1 - SANREMO 2016: TANTI PLAGI GIÀ NEI TITOLI
Michele Bovi per www.michelebovi.it
Il Festival di Sanremo è nato nel 1951. Dopo 66 anni di canzoni obbligatoriamente orecchiabili così come il mercato e gli stessi selezionatori della kermesse esigono, pretendere di comporre un brano caratterizzato da novità melodiche o innovazioni armoniche è una chimera. Di fatto persino puntare all’originalità di un titolo appare un’impresa titanica. Prendiamo ad esempio la lista appena resa nota delle canzoni che ascolteremo nell’edizione 2016.
Sono molti i titoli che possono annoverare numerosi e apprezzabili trascorsi. Il primato del prossimo anno spetta alla canzone di Rocco Hunt “Wake Up”. Alla Società italiana degli Autori ed Editori con questo stesso titolo ne sono state depositate a oggi 943. Lo “Svegliati” anglosassone ha dato vita a diversi successi internazionali: il primo è del 1969 per The Chambers Brothers, poi i greci Aphrodite’s Child (1970), Roy Wood (1973), i Doors (1974), Paul Anka (1975), Alanis Morissette (1995), Alicia Keys (2003), fino al “Wake Up” del 2005 inciso dal gruppo belga Hooverphonic.
Sono 262 le canzoni depositate con il titolo “Semplicemente”, lo stesso del brano presentato da Morgan e Bluvertigo. Le più blasonate sono quelle di Franco Califano (1981), Andrea Bocelli (2004), Zero Assoluto (2005), Giusy Ferreri (2010) e Chantal Prestigiacomo (2013).
A quota 122 precedenti “Via da qui”, la canzone presentata da Deborah Iurato e Giovanni Caccamo: tra le incisioni che hanno avuto buona diffusione la più vecchia è di Mirella Felli (1985), seguono quelle di Giampaolo Bertuzzi (1992), Pinomarino (2001) e la “Via da qui” importante successo del 2004 per i Delta V.
Sono 69 i titoli identici a quello della canzone che sarà interpretata da Dolcenera “Ora o mai più” : il precedente che ha fatto storia nella musica pop è targato Mina, 1965. Ma un “Ora o mai più” con esiti comunque fruttuosi è stato inciso da Le Orme nel 1975. L’ultimo è di quest’anno, cantato da Emma.
Segue “Guardando il cielo” di Arisa con 33 precedenti, i più famosi di Caterina Valente (1959) e Peppino Di Capri (1961), entrambi cover del successo tedesco “Schau ich zum Himmelszelst” tradotto appunto “Guardando il cielo”.
Il titolo della canzone scritta da Federico Zampaglione per Patty Pravo “Cieli immensi”, oltre a ricordare un concetto celebrato da Mogol-Battisti, conta 13 precedenti ed è soprattutto il titolo di una composizione molte volte rivisitata di Benedetto Marcello (1686-1739).
8 precedenti per ”Di me e di te”, il brano degli Zero Assoluto; 4 precedenti per “Infinite volte” di Lorenzo Fragola (“Infinite volte” lo cantò anche Giorgia nel 2005); 3 precedenti per “Il diluvio universale” di Annalisa: l’ultimo di Davide Van De Sfroos (1999), il primo di Gaetano Donizetti per la sua opera del 1830.
Rilievo a parte merita la canzone presentata da Irene Fornaciari: il titolo “Blu” ha 612 precedenti, il più vecchio è degli Strudel (1972); dopodiché tra le esecuzioni più note quelle di Gepy & Gepy (1977), Sandro Giacobbe (1979), Tony Renis (1985), Mimmo Locasciulli (1989), Raf (1993), Gianni Morandi (1997), Paola e Chiara (2004), Neffa (2006), Paolo Meneguzzi (2013), Malika Ayane (2014). Alle quali va aggiunta la “Blu” più famosa in assoluto: quella composta, eseguita e lanciata in tutto il mondo (con diverse traduzioni) nel 1998 da Zucchero, papà di Irene.
Una citazione? Una provocazione? Una sfida artistico-familiare al concetto stesso del copyright che vieterebbe titoli uguali? Zucchero, è noto, non ha concorrenti per audacia nel riutilizzo di passaggi musicali: la stessa “Blu” fu oggetto di una causa per plagio, peraltro vinta da Zucchero.
Ma se Zucchero è un veterano va detto che anche le Nuove Proposte di Sanremo hanno proposto titoli tutt’altro che nuovi. Il più abusato è “Amen” di Francesco Gabbani: 383 precedenti con esecutori illustri come Bob Marley (1964), Johnny Cash (1965), Lloyd Price (1965) Elvis Presley (1968), Otis Redding (1968), Lucio Dalla (1992), Elton John (1994), Teresa De Sio (2007), Leonard Cohen (2012) e Bon Jovi (2013) .
Segue “Dimentica” di Mahmood con 169 precedenti: i più recenti sono di Michele Zarrillo (2004), Raf (2006), Pino Daniele (2009), Chiara Canzian (2009), Gianna Nannini (2011) e Andrea Mitò (2014). “N.E.G.R.A.” di Cecile gode dell’originalità dei puntini: senza di quelli “Negra” conterebbe 85 precedenti; 38 i “Cosa resterà” come il titolo della canzone di Irama, 21 gli “introverso” di Chiara Dello Iacovo, 7 i “Rinascerai” di Michael Leonardi. Uno scandaloso copia-copia? Consoliamoci, l’anno prossimo sarà peggio.
2 - COSA DICE LA LEGGE?
“Il titolo serve proprio per differenziare un’opera dalle altre, se più opere sono identificate con lo stesso titolo si crea una confusione - spiega l’avv. Giorgio Assumma, già presidente della SIAE - Chi può ribellarsi all’uso di un titolo? L’autore dell’opera originaria o i suoi parenti o i suoi eredi. E questa reazione può avvenire anche quando l’opera non è tutelata e quando è caduta in pubblico dominio perché essa continua ad esistere senza limitazioni di tempo.
Spesso accade che non venga impugnato l’utilizzo di titoli successivi al primo, perché non ci sono più i parenti legittimati ad agire. In tal caso nell’interesse pubblico è il Ministero dei Beni Culturali che può fare un’azione presso il magistrato affinché la seconda opera non sia intitolata come la prima, proprio perché è interesse della collettività distinguere le varie opere anche se non più protette”.