ROMA, LA CITTÀ CHE TROMBA TUTTI - DAGO: ‘’NON SI CONFODE LA CRONACA CON LA STORIA: ’’LA GRANDE BELLEZZA’’ È UNA PIPPA INTELLETTUALOIDE: LE GIRAFFE, LA DEPRESSIONE, PURE LA SPOGLIARELLISTA DI 50 ANNI”
Andrea Scanzi per Il Fatto
La crisi, la decadenza. I maiali che grufolano nell'immondizia. Roma è davvero una città in disfacimento, come si evince tanto da La grande bellezza quanto dalla cronaca più spicciola? Roberto D'Agostino sta caricando il nuovo articolo su Dagospia. "Britney Spears, foto su foto. Sesso in libertà . La generazione è proprio cambiata. Britney Spears è cicciona, ha due cosce come Gattuso, ma non si vergogna di nulla".
Come la Roma tratteggiata da Sorrentino.
La grande bellezza racconta la vita di una persona, i sogni e gli incubi del regista. Niente a che fare con la Roma vera. Una città molto più complicata.
Complicata come?
Roma è una città a gambe sempre aperte. Sorrentino, un forestiero, credeva di poterla trombare, ma è stata Roma a trombare lui. Succede sempre così. Quanti politici sono entrati a Palazzo Chigi convinti di cambiarla? Quanti sindaci, da Veltroni a Marino, hanno promesso di migliorarla? Ci provano e ne escono con il cetriolo tra le gambe.
Anche Sorrentino?
Aveva visto il mio libro sul Cafonal. Venne a trovarmi, disse che da quelle foto scattate da Pizzi poteva trarci un film. L'ho portato a tante feste, per fargli capire il clima. Non ci ha capito niente. â'La grande bellezza'' è una pippa intellettualoide: le giraffe, la depressione, pure la spogliarellista di 50 anni. Ma de che? A 50 anni non la farebbe spogliare nessuno.
Una stroncatura in piena regola.
Sono felice del successo che ha il film. Magari vince anche l'Oscar. Però è più La grande monnezza che La grande bellezza. Sorrentino si è convinto di capire Roma dopo due anni di frequentazione assidua, ma non è così facile. à una città unica: ti abitui così tanto a essere circondato d'arte e storia che capisci subito una differenza fondamentale.
Quale?
Quella tra cronaca e Storia. Assorbi l'arte e comprendi che al primo posto c'è solo Gesù Cristo. Il resto è nulla. Da Mao a Stalin: passano tutti. Anche Obama è stato scelto solo per dare un po' di colore a un'amministrazione iperconservatrice. Bush era più di sinistra di lui. Sa qual è l'intercalare più comune dei romani?
Sticazzi.
Appunto: "Sticazzi". Oppure "Non me ne può frega' de meno". Perché? Perché siamo cinici. E diventiamo cinici perché conosciamo la differenza tra ciò che conta e ciò che non conta. Cosa vuoi che ce ne freghi di Letta o Renzi? Chi è Renzi? Nessuno. Che ce ne fotte.
E Sorrentino non l'ha capito.
Roma non è brutta come l'ha descritta lui: è peggio, molto peggio. Ci piace apposta. Come la New York degli anni Ottanta: di giorno si facevano di coca e di sera lavoravano. Pensa che stronzi. Invece i bassifondi erano affascinanti. Come quelli di Roma. La sua natura la capisci dalle piccole cose.
Tipo?
Il marziano di Flaiano: per tre giorni fa notizia, poi i romani si annoiano. Qualche anno fa, alcuni romani riconoscono Benigni: "Roberto, Roberto!". E lui nulla. Dopo un po' lui si gira e li guarda. E loro, neanche si fossero messi d'accordo, rispondono con una pernacchia.
L'insegnamento qual è?
Che Roma ti vuole bene, ma sa chi sei e se gli giri le spalle te lo ricorda.
Ne La Grande bellezza, il personaggio interpretato da Verdone la abbandona perché non la riconosce più.
Verdone è stato uno dei pochi a mostrare la vera Roma. Nei primi film. Ma era già allora come è adesso. Non è peggiorata. Sorrentino ha fatto come Fellini.
Nel senso che il suo film è la versione contemporanea de La dolce vita?
Anche quello era un film sulla crisi di un uomo. Fellini, casomai, raccontò la città in â'Roma''. Lì c'è Anna Magnani che fa un cameo. Fellini la chiama e lei risponde: "A Federi', a me nun me freghi". Lì c'è tutta Roma. Fellini, e più ancora Sorrentino, devono mangiarne di pagnotte per raccontare Roma. Molto meglio Rossellini, che infatti era romano.





