giuliano amato anna finocchiaro
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
Alla sua prima, vera, partita complicata (dopo la presa del potere ai danni di Lettanipote) Matteo Renzi rischia di finire spiumato. Ieri sera Berlusconi, tanto per dargli un segnale, gli ha dato buca e oggi, quando si vedranno, non gli farà sconti, forte del grande aiuto che gli ha dato sull’approvazione della nuova legge elettorale. Il Cavaliere insisterà sul nome di Giuliano Amato, che piace anche ad Alfano e alla minoranza del Pd, oltre, ovviamente, a varie lobby italiane ed estere.
giuliano amato anna finocchiaro
Per Renzie è un mezzo incubo sia nel merito che nel metodo. Amato non è un personaggio malleabile come un Padoan o un Delrio, ha una sua storia e in caso di difficoltà del governo Renzie non si farebbe problemi a trovare un nuovo esecutivo guidato da un nuovo premier, usando fino in fondo i poteri che la Costituzione gli assegna. In più, la sintonia delle forze che lo appoggiano somiglia tanto a una tenaglia, con quell’entusiasmo di dalemiani e bersaniani che insospettisce parecchio Renzie.
Lucia Annunziata Giuliano Amato
Come ne uscirà Pittibimbo? Difficile che possa cavarsela con un Mattarella o un Fassino o via sbiadendo. Adesso è il momento dei veti incrociati e ognuno, a cominciare da Berlusconi, mette i suoi. Forse ci vorrà davvero una “renzata”, un nome totalmente a sorpresa, perché altrimenti il premier spaccone rischia di finire nell’angolo, a subire i giochi degli altri nella partita più importante. Ma in ogni caso c’è il rischio sempre più evidente, come segnala oggi Stefano Folli su Repubblica (“Perché il premier rischia di perdere il mantello di invincibile”, p. 5), che in realtà il Patto del Nazareno sia ormai logoro e che Berlusconi “non voglia più essere il numero due di Renzi”.
2. ROMANZO QUIRINALE
I giornaloni smettono di fingere di appassionarsi alla Grecia e oggi dedicano il primo sfoglio alla battaglia per la successione di Napolitano. Il Corriere annuncia in prima: “Si lavora su tre nomi. Oggi Renzi vede Berlusconi: confronto su Mattarella, Amato e Padoan”. Poi racconta lo scatto d’orgoglio del Cavaliere: “No a imposizioni, a tutto c’è un limite’. L’avvertimento del Cavaliere, nella speranza che il segretario dem ‘non voglia lo strappo’. E torna d’attualità il tema dell’agibilità politica: no della Procura di Milano allo sconto di pena” (p. 5).
Repubblica cerca di spandere ottimismo in prima pagina: “Colle, prima intesa. ‘Sarà un politico’. Italicum, sì al Senato”. Dentro, invece, si capisce che la situazione è tesissima: “I due schemi del premier contro Amato. ‘Il patto con Fi ora si può anche rompere” (p. 2). Poi si arriva a quell’osso duro del Berlusca: “L’altolà dell’ex Cavaliere. ‘Se loro non accettano veti io rifiuterò imposizioni’.
Il leader di Fi boccia Mattarella: ‘E’ come Scalfaro. Ora si scoprano le carte’. E insiste su Amato e Casini” (p. 4). Invece la Stampa spara in prima: “Renzi pensa a Mattarella”. Un modo per “uscire dal forcing su Amato”. “Ma il presidente del Consiglio avverte: in caso di stallo potrei fare una ‘renzata’”. Per fortuna la Costituzione impedisce di eleggere al Colle una qualche giovinetta, toscana o meno.
Il Messaggero scrive: “Offerta al Cavaliere: azzeriamo. E spunta l’ipotesi Finocchiaro. Renzi deciso a puntare sulla senatrice per dare discontinuità e tenere uniti i dem. Il leader Fi in trincea teme l’asse con M5S: ‘No a Mattarella, è un Prodi in miniatura” (p. 3). Il Giornale di Berlusconi avverte: “Quirinale, l’accordo non c’è. Berlusconi diserta l’incontro al Nazareno perché Renzi vuole un sì a scatola chiusa su un suo uomo. Oggi nuovo faccia a faccia, o si trova un nome oppure…”. Dentro, una rivelazione interessante su Bella Napoli: “E Re Giorgio si muove per Veltroni. Napolitano telefona all’ex sindaco di Roma in Cile: ‘Fatti trovare in Italia per giovedì” (p. 2).
qualcuno faccia mangiare fassino
Punto di vista originale sul Foglio. L’elefantino Ferrara, al suo ultimo giorno di direzione, scrive che non c’è ancora il nome, per il Colle, ma quello che conta è che c’è il metodo: ovvero, lo sceglieranno in buon accordo Silvio e Matteo. “Il presidente sarà scelto ovviamente su proposta di Renzi, che sa come pelare le altre gatte che ha nel suo partito, e su conforme avviso del nazareniko Berlusconi. Lo si sa perfettamente da tempo” (p. 1).
