Antonio Padellaro per il Fatto Quotidiano
Che il trionfo di Donald Trump abbia consegnato alla storia la catastrofe dei grandi media americani e non soltanto, la nuova sconfitta dei sondaggi, il tracollo del politicamente corretto e reso ininfluente il prodigarsi di Madonna, Lady Gaga e delle star per Hillary, è sotto gli occhi di tutti. Resta da capire perché.
Giornali e giornalisti, nessuno escluso, appartengono a un mondo vecchio che continua a tingersi i capelli e a farsi dei patetici lifting pensando di essere ancora credibile e seducente. Purtroppo non è così e per chiudere l' argomento basterebbe dare un' occhiata al calo progressivo e irrefrenabile delle vendite di quotidiani e newsmagazine.
Ci sarà un motivo per cui in America e in Europa le edicole chiudono o si trasformano in colorate bigiotterie? Senza che per questo l' invadente online abbia soppiantato la capacità che aveva la carta di influenzare l' opinione pubblica, concetto anche questo novecentesco.
Molti di noi restano ancorati all' idea che un titolone o un articolo ben scritto e documentato possano far mutare l' idea politica o addirittura il voto di chi legge, mentre al massimo possano solo ribadire giudizi o pre-giudizi già acquisiti. E comunque resistono solo le opinioni forti e le rare firme considerate indipendenti.
BREXIT - LE COPERTINE DEI GIORNALI
La stragrande maggioranza dei lettori del New York Times o del Washington Post, per dire, avrebbero votato comunque Clinton mentre le campagne anti-Trump condotte da quelle testate o lasciavano indifferenti gli elettori del tycoon o li confermavano nell' idea di un complotto ordito contro il loro beniamino dall' establishment e dall' odiata Wall Street.
Quanto alla tv non risulta che nessuna delle reti cosiddette liberal abbia mai neppure lontanamente eguagliato la forza evocativa della Fox News Network di Rupert Murdoch, costruita per sputtanare quotidianamente i Democratici a colpi di scandali e denunce in verace linguaggio trumpiano.
Quella sì che era roba gustosa.
Qui entra in scena The Guardian con una delle poche inchieste non prevenute sul fenomeno Trump a firma Jonathan Freedland (pubblicata in Italia da Internazionale nel numero del 2 giugno scorso).
Nella quale, a proposito della volgarità sparsa a piene mani dal candidato repubblicano nella sua corsa spericolata, si osserva che quelle uscite gli hanno permesso di ottenere l' attenzione costante dei mezzi d' informazione e soprattutto milioni di voti che esprimono la gratitudine dei tanti che pur trovando intollerabile il "politicamente corretto" non avevano il coraggio di ammetterlo. Una questione di show business insomma.
Tutte le volte che Trump infrange la presunte regole del political e prende in giro, per esempio, le persone con disabilità, giudica le donne in base all' aspetto, marchia i latinos come potenziali criminali, si vanta della sua ricchezza o dichiara che quando sarà presidente i commessi dei negozi torneranno a dire "buon Natale" invece di "buone feste", il messaggio è chiaro: "Sono il candidato che non fa parte del sistema. Non ubbidisco alle sue regole. Sono diverso".
Scrive ancora Freedland: "Per quegli elettori convinti che la partita sia truccata - e che loro sono destinati a perdere sempre - vedere qualcuno che sfida apertamente le convenzioni è entusiasmante. È il segno che un outsider, un ribelle non legato al vecchio ordine è arrivato ed è pronto a distruggere tutto per costruire qualcosa di completamente nuovo".
Perfino le rivelazioni della stampa pro Clinton sugli scandali sessuali di Trump, pur sollevando la giusta esecrazione non sembra abbiano modificato granché le intenzioni di voto. Del resto, nell'epoca di Facebook dove non esiste confine all'esibizionismo più spinto le oscenità del Trump di dieci anni fa, quello del "prendere le donne per la vagina", dopo qualche giorno sono finite nell' archivio virtuale e non hanno fermato l' avanzata del tipo dalla capigliatura arancione. E poi non è stata la stessa Melania a giurare che lui "non è più quell' uomo lì"?
LA VITTORIA DI TRUMP SULLA STAMPA MONDIALE
Resta da vedere se adesso, conquistata la Casa Bianca, anche il popolo di Trump sia disposto alla pacificazione invocata nel discorso della vittoria. Oppure se l' America vasta e profonda che lo ha issato fin lassù non intenda fare sconti alla propria inesauribile voglia di rivalsa e perché no di vendetta. C' è una prima risposta scherzosa dei supporter repubblicani che hanno gridato: "Madonna ora vieni qui", ricordando la promessa fatta di rendere felici tutti gli elettori maschi di Hillary.
Finita la festa, però, il gioco si farà duro per forza di cose e bisognerà vedere se Trump vorrà e potrà mantenere le sue numerose, indimenticabili promesse: dalla costruzione di un muro con il Messico per bloccare i clandestini all' espulsione in massa degli islamici sospetti. Mentre forse tralascerà di regolare i conti con giornali e giornalisti che gli hanno fatto la guerra.
In fondo, hanno dimostrato di non contare molto e anzi gli hanno fatto un favore.