Marco Giusti per Dagospia
Sartana, Alleluja, Spirito Santo, Camposanto, Tresette e chissà quanti altri mascalzoni del West italiano piangono la scomparsa del loro regista, Giuliano Carnimeo, da noi ribattezzato non si sa bene perché Anthony Ascott.
Suoi sono i titoli più mortiferi del genere, da Buon funerale amigos… paga Sartana a C’è Sartana, vendi la pistola e comprati la bara, da Gli fumavano le colt… lo chiamavano Camposanto a Di Tresette ce n’è uno tutti gli altri sono nessuno.
Divide, con Enzo Barboni, Gianfranco Parolini e Enzo Castellari, l’invenzione del western comico italiano, anche se spetta a Barboni e ai suoi Trinità il trionfo del genere. Ma i suoi Sartana e Alleluja con Gianni Garko e George Hilton fecero il giro del mondo e sono ancora molto amati dai fan. Per Gianni Garko,“Carnimeo aveva un grande senso dell’umorismo, perché aveva fatta fatto molto aiuto regia nei film di Totò, di Peppino, in film brillanti; e questo fu fondamentale per quanto riguardava il lato picaresco, comico se vogliamo, dei film”.
Carnimeo, nato a Bari nel 1932, aveva in effetti esordito nel cinema come aiuto regista, soprattutto, di Giorgio Simonelli nel cinema comico di Franco e Ciccio, Due mafiosi nel Far West, I due sergenti del Generale Custer, ma anche di Roberto Bianchi Montero, Le due facce del dollaro. Quando sul set di I due figli di Ringo morì improvvisamente Simonelli, portò lui stesso il film.
Nel cinema dei primi anni ’60 ebbe anche il comico di curare la versione italiana di film internazionale, come Panic Button: Operazioen Fisco con Jayne Mansfield o di Joe! Cercati un posto per morire che co-diresse assieme all’argentino Hugo Fregonese. Il suo primo film da regista, già col nome di Anthony Ascott, fu Il momento di uccidere, 1969, con George Hilton e Walter Barnes.
Ma solo con la serie di Sartana arrivò al grande successo. Riprese il personaggio e Gianni Garko nerovestito in Sono Sartana il vostro becchino!, ereditandolo da Gianfranco Parolini, che era passato a Sabata con Lee Van Cleef per le più ricche produzioni di Alberto Grimaldi. Sia il primo Sartana che i successivi, C’è Sartana vendi la pistola e comprati la bara, Buon funerale amigos… paga Sartana, furono grandi successi e dettero a Garko e a Ascott uno status definitivo nello spaghetti western.
Lo stesso Carnimeo ricordava che “Garko collaborava nella stesura della storia, con parecchie “trovatine” che caratterizzavano il suo personaggio. Ad esempio, il far comparire la pistola tra le mani, come in un gioco di prestigio. Erano cose che lui aveva nel suo repertorio, ma ne inventava sempre delle altre... Sartana era imprevedibile” (da “Cinema 70”).
Quando il personaggio passò da Gianni Garko al più ironico George Hilton le cose cambiarono di poco. “Il personaggio di Sartana”, spiegava Ascott, “aveva un sound talmente attraente per il pubblico, che i produttori dissero: beh... chiamiamolo ugualmente Sartana, anche se, ad interpretarlo, invece di Garko c’è Hilton. In fondo il pubblico rispondeva ugualmente bene. Con Hilton si veniva a creare un personaggio ancora più ironico.
Si inventava le gag per far ridere il pubblico. Si sapeva dove avrebbe sparato, stando ad un tavolo e scoprendo che, dentro un panino di fronte a lui, c’era un pistola... anche cose al limite dell’assurdo.
Con Garko vi era un aplomb più rigido” (“Cinema 70”). Carnimeo girà una serie impressionante di western con Hilton e Garko, toccando poi anche il giallo all’italiana con Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? e la commedia sexy prima con La signora gioca bene a scopa? con Edwige Fenech, poi con L’insegnante balla con tutta la classe con Nadia Cassini.
Girò altre commedie sexy, tutte piuttosto divertenti, come Prestami tua moglie, L’amante tutta da scoprire, Mia moglie torna a scuola, diventando molto amico di Renzo Montagnani, che seguì in molti film. Suo è anche un cultissimo come Pierino medico della Saub, piccolo capolavoro del genere, con Alvaro Vitali e Mario Carotenuto.
Toccò anche generi diversi, come il fantastico, Computron, il thriller erotico col delirante Rat-Man o Quella villa in fondo al cimitero, dove Eva Grimaldi si confronta con l’uomo-topo interpretato dal minuscolo attore sudamericano Nelson de la Rosa. Piccolo sì, ma semrpe eccitato, ricordava Eva Grimaldi, che aveva le scene con lui e lo teneva sulle sue gambe in macchina. “Que calor!”.
Con Carnimeo se ne va un grande professionista e uomo di cinema che ha attraversato per intero il nostro cinema di genere con eleganza e competenza. Personalmente i suoi film che preferisco sono i primi Sartana, quando ancora non si esagera con le parti comiche e rimane un po’ di vecchio e sano western violento al’italiana.