Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
Julien Temple ha un’aria molto old fashion, per essere il regista di film «sovversivi» dedicati al rock più spinto. In questo mese avrà un duplice omaggio in Italia: al Torino Film Festival, il 22, un premio e la proiezione di The Filth and the Fury , ovvero ascesa e dissoluzione dei Sex Pistols, uno dei suoi tre film sulla band inglese che incendiò gli anni 70. Il 29 e il 30 al Napoli City Film Festival (nuova rassegna sul tema delle città) si vedranno altri tre suoi lungometraggi.
«Sono tre ritratti — spiega —: London, the Modern Babylon , Rio 50 Degrees e Requiem for Detroit , dove, accanto agli artisti o ai pensatori scomodi, parlano gente comune, migranti, ricchi e poveri, proprietari di casa e senza tetto. Tre città che hanno in comune un’anima musicale forte».
Il fenomeno punk, a cui lei è così legato, non ha quasi lasciato tracce...
«...Eppure era legato a un’idea di modernità e cambiamento. Il punk non è morto, quei musicisti oggi sono come degli zombie. Quello che mi sorprende è che la rabbia del punk, scaturita dalla crisi economica, non abbia dato origine a fenomeni analoghi, oggi che la crisi è più forte».
Perché, secondo lei?
«Era un’epoca più innocente, oggi l’informazione è frammentaria, la gente è bombardata dai media. Se vuoi una vasta platea vai sul web, è più difficile raggiungerla lanciando messaggi sovversivi su un palco».
Come è diventato il regista della musica punk?
«Per scherzo, direi. Avevo 21 anni e nessuna intenzione di realizzare film tutta la vita, come li realizzò Luchino Visconti. Invece ne ho 61 e faccio ancora questo mestiere. Ero giovane, fu uno shock con pochi soldi e molta libertà. Avevo studiato Architettura a Cambridge, e mi annoiavo terribilmente».
Come andò il suo primo incontro con i Sex Pistols?
«Diedero un calcio alla cinepresa per togliermela dalla mano. Non avevano alcuna voglia di essere filmati. Questa fu per me la sfida più interessante».
Il rock è ancora sinonimo di ribellione?
«È possibile creare con uno spirito ribelle, ma mancano le condizioni per rifare un film come Absolute Beginners . È difficile trovare tanta gente disposta a seguirti. È diventato complicato identificarsi con una protesta che rimanda, per esempio, alla mancanza di diritti civili. Tutto il rock cannibalizza se stesso, uno stile finisce per mangiare l’altro».
SEX PISTOLS GOD SAVE THE QUEEN REGINA ELISABETTA
Lei non è un documentarista, ma combina realtà, poesia e contesto sociale. Ha mai pensato di girare un film di pura fiction?
«Ho un progetto sugli ultimi anni di vita di Marvin Gaye, sarà interpretato da Jesse L. Martin. Lavoro sulla base di quello che è successo. Sono stato influenzato da registi italiani come Rossellini, Visconti e Pasolini che hanno rotto i confini tra realtà e fiction: è quello che cerco di fare io».
Dopo Marvin Gaye prenderà una pausa dalla musica?
ROSSELLINI SONALI helmut berger luchino visconti
«È la mia vita. Ho altri due progetti: il primo sulla band The Strypes e l’altro su The Kinks, gruppo inglese degli anni 60 che ha una storia fantastica sulla disfunzionalità, e cioé le bizzarre dinamiche creative che si misero in moto tra due fratelli che si amavano e si odiavano».