Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
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1.AVVISI AI NAVIGATI
Non lo si può dire con certezza scientifica, perché la partita è appena cominciata, ma più passano i giorni e più si ha la sensazione che Renzie per il Colle non sappia che pesci prendere. Bello scherzo che gli ha fatto Napolitano. Si è dimesso senza che il premier avesse pronto un successore.
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Che il premier spaccone sia un po’ con il piattino in mano lo si capisce dal fatto che tiene in caldo tutta una serie di personaggi che in fondo non lo convincono più di tanto. I vari Casini, Amato, Severino, Finocchiaro, Mattarella, Bersani, Fassino e Veltroni dei quali oggi parla il Corriere (p. 9) sono tutti, per un verso o per l’altro, figure che possono dividere e che non garantiscono al premier una convivenza morbida. Specie quelle dotate di maggiore personalità come Casini, Amato e Veltroni.
Poi, certo, ci possono essere le cosiddette “carte coperte”, quelle da giocare all’improvviso dopo aver costruito il consenso silenziosamente. La Stampa oggi indica Ignazio Visco, che per Renzie sarebbe un “presidente per la crescita”, formula che va bene per una televendita ma fatica a trovare un senso compiuto se si guarda ai poteri del Quirinale.
WALTER VELTRONI PIERFERDINANDO CASINI
Certo, dal Colle il governatore di Bankitalia garantirebbe un occhio particolarmente professionale sulle leggi finanziarie, ma Visco non ha il carisma di un Draghi ed è un tecnico dal profilo un po’ grigio. Che questo Parlamento così riottoso si voglia poi affidare a un non politico è tutto da vedere.
Le opposizioni al patto del Nazareno, intanto, si contano, tra cene riservate e scaramucce sull’Italicum. Oggi il patto tra Renzie e Berlusconi è molto più debole di quando è stato costituito perché entrambi faticano a tenere a bada le proprie truppe in Parlamento. Anche per questo Renzie, nonostante gli annunci ottimisti su un presidente “per fine mese”, deve fare i conti con mille dubbi. E alla fine rischia di puntare su qualcuno che non lo convince appieno.
MARIANNA MADIA GIULIO NAPOLITANO 2
2. ROMANZO QUIRINALE
Il premier spaccone cerca di far filtrare grande tranquillità. Repubblica: “Successore a fine mese, se Berlusconi mette veti ce lo eleggiamo da soli’. Renzi: ho tanti nomi. E chiama i grillini a partecipare. Il leader di Fi: diremo no a un altro Presidente di sinistra” (p. 6). Anche la Stampa riporta in grande evidenza l’ultimatum di Renzi al Berlusca e poi titola: “Un grande arbitro per crescere. Prende forma l’identikit di Visco. Il governatore è la carta coperta del premier” (p. 3).
GIULIO E GIORGIO NAPOLITANO FOTO LA PRESSE
Sul fronte berlusconiano, l’avvertimento dell’ex Cavaliere: “Senza di noi non passa nessuno’. Berlusconi chiede unità ai suoi senatori. E oggi vede Fitto per provare a ricucire. Al raduno con i club conferma il Nazareno. E dona 20 mila euro a un’anziana” (Corriere, p. 11). Si fa viva anche Franceschina Pascale, che tira fuori la sua terna: Letta, Casini e Amato. Ma ammette di sognare la Finocchiaro, che “è molto elegante” (Repubblica, p. 9).
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Il Giornale esorcizza gli incubi del Cavaliere: “Brutto presagio, un pm Presidente. Napolitano trasloca, tutti i poteri all’ex magistrato Pietro Grasso. Che ora trama per farsi eleggere e coronare il sogno dei manettari d’Italia” (p. 1). Poi, alla voce toto-Colle, scrive che salgono le quotazioni di Mattarella e calano quelle di Delrio (p. 5).
3. ADDIO, RE GIORGIO, SIA SANTIFICATO IL NOME TUO
Il Corriere saluta Bella Napoli con un titolo in prima che lo fa passare per una specie di Bergoglio: “Ho sorriso poco, scusatemi”. Non è che ci si aspettasse dal capo dello Stato sorrisi, pacche e carezze sulla testa dei bambini. Si sprecano i titoli retorici ed evocativi (del nulla), come questo: “Quel riformismo della volontà e il baricentro spostato sul Colle” (Corriere, p. 5).
Interessante l’intervista ad Arrigo Levi, consigliere di Re Giorgio, che riferisce il giudizio dell’ex presidente sul Banana: “Credo di poter dire che, per gente come Napolitano e Ciampi, l’ex Cavaliere non sia mai stato un’ossessione. Semmai, verrebbe da dire, un incidente nella storia della Repubblica” (Corriere, p. 6). Un “incidente”, quello di Berlusconi, al quale Napolitano ha messo fine inventandosi il governo Monti.
rome palazzo del quirinale interior salone della feste
Anche Repubblica punta sull’”umanità” del sovrano in uscita e titola: “L’ultima firma di Napolitano. ‘Devo farla proprio bene. Adesso ringrazio tutti, è l’ora di tornare casa” (p. 2). Solo oggi apprendiamo dal pezzo di Concita De Gregorio che “ormai il figlio Giulio era diventato il suo principale collaboratore”. Quando lo scriveva Dagospia, silenzio totale.
