Antonello Piroso per la Verità
Vi prego, niente titoli ad effetto tipo: "Luca Barbareschi attacca...". Io amo provocare, ma poi dei miei ragionamenti rimane solo la boutade, e comunque con gli anni mi sono calmato. D' accordo?».
Sì, ma...
«Aspetta. Io credo che il teatro debba essere un motore di cultura interdisciplinare.
Drammi, commedie come L' anatra all' arancia con cui sono in tournée, ma anche dibattiti e magari una lectio magistralis. Questo è il senso della mia avventura da gestore e direttore all' Eliseo, 100 anni nel 2018. Ho buttato sangue, con sacrifici e denaro di tasca mia, ipotecando tutti i miei beni personali, ma in pochi mesi l' ho riaperto. E tutti adesso a dire: non sembra neanche di stare a Roma. Ma se lo Stato non ci supporta, chiudiamo».
Sì, ma...
«Aspetta. Il Piccolo di Milano prende 13 milioni l' anno, il Teatro Argentina di Roma ne riceve 9, io invece di sovvenzioni prendo 500.000 euro con il doppio della loro attività. Dice: ma l' Argentina è un teatro comunale. E quindi? È "un cazzo e tutt' uno", come si dice a Roma: sono pure soldi delle mie tasse, o no? Ti credo che poi offrono biglietti a prezzi scontati: 4 euro l' Argentina, il Piccolo con pacchetti comprensivi di rimborso di viaggio e panino, manco la Cgil quando organizza i pullman per gli scioperi, per far partire la gente da Modena e portarla a Milano a vedere la Lehman Trilogy di Luca Ronconi. Sai com' erano contenti all' Ert, il teatro stabile dell' Emilia Romagna...».
Sì, ma...
«Aspetta. Ho sentito discorsi agghiaccianti, tipo: facciamo chiudere le compagnie private e dividiamoci la torta tra teatri pubblici. Io invece vorrei più mercato e equità. Non chiedo i soldi dell' Argentina, la metà però sì. Per tenere botta ho bisogno di 5 milioni di euro. E cara grazia che le banche continuano a fidarsi, perché con la mia casa di produzione Casanova ho realizzato 100 film ma non ho mai fatto "buffi". Io sono tignoso: voglio che l' Eliseo sia primo per la qualità dell' offerta, e primo per i prezzi, la platea a 40 euro. Siamo tutti per la trasparenza? Bene: mettiamo bilanci e fatture on line, così vediamo chi spende davvero per i contenuti, e chi li sperpera nei costi fissi. Il National theatre di Londra mette l' 80% del budget nelle produzioni e il 20% nella struttura, da noi è l' inverso».
Sì, ma...
«Aspetta. Il Piccolo. La Scala. Il San Carlo di Napoli. Enti con il siparista, l' addetto all' apertura del sipario, che dietro le quinte dice: "Vai...", e c' ha pure il sostituto perché dopo 6 ore si ferma per contratto, pura follia. O l' Opera di Roma, archetipo del votificio, in mano a uno come il sovraintendente Giampaolo Cresci, un lottizzato Dc che faceva assunzioni clientelari. Sono un rompicoglioni? Io rispondo: vi fanno schifo i fatti? Perché deve essere sempre tutto un pappa -e -ciccia? Da Mediaset mi hanno epurato, nel silenzio generale, perché nel programma I Guastafeste invitai a non pagare l' eurotassa di Romano Prodi.
Questo è un Paese che morirà di "giannilettismo", e lo dico con affetto per Gianni Letta, ma basta con consociativismo e patti della crostata, ogni tanto bisogna rompere le uova, per non rompersi i maroni. E per fortuna che ho trovato un interlocutore serio in Dario Franceschini, ministro del Mibact, il dicastero dei beni culturali....».
Sì, ma...
«Aspetta. Il mio percorso è stato coerente. Sono stato socialista fino all' ultimo giorno di vita di Bettino Craxi. Altri hanno rinnegato, come Gabriele Salvatores che pure da Claudio Martelli aveva ricevuto un miliardo di lire dell' epoca per il suo Teatro Elfo di Milano. Certo, con Claudio ho avuto dissapori anch' io, non mi piacque il voltafaccia alle spalle di Bettino.
