“SCALA INFAME” - ZEFFIRELLI ATTACCA IL TEATRO REO DI AVER “SVENDUTO” LA SUA AIDA AL KAZAKISTAN: “MANICA DI CIALTRONI. LI DENUNCIO. I CERVELLONI DELLA SCALA PENSANO A ME COME A UN ARTISTA DA DIMENTICARE - LISSNER? CE L’AVEVA CON ME - PEREIRA? CONTINUERÀ COI FALLIMENTI”
1. “VENDE LA MIA AIDA”. ZEFFIRELLI CONTRO LA SCALA
Alberto Mattioli per “la Stampa”
FRANCO ZEFFIRELLI FOTO ALESSANDRO PENSO PER LESPRESSO
Nelle ultime convenienze e inconvenienze teatrali, mancava la rissa fra Franco Zeffirelli e la Scala. È arrivata ieri, scatenata dall’indomito regista, 91 anni e ancora tanta voglia di litigare, quando ha scoperto che il teatrone milanese ha venduto a quello di Astana, in Kazakistan, la sua produzione di Aida.
E qui bisogna precisare, dato che la Scala di Aide griffate Zeffirelli non ne ha (o aveva) una sola, ma addirittura due: quella che inaugurò la stagione del 2006-7 (con la clamorosa fuga di Roberto Alagna alla prima replica) e quella «storica» del 1963, bellépochiana-umbertina-coloniale, con le scene dipinte della De Nobili e Amneris vestita da Bella Otero. Peraltro restaurata e rinfrescata qualche anno fa anche perché, paradossalmente, meno polverosa di quella più recente.
È quest’ultima che sarà esportata in Kazakistan. A meno che il Zeffirelli furioso non riesca a bloccare l’affare per vie legali. Intanto ha mandato all’universo mondo una lettera aperta dove stigmatizza «l’infame e bestiale destino» riservato dalla Scala alla sua creatura, trattata «come merce avariata».
Mentre, ovvio, lui la reputa «di grande valore e merito», anzi «della migliore produzione di questo capolavoro che abbia mai portato al pubblico» (e di Aide Zeffirelli ne ha fatte davvero tante e dappertutto, perfino una in miniatura nel teatrino di Busseto), «un allestimento - sempre secondo superFranco, che non è esattamente un supermodesto - la cui eccellente qualità è stata largamente provata».
Da qui la minacciosa conclusione: «L’infame procedura della Scala richiederà, fermamente, l’intervento della magistratura». Intanto è intervenuto Riccardo De Corato di Fratelli d’Italia, che ha già presentato un’interrogazione, chissà perché, al Consiglio comunale di Milano.
Dal fronte dell’«infame» Scala, si replica che dal 1953 sono stati affidati a Zeffirelli 21 titoli per più di 500 recite, che le due Aide del regista sono state viste, riviste e straviste a Milano e in tournée, che il teatro ne ha commissionato una nuova a Peter Stein (debutterà il 15 febbraio) e che, in sostanza, la Scala è libera di vendere le sue produzioni, tanto più che di Aide zeffirelliane ne resta in magazzino pur sempre una, quella del ’63. Non solo: l’Astana Opera avrebbe già contattato Zeffirelli e il suo costumista Maurizio Millenotti per pagare loro i diritti d’uso.
Nessuno, invece, finora ha detto che l’Aida del 2006 era orribile, pacchiana, sovraffollata e kitsch. Un mostruoso incrocio fra Gardaland e la metropolitana di Tokyo all’ora di punta. Benissimo quindi farci un po’ di cassa. Tanto più che in Kazakistan piacerà moltissimo.
2. ZEFFIRELLI CONTRO LA SCALA: FA SPETTACOLI PESSIMI E SVENDE LA MIA AIDA
Luigi Bolognini per “la Repubblica”
«I cervelloni della Scala pensano a me come a un artista da dimenticare». E Franco Zeffirelli decreta: “denuncio il teatro milanese”. L’accusa? Il teatro ha venduto i diritti del suo allestimento dell’ Aida (che aprì la stagione del 2006), all’Opera di Astana, in Kazakistan. Anzi, «l’ha cacciata dal repertorio scaligero. Questa vendita repentina ha trattato come merce avariata il mio spettacolo, la migliore produzione di questo capolavoro che abbia mai portato al pubblico», dice il 91enne regista. La Scala replica con «amarezza e incredulità» e sottolinea che l’allestimento è «di esclusiva proprietà del teatro» e che dal 1953 sono stati affidati al regista 21 titoli, rappresentati oltre 500 volte.
Maestro Zeffirelli, che succede tra lei e la Scala?
«Succede che la Scala è diventata una manica di cialtroni, il ricettacolo dei peggiori spettacoli del mondo, inimmaginabili fino a poco tempo fa. Vendere la mia Aida al Kazakistan è uno sgarbo che non riesco a tollerare: è un Paese che non ha minimamente tradizioni di lirica e di arte».
La Scala replica di poterlo fare: lo spettacolo sarà in scena dal 19 novembre, da Astana l’hanno contattata per pagarle i diritti che le spettano e le hanno chiesto di riprendere personalmente la produzione.
«Sì, ma è stato fatto tutto passando sopra la mia testa. Forse speravano che andassi lì io a raddrizzare tutti i danni. È come se un pittore vendesse un quadro a un’agenzia che poi lo cede a un privato. L’artista deve avere comunque diritto di poter dire la sua».
Alla Scala ci sarà una Aida ma nella versione di Peter Stein nel febbraio 2015. Non è questo che l’ha fatta arrabbiare?
«La Scala è liberissima di far quello che vuole. E lo sta già facendo da tempo, visto il pessimo livello degli spettacoli. Ci credo che il pubblico poi non applaude più, anzi si scatena nei fischi: la gente si riconosce ancora nel mio stile, non certo nel modernismo che tanto piace a Lissner e Pereira».
Pereira: non cambierà nulla con lui?
«Lissner ce l’aveva con me. Pereira continuerà nei fallimenti artistici che già aveva fatto a Salisburgo».
Ma lei non andrà ad Astana? Non ha neanche la curiosità di vedere come sarà messa in scena la sua Aida ?
«La curiosità in effetti ce l’ho, e non escludo di andare. Vedrò come sono messo fisicamente. Sa, ultimamente sono un po’ giù di carrozzeria. Ma di testa ci sono ancora, e per questo mi ribello a come sono stato trattato».
E conferma la querela?
«Certo. Solo la magistratura potrà rimediare».