SONDAGGI, I NUOVI MIRAGGI - DOPO LE REGIONALI CI SARÀ, COME AL SOLITO, UN UNICO GRANDE SCONFITTO: IL SONDAGGISTA! LA SCENEGGIATA DEI NUMERI SBALLATI LA SERA DELLO SCRUTINIO POST-VOTO È ORMAI UN SUPER CLASSICO TELEVISIVO
SdM per “il Foglio”
E loro, ci saranno? Pensosi dietro vagonate di percentuali, sgridati e spintonati da conduttori quasi vicini a crisi d’ansia, arrampicatori in bilico su numeri traditori come una sottilissima patina di ghiaccio che può franare il giorno dopo sotto i piedi. I sondaggisti, vil razza dannata, ormai, del circo politico-televisivo, l’optional cui nessuno si sente di rinunciare, l’airbag che insieme soffoca e protegge.
Se ne sono visti certi, durante quelle serate costruite sul niente – chiacchiere (vuote) e numeri (inutili) – con la fronte imperlata di sudore, a cercare spiegazioni logiche dove logica ce n’era poca, come a scuola quando domandavano del dolce stil novo invece che del derby, fogli nervosamente stropicciati tra le mani, sguardo che vagava implorante sopra la telecamera: un numero, datemi un numero!
Una cifra, cazzo, una cifra! Loro in video con quell’implorazione muta negli occhi, il politico ciarliero e vanesio seduto in poltrona capace di argomentare tanto per la rava della vittoria quanto per la fava della sconfitta. Mezza parola, frammenti di percentuale loro; sconquassi politici quegli altri.
E’ un campo minato, ormai – quella sceneggiata post elettorale tra studio e Viminale e sedi di partito (ormai, peraltro, solo saloni di albergoni in zona semiperiferica) e da qualche misterioso pertugio la faccia sapiente e spaurita del sondaggista di turno cui tocca il ruolo del piccolo san Sebastiano: non ci sarà freccetta polemica, al levare dell’alba, che non gli trafiggerà il coscio e il petto incravattato.
Se la cava il politico, reo di aver detto una (solita) cazzata – ragionavo sui dati, che altro potevo fare; se la cava il giornalista conduttore, reo di aver messo in mare la solita arca di Noè con gli animali spaiati – i dati erano errati, il ministero era in ritardo, i leader non volevano commentare, che altro potevo fare; solo loro non se la cavano – i sondaggisti artigliati sul video, un filo di disperazione nello sguardo, precari come i paperotti gialli attaccati con le ventose sopra il lavandino: che altro potevamo fare?
Stanno lì a far di conto, si destreggiano cercando di darsi un’aria studiata da esperti maestri di kendo e un brivido reale dietro la schiena quasi da scolara al saggio annuale di danza, con preside e mamma e signora maestra in platea – tra un quarto d’ora, tra venti minuti, ancora mezz’ora per risultati più sicuri!
Si annaspa, nella voracità altrui. Una forchetta che sempre, nelle ultime occasioni, pareva mutarsi in forcone, in aratro che arava, percentuali minime che si allargavano come piazzole di sosta autostradali: vincitori che boccheggiano, sconfitti che rifiatano, conduttori sempre più costretti a giochi quasi circensi per tenere in piedi lo spettacolo fino a notte inoltrata.
E’ il sondaggista, ormai, persino più dello sconfitto dalle urne, la prima vittima d’ogni tornata elettorale. Faccenda planetaria, mica solo italiana. E i conti non tornano, comunque la metti: forse la gente gode un filo a farsi stronza, sia prima del voto – voterò moderato-centrista-europeista, guardi, mi sogno Casini, e poi magari ti molla a tradimento la croce sul ruspista padano; sia dopo il voto, exit – non ho dubbi, belin, per me quella Paita è meglio del pesto e la focaccia.
Per gli umori (i cattivi umori), forse la statistica non basta più. Manco san Pitagora in persona, pare. Figurarsi l’inferenza. Una proiezione, vi prego, datemi una proiezione e vi solleverò il mondo! Non è andata bene alle politiche, è andata male alle europee, si incrociano le dita (e altro) per queste regionali scalcagnate – ché pure Renzi, che va di solito di scalpello e vanga, s’aggira dando numeri d’ogni genere che pare un gestore del banco lotto: 6 e 1, 5 e 2, 4 e 3, signori miei, ambo secco su tutte le ruote!
Ma è finita a risate e pernacchie pure adesso in Inghilterra (“diventa sempre più difficile trovare delle elezioni dove i pronostici vengono rispettati”: favoloso, adesso saranno i risultati a doversi adattare alle previsioni), prima ancora con gli scozzesi referendari, e in Israele, e in America, ecc. ecc… Pesanti, i numeri virtuali. A volte quasi più di quelli reali.