È vero, litigammo da Piero Chiambretti su Rai 2 una quindicina d' anni fa, io parlavo del Gattopardo e del mio film Il Trasformista, Claudio replicò a brutto muso: "Perché queste cose non me le dicevi quando venivi nella sede del Psi in via del Corso a chiedere una mano per il tuo lavoro?". E allora? Che male c' era? Eravamo il nuovo, io ero entusiasta del disegno di modernizzare la politica e il Paese, era giusto domandare aiuto per provare a cambiare. Mi è dispiaciuto per come è andata con Claudio, che c' aveva pure provato con mia moglie dell' epoca, come mi è dispiaciuto per come è finita con Gianfranco Fini, che si è dato del "coglione" per la vicenda della casa di Montecarlo e che a me ha dato pubblicamente del "pagliaccio"».
Sì, ma...
«Aspetta. Io sono in pace con la mia coscienza, ho creduto, sbagliando, nel rapporto umano. A Claudio e Gianfranco ho voluto bene, e il passaggio Psi -An, via Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi, l' ho fatto perché credevo nella rivoluzione non di destra, non di sinistra, ma liberale, in nome del buon senso. Perciò ho votato sì al referendum promosso da Matteo Renzi, con lui mi candiderei domani, perché altrimenti questo Paese rimane nella palude. Lui ha sbagliato a personalizzare lo scontro, ma del resto in Italia chi ha carattere e troppa personalità non è amato. Piuttosto amavano Gianni Agnelli, uno che faceva solo i propri interessi, come sudditi.
Quando ho visto 30.000 operai al suo funerale non ci volevo credere: in lacrime per un signore che aveva chiuso fabbriche e portato migliaia di miliardi all' estero. Per questo, siccome conosco le mie debolezze di gioventù, le dipendenze che ho raccontato dolorosamente anche a teatro, che ho scacciato e vinto grazie all' incontro con una donna meravigliosa, mia moglie Elena, provo empatia e tenerezza per uno come Lapo, un ragazzo allo sbando che avrebbe bisogno solo di una carezza. Ma chi gliel' ha data in quella famiglia, dove il primogenito dell' Avvocato si è suicidato? E del resto, con un padre anaffettivo che gli spiegava che nella vita s' innamorano solo le cameriere...».
Sì, ma...
«Aspetta. Tu devi capire che in politica sono stato un ingenuo. Non immaginavo i traffici dei colonnelli e del sottobosco, quelli che anziché pensare a come svecchiare la Rai, si preoccupavano di piazzarci le loro zoccole, malcostume peraltro non solo di An.
Dovevo fare il ministro dei Beni Culturali, poi il sottosegretario, quindi il presidente della Commissione cultura, poi l' assessore alla Cultura nella giunta di Gianni Alemanno, alla fine mi hanno infilato come vicepresidente nella Commissione trasporti. Con annesse polemiche sul mio presunto assenteismo, innescate da un' intervista al Fatto Quotidiano che non ho mai rilasciato. Su questo mi sono anche chiarito con Marco Travaglio. Ma ti pare che io potevo dire: "A me 23.000 euro lordi al mese di stipendio da onorevole non bastano?". Anche l' avessi pensato, mica sarei stato così cretino da dirlo.
Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera ci ha marciato, perché io l' avevo accusato di fare soldi con il libro sulla Casta, con lo slogan «tutti i politici sono ladri». E se io dicessi che tutti i giornalisti sono corrotti? L' Espresso ha scritto che alla fine del mio mandato la mia percentuale di presenze in Parlamento era del 41%? Ho recuperato alla fine, quando da Futuro e libertà sono passato al gruppo Misto, la verità è che forse avrei dovuto dimettermi quando è nato il governo di Mario Monti».
Sì, ma...
«Aspetta. Ormai vale tutto e il suo contrario, vedi la foto del pronto soccorso di Nola, con le pazienti curate per terra, e parte il linciaggio dei medici sui social, salvo scoprire che quelli invece sono eroi perché hanno 100 posti letto per un bacino di 300.000 persone. Siamo alla post verità, predicata da Beppe Grillo, con la retorica dell' uno vale uno, e intanto decide solo lui, rimediando figure di palta come in Europa, dove è avanzato rinculando. I grillini sono pagati dall' estero, proprio come ai tempi di Tangentopoli ci fu un golpe con la benedizione americana di Antonio Di Pietro.
Il populismo... anche Hitler andò al potere, in fondo, sovvenzionato o tollerato dall' Occidente perché si opponeva al pericolo rosso di Stalin. Io ai pasdaran del M5s chiedo: ma non v' indigna vedere il vostro leader predicare la povertà e la decrescita felice, e mentre voi la praticate, lui svacanza a Malindi in Kenya? Grillo non lo temo: con lui ho pure vinto una causa perché ho detto che prendeva soldi in nero...Di che volevi parlare, Antonello?».