1. I FATTI LE DANNO RAGIONE E I NEMICI DELLA FALLACI VOMITANO ANCORA BILE
Francesco Borgonovo per ‘Libero Quotidiano’
«Ma allora siete proprio ossessionati, questa Oriana Fallaci vi si è piantata nel cervello e non riuscite più a levarvela...». L' obiezione è legittima, visto che ancora una volta chiamiamo in causa la grande fiorentina e pubblichiamo parole pronunciate, rivedute e corrette da lei a proposito della religione musulmana.
Il fatto, però, non è che noi siamo fissati. È che la realtà è leggermente ostinata.
E, guarda un po', continua a darle ragione, anche a dieci anni di distanza dalla sua morte. Leggete che cosa sosteneva nell' intervista che pubblichiamo qui, confrontatelo con la situazione di Bruxelles, di Parigi, di Colonia e provate a dimostrare che non ci aveva preso in pieno. Monta una rabbia atroce, da far esplodere le coronarie, al pensiero di quanti insulti ha ricevuto, di quante offese sprezzanti le hanno rivolto per invidia, perché la trovavano antipatica, perché non volevano vedere ciò che avevano sotto il naso, ottenebrati dall' ideologia.
In questi giorni è uscito un bellissimo libro firmato da Alessandro Gnocchi, che da responsabile delle pagine culturali di Libero ha avuto a che fare spesso con la Fallaci, si è sottoposto a estenuanti discussione sui punti e le virgole durante l' impaginazione dei suoi pezzi, e ha avuto il privilegio di assaporare la materia viva dei suoi scritti.
ORIANA FALLACI E AYATOLLAH KHOMEINI
Gnocchi ricostruisce - con minuzia, onestà intellettuale da applausi e uno stile frizzante nella sua chiarezza - la ricezione delle opere fallaciane nel nostro Paese (e non solo). Ecco, a leggere le reazioni dell' intellighenzia, anzi della deficienzia, di sinistra, viene da vomitare. Leggetelo, questo pamphlet tonante.
Si intitola I nemici di Oriana. La Fallaci, l' islam e il politicamente corretto (Melville Edizioni, pp.174, euro 15.50). Vi troverete le frasi oscene del premio Nobel alla cialtroneria Dario Fo, secondo cui l' Oriana si era resa responsabile di una «operazione da terroristi». Troverete l' invidia verde di Tiziano Terzani, guru del pacifismo farlocco: «Il caso Fallaci non è più politico, ideologico o morale: a mio parere è un caso clinico».
E poi le boiate di Jovanotti, uno che ha scritto un libro imperdibile come Il grande boh e si è permesso di irridere «la giornalista scrittrice che ama la guerra/perché le ricorda quando era giovane e bella». Senza contare tutti coloro che, in cerca di fama, hanno sparato sul bersaglio grosso: Giancarlo Bosetti della rivista Reset, il sociologo Stefano Allievi... Delle loro pagine contro la Fallaci non è rimasta traccia.
Ma di Oriana ancora si discute. Giusto ieri il Foglio ha pubblicato una lunga lettera di Adriano Sofri scritta vari anni fa e indirizzata a lei. Sofri esprime un dissenso anche molto netto, ma prende seriamente le questioni avanzate dalla Scrittrice toscana. Bisognerebbe che lo facessero tutti quelli che, in questi anni, l' hanno vilipesa e irrisa. Quelli che ancora oggi, a ogni livello, lo fanno. Non solo per dare alla Fallaci il giusto tributo, ma pure perché una riflessione finalmente onesta ci aiuterebbe a capire di più in che mondo viviamo.