Il Giornale non si fa commuovere dal rituale degli addii e titola: “Il pensionato Giorgio non molla i benefit: 880mila euro l’anno. Budget faraonico come ex presidente: mega ufficio, 16 collaboratori, autista e maggiordomo. E ha diritto a voli blu e una “carrozza Fs” (p. 3).
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4. AGENZIA MASTIKAZZI
“Il primo giorno di Grasso: grande responsabilità. Il supplente raggiunge a piedi palazzo Giustiniani” (Corriere, p. 8). Grande impresa, vista la lontananza da palazzo Madama.
5. E BAZOOKA SIA, MISTER DRAGHI
Bella vittoria sui tedeschi della Bundesbank per Drago Draghi: “I giudici: la Bce può acquistare i titoli di Stato. La Corte di Giustizia Ue promuove le misure sui bond dei Paesi in difficoltà: piena discrezionalità. Per Francoforte è una pietra miliare. I mercati scommettono sul ‘bazooka’, euro e Btp ai minimi” (Corriere, p 14).
Il governatore della Bce si fa intervistare da “Die Zeit”, tradotto da Repubblica (p. 12) e dice: “L’euro è irreversibile, via a misure straordinarie. Guai a perdere il coraggio, i tedeschi devono capire. La Germania deve capire che la Bce ha un mandato europeo che è quello della stabilità dei prezzi. Non siamo qui a provocare vantaggi a questo o quel Paese, o a punire i contribuenti tedeschi”.
6. LIBERTÀ DI SATIRA, MA NON PER TUTTI
La grande manifestazione di domenica a Parigi per la libertà di opinione e di satira è già un vago ricordo. Anche in Francia. Corriere: “Libertà o reato, Dieudonnè divide la Francia. Il comico antisemita andrà a processo il mese prossimo: aveva solidarizzato con gli autori delle stragi. Per tutto il giorno in stato di fermo, la sera torna in scena. Nel Paese più di cinquanta indagati” (p. 20). Repubblica intervista Gilles Van Kote, direttore di “Le Monde”, che dice: “C’è un limite evidente: la legge. Dieudonnè non fa satira ma incita all’odio: bisogna fermarlo” (p. 18).
Bella l’intervista di padre Pizzaballa, custode di Terra Santa, al Corriere. Quando gli chiedono di rispondere agli allarmi della Lega di Salvini dice: “Non dobbiamo rispondere a chiusure con altre chiusure. Il fanatismo si ferma con la prevenzione, combattendo l’ignoranza. I fanatici ci vogliono contro per giustificare i loro attacchi” (p. 21).
7. LIBERI DI ATTENTARE
Libero mette alla prova i sistemi di sicurezza del Vaticano e i risultati non sono esaltanti. Titolo a tutta prima: “In Vaticano con il coltello. Malgrado la massima allerta per potenziali attentati islamici, siamo entrati nella basilica di San Pietro armati di una lama uguale a quella usata in diversi omicidi. E ai varchi di controllo nessun problema”
8. AFFARI DI FAMIGLIA
Dopo gli articoli del Cetriolo Quotidiano sui magheggi intorno alla società della famiglia Renzi, oggi arriva anche il Corriere, sulla scorta del fatto che la questione imbarazza la Regione Toscana per una storia complicata di fidi e garanzie regionali: “L’azienda di Tiziamo Renzi? Se necessario agiremo’. Finanziamenti alla società del padre del premier, interviene Rossi: ma no a strumentalizzazioni” (p. 31).
Il giornale della ditta Padellaro&Travaglio va avanti e racconta: “Papà Renzi, ora son guai. ‘Fondi ottenuti in modo irregolare’. La Regione Toscana conferma: ‘La Chil Post ha omesso comunicazioni perdendo diritto al finanziamento’. Rossi: ‘Pronti a denunciare, a prescindere dal nome” (p. 18).
9. TOGHE ROTTE
Con un gioco di prestigio degno di miglior causa il Csm evita di decidere torti e ragioni nella guerra tra Alfredo Robledo ed Edmondo Bruti Liberati alla procura di Milano. E così, ecco il pateracchio: “Procura di Milano, mediazione al Csm. Robledo a Venezia finchè resta Bruti. Nessun verdetto sul merito dello scontro: e il vice tornerà dopo la pensione del capo” (Corriere, p. 31). La Stampa, come Dagospia ieri, parla di “soluzione all’italiana” (p. 15).
10. UN PROCESSO PER SCARONI
La procura di Milano chiude l’inchiesta sui vertici Eni e Saipem per la presunta maxi tangente da 198 milioni di euro che sarebbe stata pagata in Algeria. Repubblica: “Saipem, i pm vogliono Scaroni a processo” (p. 32). L’accusa contestata è corruzione internazionale. Non c’è pace per Paoletto.
11. GRANDI MANOVRE IN PIAZZA CORDUSIO
LUIGI ABETE ALESSANDRO PROFUMO FEDERICO GHIZZONI GIOVANNI BAZOLI FOTO LAPRESSE
Soci in manovra per il nuovo cda della banca guidata da Ghizzoni. “Unicredit, i soci prenotano i posti. L’ipotesi Biasi e la conferma di Vita. Le fondazioni rinunciano a un seggio. Il ruolo di Aabar nella governance”. “Toccherà a Montezemolo mediare tra arabi e italiani” (Corriere, p. 41). Allora siamo a posto.