul palco gliela rubò Vittorio Cecchi Gori, co-produttore del film, che lo aveva relegato in galleria provocando un certo trambusto al momento della vittoria.

 

GABRIELE SALVATORES NEL 1992 CON L OSCAR PER MEDITERRANEO

Dopo una gavetta da attore di teatro con Eduardo De Filippo e di cinema negli anni ’50 e da organizzatore negli anni ’60, è sempre stato molto costante seguendo con passione la carriera di giovani registi, spesso lanciandoli coraggiosamente con le loro opere prime. Pensiamo a Pupi Avati, che ha prodotto fin dai tempi di “Bordella” e “La casa delle finestre che ridono”, “Jazz Band”, a Gabriele Salvatores, oltre a “Turné” e a “Mediterraneo” ha prodotto anche “Marrakesh Express” e, Giuseppe Berolucci, per il quale ha prodotto il primissimo film, “Berlinguer ti voglio bene” scoprendo lui stesso Roberto Benigni all’Alberichino, e poi “Strana la vita”, “Segreti, segreti”, ma anche Antonio Capuano, che ha seguito da “Pianese Nunzio, 14 anni” a “Polvere di Napoli” a “L’amore buio” che è anche il suo ultimo film, nel 2010. Per non parlare di film difficili come “Un cuore semplice” da Gustave Flaubert, opera prima di Giorgio Ferrara o “Se lo scopre Gargiulo”, opera prima dello scrittore Elvio Porta.

GIUSEPPE BERTOLUCCI ROBERTO BENIGNI GIANNI MINERVINI

 

Ci sono anche film che ha cercato di fare senza riuscirci, come “Il permesso”, film sul terrorismo che avrebbe dovuto segnare il ritorno al cinema di Giuseppe De Santis. “Ho collezionato diversi fiori all’occhiello”, diceva, “belli e sfortunati e dalla breve vita nelle sale cinematografiche, come “Strana la vita” e “Segreti segreti” o “La sposa era bellissima” del prematuramente scomparso regista ungherese Pal Gabor, ho colto prematuramente fiori di campo come quel “Berlinguer ti voglio bene” con un Benigni che nessuno voleva. Ma penso che il nostro cinema abbia bisogno di inventiva e coraggio”.

 

GABRIELE SALVATORES NEL 1992 CON L OSCAR PER MEDITERRANEOberlinguer ti voglio bene

Nato a Napoli nel 1928, figlio del critico cinematografico del “Corriere di Napoli”, iniziò il cinema da attore nel 1955 con “Le ragazze di Sam Frediano” di Valerio Zurlini, dove faceva il barista balbuziente che si innamora di Rossana Podestà, e poi proseguì con “Souvenir d’Italie” di Antonio Pietrangeli, “Guardia, ladro e cameriera”, dove contende a Nino Manfredi la bella Gabriella Pallotta, “La cento chilometri” di Giulio Petroni, che poi seguì anche come organizzatore e produttore esecutive per i suoi western, “Da uomo a uomo” e “Tepepa”, “Tipi da spiaggia” di Mario Mattoli e “Urlatori alla sbarra” di Lucio Fulci.

gianni minervini 2GIANNI MINERVINI

 

Negli anni ’60 rompe il contratto da attore con la Lux Film, si stacca dalla compagnia di Eduardo De Filippo che lo aveva formato, e riprende il cinema dietro la macchina da presa come organizzatore e produttore esecutivo per film come “Il federale” di Luciano Salce e “La viaccia” di Mauro Bolognini, per poi mettersi in proprio con la sua A.M.A. Film producendo “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi” e poi “La notte dei serpenti”, un altro western di Petroni. Negli anni ’70 si legò con Pupi Avati e Gabriele Salvatores, ma anche con Nanni Loy per “Mi manda Picone”, con Florestano Vancini per “Un dramma borghese”, Lina Wertmuller con “Notte d’estate con profilo greco”, legandosi a quello che un tempo era chiamato cinema di qualità. Lavorò con molti altri produttori, da Cecchi Gori a Goffredo Lombardo, da Elio Scardamaglia a Luciano Martino, ma sempre inseguendo il sogno di un cinema d’autore che potesse essere anche di successo in sala. Cosa che non sempre capitava.

gianni minervini 2

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