zuckerberg soldi facebook

NON E' VERO MA CI CREDO - INTERVISTA A PAUL HORNER, IMPRESARIO DELLE NOTIZIE FALSE E VIRALI CHE GLI RENDONO 9000 EURO AL MESE: ''LA GENTE E' STUPIDA, CREDE A TUTTO E RIPOSTA SENZA MAI VERIFICARE I FATTI. E' COSI' CHE HO FATTO VINCERE TRUMP. SE 'GOOGLE' E 'FACEBOOK' MI TOLGONO LA PUBBLICITA' DAI SITI, SARANNO I PRIMI A PERDERE UN SACCO DI SOLDI'' - INTANTO ESCE LA LISTA DEI GIORNALISTI COLPEVOLI DI FAR GIRARE NOTIZIE FARLOCCHE, DA 'CNN' A 'NEW YORK TIMES'

Caitlyn Dewey per “Washington Post

 

horner si spacciava per banksyhorner si spacciava per banksy

La lobby Amish, il vero nome di Bansky, il divieto di cantare l’inno nazionale: cos’hanno in comune tutte queste storie? Sono inventate dalla stessa persona, tale Paul Horner, 38 anni, impresario di un impero di false notizie virali che da anni gli rendono benissimo.

 

Negli ultimi mesi si è concentrato sulla politica, le sue fandonie sono finite su Google e sono state linkate (come vere) da Eric Trump (figlio di Donald) e dal manager della sua campagna elettorale Corey Lewandowki, che ha riportato la news dei manifestanti anti-Trump pagati oltre 3000 euro. Horner aveva messo un finto annuncio su Craigslist.

 

paul hornerpaul horner

Cosa è cambiato negli ultimi anni? «La gente è più stupida, non fa che passarsi roba senza accertare i fatti. E’ così che Trump è stato eletto. Ha detto qualsiasi cosa gli venisse in mente e la gente ci ha creduto. Fa spavento, mai vista una cosa simile» racconta Horner «I sostenitori di Trump hanno letto continuamente le mie notizie, credo che sia finito alla Casa Bianca grazie a me. I suoi fan non cercano la verità dei fatti, credono a tutto, ripostano tutto. Pensavo che fosse assurdo far credere che i manifestanti anti-Trump venissero presi come in un casting e pagati, perché non c’è bisogno di essere pagati per protestare contro Trump, eppure la notizia è decollata. Alla fine, invece di rovinargli la campagna elettorale, l’ho aiutato. Mi sento male a pensarci».

 

lista iornalisti secon ron paullista iornalisti secon ron paul

Horner aveva fatto male i conti, pensava non fosse possibile che Trump venisse eletto Presidente. Comunque ammette che prendere di mira i conservatori gli rende di più, perché sono quelli che non verificano le notizie. La prospettiva, con un conservatore alla Casa Bianca, è di un grande profitto: «Sì è positiva per chiunque si occupi di satira. Non c’è niente cui la gente non creda. Ho scritto un sacco di roba anti-islamica, tipo che Trump non voleva far entrare in aeroporto i musulmani e che per loro voleva delle file separate. E la gente ci ha creduto».

 

LA COPERTINA DI NEWSWEEK CON HILLARY CLINTON PRESIDENTELA COPERTINA DI NEWSWEEK CON HILLARY CLINTON PRESIDENTE

Facebook e Google hanno annunciato che combatteranno i siti che pubblicano false notizie. Tantissimi. Hanno sparato che Papa Francesco votava Trump, ad esempio. Facile, metti il contenuto, aspetti che viaggi con i click. Se una personalità politica lo condivide, allora viene convalidata come fonte, agli occhi degli utenti. Si guadagna bene, e l’incasso è un incentivo ad inventare ancora.

 

Horner è preoccupato: «I miei soldi arrivano quasi tutti da “AdSense” (servizio di banner pubblicitari offerto da Google), attualmente parliamo di circa 9.000 euro al mese. Ma ho una decina di siti, se fanno il giro di vite su un paio, uso gli altri. Non credo che toglieranno la pubblicità più di tanto, loro ci guadagnano mettendo i banner sui siti che danno notizie false. Perderebbero un sacco di soldi, ma se lo fanno, non mi dispiace. Ci sono siti orribili là fuori».

i gionalisti colpevoli di notizie falsei gionalisti colpevoli di notizie false

 

ZUCKERBERG STUDENTI ROMAZUCKERBERG STUDENTI ROMA

Intanto il politico Ron Paul, ex membro del Congresso» ha rivelato la lista dei giornalisti responsabili per notizie false (tipo che l’Iraq aveva armi di distruzione di massa) e che hanno mentito sulle possibilità che Hillary Clinton aveva di vincere le elezioni. Sono inclusi quelli della “CNN”, “New York Times” (il più colpevole, secondo lui) e “Guardian”. Ad ogni nome è legato il link con la notizia contestata, quasi sempre la fonte è “WikiLeaks”.

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