DAGOREPORT
Lo show tridimensionale “Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel” realizzato da Marco Balich, già autore di cerimonie olimpiche e dell’Albero della Vita a Expo Milano 2015, e dalla società Artainment, con il marchio di garanzia del direttore dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, sta innescando polemiche ad alta tensione.
Su Dagospia e su ‘La Stampa’ il critico d’arte Francesco Bonami ne ha scritto tutto il Kitsch&Trash possibile, altri invece sottolineano alcuni errori storici e artistici. Intanto va detto che tutte le immagini utilizzate da Balich & C. sono state date dalla Jatta in “conto partecipazione” al progetto.
Nessun diritto è stato pagato, come d’uso, in cambio di una percentuale sugli utili. Dopo tre lustri a capo della Biblioteca Apostolica Vaticana, dal primo gennaio 2017 è stata nominata da Bergoglio al posto di Paolucci direttore dei Musei, la Jatta si è fatta autorizzare dai superiori del governatorato, card. Giuseppe Bertello e Mons. Fernando Vergez.
jatta direttrice musei vaticani
E passiamo agli errori del live show. All’inizio, dalla visione dall’alto della città, che attraversando il centro di Roma arriva sopra la Basilica di San Pietro in costruzione, si vede che questa era arrivata al tamburo della cupola: grande inesattezza considerando che la cupola la costruisce Michelangelo, ed essendo l’anno indicato da Balich, 1508, non era possibile per il semplice motivo che quell’anno il Buonarroti era appena arrivato a Roma.
Nel racconto della volta della Sistina, la supervisione della Jatta dimostra di non conoscere né la Bibbia né quanto rappresentato da Michelangelo. Infatti dopo la cacciata dal Paradiso, viene scodellato il Diluvio Universale anziché il sacrificio di Noè. E con molta sicumera si giustifica l’inversione delle due storie con Noè che avrebbe fatto il sacrificio per ringraziare Dio di essersi salvato dal Diluvio.
E vogliamo parlare del Giudizio Universale e del suo grande mecenate? Qui l’assurdo arriva al culmine presentando Papa Clemente VIII anziché Paolo III Farnese.
Tralasciando le critiche al modo in cui viene presentato il Conclave in cui si vede una piazza San Pietro completamente deserta e con le finestre della Basilica chiuse come se fosse un lutto e non un momento di gloria, assurda è la rappresentazione della Sala delle Lacrime che viene trasformata piuttosto nella vetrina di Gammarelli, la sartoria dei Papi.
Dal punto di vista generale, comunque, oltre a mancare la storia che ha fatto sì che la Sistina sia diventata un’opera universale quale è, ciò che manca è anche il senso catechetico di questo luogo: infatti, la fine del mondo che ci viene prospettata è una canzone di Sting e un fascio di luce come una bomba atomica.
L’altro discorso invece riguarda l’accordo con le scuole di tutto il Lazio, che saranno portate ad assistere allo spettacolo. Dal punto di vista culturale cosa si vuole trasmettere a questi ragazzi? Una serie di errori e una fine atomica senza nessuna speranza? Perché questa è la visione del significato della Sistina firmato da Balich con supervisione della sua amica Jatta (si conoscono da molto tempo).
Intanto, in Vaticano, tutti stanno prenotandosi per andare a vedere lo spettacolo dell’Auditorium per accertarsi di quanto è stato letto nei giorni scorsi. Chi l’ha visto ha gridato allo scandalo. Soprattutto perché non si capisce come mai la segreteria di Stato non abbia preventivamente supervisionato questo lo spettacolo prima che andasse in scena.
Da quel che si sa è stato Mons. Viganò, presidente del dicastero delle comunicazioni sociali, a dare l’avallo, tanto che alla presentazione alla stampa troneggiava sul palco.