FOTO DI ORIANA FALLACI DAL SUO ARCHIVIO PERSONALE DA L ESPRESSO
Gnocchi lo mostra molto bene, con una incursione profonda nell' Oriana-pensiero, con riflessioni sul politicamente corretto che ci avvelena, sull' islamofobia divenuta arma di censura di massa. Si può anche non condividere tutto, della Fallaci. Si può discutere sul suo sfegatato antiamericanismo, per dire. Ma non si può non cogliere la verità d' acciaio che emerge dalle sue pagine sull' Italia e l' Europa. Le distinzioni fra sciiti e sunniti, le sottigliezze geopolitiche si affronteranno poi. Prima bisogna cogliere il grido d' allarme, di dolore. E l' invito a reagire in nome dell' amor patrio. Restando nemici di Oriana, facciamo del male a noi stessi.
2. «L' UE È LA LORO TERRA PROMESSA»
I NEMICI DI ORIANA DI ALESSANDRO GNOCCHI
‘Libero’ pubblica un brano dell' intervista concessa da Oriana Fallaci a Padre Andrzej Majewski, caporedattore della televisione pubblica polacca. Fu pubblicata da Libero il 14 agosto 2005: ne trovate la versione integrale nel libro di Alessandro Gnocchi.
Padre Andrzej Majewski: I responsabili degli attacchi terroristici a Londra erano mussulmani nati in Gran Bretagna o cittadini inglesi. Quindi potrebbero essere considerati europei. Crede che per difendere il nostro continente e la civiltà occidentale dovremmo esiliare tutti i mussulmani dell' Europa?
Per incominciare, non sono affatto europei. Non possono essere considerati europei. O non più di quanto noi potremmo essere considerati islamici se vivessimo in Marocco o in Arabia Saudita o in Pakistan beneficiando della residenza o della cittadinanza. La cittadinanza non ha niente a che fare con la nazionalità, e ci vuol altro che un pezzo di carta su cui è scritto cittadino inglese o francese o tedesco o spagnolo o italiano o polacco per renderci inglesi o francesi o tedeschi o spagnoli o italiani o polacchi.
Cioè parte integrante di una storia e di una cultura. Secondo me, anche quelli con la cittadinanza sono ospiti e basta. O meglio: invasori privilegiati. Poi una cosa è espellere gli allievi terroristi o gli aspiranti terroristi, i clandestini, i vagabondi che vivono rubando o spacciando droga o, meglio ancora, gli imam che predicando la Guerra Santa incitano i loro fedeli a massacrarci.
E una cosa è cacciare indiscriminatamente una intera comunità religiosa. L' esilio è una pena che già nell' Ottocento l' Europa applicava con le molle, e solo per qualche individuo. Ai nostri tempi si applica soltanto per i re e le famiglie reali che hanno perso la partita. In parole diverse, non si addice più alla nostra civiltà. Alla nostra etica, alla nostra cultura. E l' idea di trasformarci paradossalmente da vittime in tiranni, da perseguitati in persecutori, è per me inconcepibile.
Mi fa pensare ai trecentomila ebrei che nel 1492 vennero cacciati dalla Spagna, ai pogrom di cui gli ebrei sono stati vittime nell' intero corso della loro storia. Naturalmente, se volessero andarsene di loro spontanea volontà, non piangerei. Anzi, accenderei un cero alla Madonna. Nel saggio pubblicato giorni fa dal Corriere della Sera, «Il nemico che trattiamo da amico», addirittura glielo suggerisco. «Se siamo così brutti, così cattivi, così spregevoli e peccaminosi» gli dico «se ci odiate e ci disprezzate tanto, perché non ve ne tornate a casa vostra?».
Il fatto è che se ne guardano bene. Non ci pensano nemmeno. Ed anche se ci pensassero, come attuerebbero una cosa simile? Attraverso un esodo uguale a quello con cui Mosè portò via gli ebrei dall' Egitto e attraversò il Mar Rosso? Sono troppi, ormai. Calcolando solo quelli che stanno nell' Unione Europea, sostengono i dati più recenti, circa venticinque milioni. Calcolando anche quelli che stanno nei paesi fuori dell' Unione Europea e nell' ex Unione Sovietica, circa sessanta milioni.
