L’OMERTÀ DELLA “FABBRICA DEI SOGNI” - IL DOCUMENTARIO “AN OPEN SECRET” CON CUI LA REGISTA AMY BERG DENUNCIA ABUSI E PEDOFILIA A HOLLYWOOD VIENE BOICOTTATO DAGLI STUDIOS E DALLA DISTRIBUZIONE
Giulio Meotti per "il Foglio"
In un mondo ideale, l’inchiesta di Amy Berg “An open secret” avrebbe dovuto scatenare disagio, ma anche un intelligente quanto inatteso dibattito sugli abusi sessuali a Hollywood. Il ronzio dei media si è invece incentrato sul fatto che il documentario sia boicottato dagli studios e dalla distribuzione. A fare da sfondo alla pedofilia a Hollywood sono le notti sfavillanti di Los Angeles, la luce dei proiettori, i palazzi luminosi, le piscine sinuose del colore del cielo azzurro, le promesse di contratti milionari.
Come ha detto Corey Feldman, “la pedofilia è sempre stato il problema più grande di Hollywood, e sarà sempre il problema più grande”. Amy Berg è la regista premio Oscar per il film “Deliver us from evil”, liberaci dal male. La pellicola le valse l’acclamazione, gli incassi, le statuette, il tappeto rosso, perché Berg se la prendeva con la chiesa cattolica tramite la storia del prete Oliver O’- Grady, che per un ventennio approfittò di un certo numero di minori.
Adesso la Berg incontra non poche difficoltà perché il suo nuovo obiettivo è l’industria cinematografica americana. Il film è costruito attraverso una serie di interviste ad attori che, avendo ormai fatto carriera, possono rivelare le attenzioni sessuali ricevute da produttori e registi quand’erano adolescenti. “Cinque anni fa, alcuni amici mi hanno invitato a una festa a casa del regista Bryan Singer”, ha raccontato alla stampa la regista.
“Sono rimasta quindici minuti. Ero veramente a disagio e sono dovuta uscire. C’erano tutti questi giovani ragazzi che correvano in costume da bagno, e un sacco di uomini più anziani”. Fu allora che le venne in mente l’idea di fare un altro film sulla pedofilia. Berg e il suo team hanno lavorato per due anni e mezzo, intervistando venti giovani che sostenevano che, da ragazzi, erano stati abusati da uomini influenti nel settore cinematografico.
“E’ desolante che non ottenga la distribuzione, è un film potente”, ha detto il premio Oscar Alex Gibney (Enron). “Parla di comportamenti predatori”. Il fatto è che gli imputati, stavolta, non sono tonache cattoliche, ma a essere messa sotto accusa è l’élite progressista di Beverly Hills. Berg racconta come una rete di agenti e manager di Hollywood, tra cui Bob Villard, che ha rappresentato Leonardo DiCaprio e Tobey Maguire, abbia abusato dei ragazzini nei casting.
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I protagonisti della pellicola sono, fra gli altri, Michael Egan, un aspirante attore, il regista Bryan Singer, l’ex dirigente della Disney David Neuman e il produttore Gary Goddard. La regista Berg ha detto al Daily Mail che deve ancora trovare un’azienda disposta a distribuire il film. Anche piccoli festival cinematografici indipendenti si sono rifiutati di trasmetterlo. Ed è un po’ ingenua la Berg a pensare che i liberal di Hollywood avrebbero applicato su se stessi la stessa rigida, moralità puritana che avevano ostentato nella “mani pulite di Dio”.