Scenari foschi sul Cetriolo Quotidiano: “Trattativa Stato-Mediaset. L’ultimo ricatto di B. Berlusconi tiene appeso il premier e rinvia a oggi l’incontro. Sul Quirinale si gioca tutto: con le larghe intese il valore del Biscione è salito di 3 miliardi. Ora il Caimano vuole vendere per passare all’incasso” (p. 1).
3. UN, DUE, TRE GRILLINO
Belpietro Ferrara e Berlusconi cartonato
Bella dimostrazione di “nuova politica” da parte di un gruppo di attivisti del Movimento Cinque Stelle: “I fuoriusciti dei 5 Stelle bloccati dai fedelissimi all’ingresso del Nazareno siete venduti e traditori. Ieri summit di tre ore tra Grillo e Casaleggio, oggi forse le Quirinarie (con Prodi in testa)” (Corriere, p. 2). Repubblica intervista il fuoriuscito Walter Rizzetto: “Linciaggio fascista, ho preso anche botte. Beppe non diceva che siamo gandiani?” (p. 6). La Stampa sottolinea il cambio di linea: “Contrordine M5S. Oggi le Quirinarie, nella rosa c’è Prodi. Dall’assemblea parlamentare emerge solo quel nome” (p. 7).
BEPPE GRILLO E CASALEGGIO AL QUIRINALE
4. E ITALICUM FU
Con 24 piddini e 18 forzisti che sono usciti dall’aula, la nuova legge elettorale passa il vaglio del Senato. “Sì alla legge elettorale (malgrado i ribelli pd). Il Senato approva la riforma che torna alla Camera per il via libera definitivo. Renzi: il coraggio paga. Per la minoranza in 24 non partecipano, evitando il voto contrario. Forza Italia a favore ma non è decisiva” (Corriere, p. 10). Madonnona Boschi esulta su Repubblica: “Finalmente la sera delle elezioni sapremo chi ha vinto senza fare inciuci” (p. 9). Il Giornale rivendica: “La bugia della Boschi: ‘Autosufficienti al Senato’. L’Italicum passa con 184 sì ma 24 senatori Pd disertano l’aula: decisivo l’ok degli azzurri” (p. 7).
5. I COMUNISTI, I COMUNISTI!
“Governo Tsipras, un marxista alle Finanze” titola preoccupato il Corriere (p. 12). Segue intervista al francese Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari economici, che sul’Italia dice: “Deve andare avanti con la riforma del lavoro e con le altre riforme strutturali, con gli sforzi intelligenti per ridurre il deficit e il debito” (p. 13).
Repubblica fa un po’ di conti: “Le promesse di Syriza costano 11,5 miliardi, ma nelle casse di Atene ne rimangono solo 4. Annunciate misure sulla casa, sulla sanità e sullo stipendio minimo” (p. 13). Ma dalla Germania è sempre chiusura: “Merkel: niente sconti alla Grecia. All’Ecofin pressing dei tedeschi sui conti italiani. Bankitalia: crescita migliore delle previsioni” (Stampa, p. 8).
la coppia si conosce dai tempi del liceo
6. AGENZIA MASTIKAZZI
“Dialogo avviato da Passera con 500 sindaci” (Corriere, p. 6).
7. GIULIETTO E QUEL VIA LIBERA A FINMECCANICA SU DRS
Problemi in arrivo per l’ex ministro Tremonti: “Il giudice dei ministri ai pm: procedete su Tremonti. L’inchiesta milanese per l’ipotesi di corruzione. ‘Chiedere al Senato l’autorizzazione a procedere’. L’accusa ipotizza che il via libera di Tremonti all’acquisizione dell’americana Drs da parte di Finmeccanica sia stato “barattato” con una consulenza legale da 2,4 milioni di euro al suo ex studio professionale (Corriere, p. 24).
8. FREE MARCHETT CON CHARME
Il Corriere va in brodo di giuggiole per le gesta imprenditoriali della famiglia Montezemolo: “Il fondo Charme, obiettivo 500 milioni. Tra i soci anche Silas Chou (Hilfinger e Kors) e Vacchi. Matteo Montezemolo: puntiamo all’Europa” (p. 38). E perché non puntare direttamente al mondo?
9. BANCHE IMPOPOLARI
E come sempre, quando lo scontro si fa duro, arriva il ricatto occupazionale. “Banche popolari in trincea. ‘Con la riforma 20mila esuberi e 80 miliardi di crediti in meno’. Secondo l’associazione di categoria il Pil si contrarrà di tre punti percentuali. Sindacati pronti a fare fronte comune con le aziende contro il decreto” (Repubblica, p. 28).