Questa è la loro Terra Promessa, mi spiego? Rispetto, tolleranza. Assistenza pubblica, libertà a iosa. Sindacati, prosciutto, il deprecato prosciutto, vino e birra, il deprecato vino e la deprecata birra. Blue jeans, licenza di esercitare in ogni senso prepotenze che qui non vengono né punite né rintuzzate né rimproverate. (Inclusa la licenza di buttare i crocifissi dalle finestre). Protettori cioè collaborazionisti sempre pronti a difenderli sui giornali e a impedirne l' espulsione nei tribunali.
Caro padre Andrzej, è troppo tardi ormai per chiedergli di tornare a casa loro. Avremmo dovuto, avreste dovuto, chiederglielo venti anni fa. Cioè quando già dicevo: «Ma non lo capite che questa è un' invasione ben calcolata, che se non li fermiamo subito non ce ne libereremo mai più?».
LA MANIFESTAZIONE DEI MUSULMANI ITALIANI CONTRO IL TERRORISMO 1
In nome della pietà e del pluriculturalismo, della civiltà e del modernismo, ma in realtà grazie ai cinici accordi euro-arabi di cui parlo nel mio libro La Forza della Ragione, invece, li abbiamo lasciati entrare. Peggio: avendo scoperto che non ci piaceva più fare i proletari, cogliere i pomodori, sgobbare nelle fabbriche, pulire le nostre case e le nostre scarpe, li abbiamo chiamati. «Venite, cari, venite, ché abbiamo tanto bisogno di voi». E loro sono venuti. A centinaia, a migliaia per volta. Uomini robusti e sbarbati, donne incinte, bambini.
Sempre seguiti dai genitori, dai nonni, dai fratelli, dalle sorelle, dai cugini, dalle cognate, continuano a venire e pazienza se anziché persone ansiose di rifarsi una vita lavorando ci ritroviamo spesso vagabondi. Venditori ambulanti di inutilità, spacciatori di droga e futuri terroristi. O terroristi già addestrati e da addestrare.
LA MANIFESTAZIONE DEI MUSULMANI ITALIANI CONTRO IL TERRORISMO5
Pazienza se fin dal momento in cui sbarcano ci costano un mucchio di soldi. Vitto e alloggio. Scuole e ospedali. Sussidio mensile. Pazienza se ci riempiono di moschee. Pazienza se si impadroniscono di interi quartieri anzi di intere città. Pazienza se invece di mostrare un po' di gratitudine e un po' di lealtà pretendono addirittura il voto che in barba alla Costituzione le Giunte di Sinistra gli regalano a loro piacimento. Pazienza se, per proteggere la Libertà, a causa loro dobbiamo rinunciare ad alcune libertà. Pazienza se l' Europa diventa anzi è diventata l' Eurabia.
Caro padre Andrzej, io non so quel che accade in Polonia. Ma nel resto dell' Europa, e per incominciare nel mio Paese, non accade davvero quel che accadde a Vienna oltre tre secoli fa. Cioè quando i seicentomila ottomani di Kara Mustafa misero sotto assedio la capitale considerata l' ultimo baluardo del Cristianesimo, e insieme agli altri europei (Francia esclusa) il polacco Giovanni Sobieski li respinse al grido di «Soldati, combattete per la Vergine di Czestochowa».
GRANDE MOSCHEA DI BRUXELLES BELGIO ISLAM
No, no. Qui accade quello che oltre tremila anni fa accadde a Troia, cioè quando i troiani aprirono le porte della città e si portarono in casa il cavallo di Ulisse.
Sicché dal ventre del cavallo Ulisse si calò con i suoi commandos e gli Achei distrussero tutto ciò che v' era da distruggere, scannarono tutti i disgraziati che c' erano da scannare, poi appiccarono il fuoco e buonanotte al secchio. Perbacco! Inascoltata e sbeffeggiata come una Cassandra, da anni ripeto fino alla noia il ritornello «Troia brucia, Troia brucia». Ed oggi ogni nostra città, ogni nostro villaggio, brucia davvero. Esiliare? Macché vuole esiliare. Oggi gli esuli siamo noi. Esuli a casa nostra.