LA VERSIONE DI MUGHINI - CARO DAGO, STO ANDANDO A COMPRARE 'IL GIORNALE' CON IL 'MEIN KAMPF': UN SIMILE CIMELIO MOSTRUOSO NON PUÒ MANCARE A CHI VOGLIA LEGGERE, SAPERE, CONOSCERE, CAPIRE - SE UNA TALE PORCATA A TAL PUNTO DILAGA, COME FAI A NON CONOSCERNE I TRATTI? VI RICORDATE LA GRAN POLEMICA SE PUBBLICARE O NO I “COMUNICATI” DELLE BR? - IN GERMANIA È AL PRIMO POSTO NEI BESTSELLER. MA NON PUÒ USCIRE SENZA NOTE CRITICHE
1. LA VERSIONE DI MUGHINI
Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, sto per andare alla mia edicola di viale Trastevere dove assieme alla consueta mazzetta di quotidiani comprerò il “Mein Kampf” di Adolf Hitler di cui Francesco Perfetti (uno dei migliori storici italiani del moderno) ha curato l’edizione per “Il Giornale”.
Proprio perché sono visceralmente e drammaticamente interessato alla Shoah in ogni sua sfumatura di storia e di personaggi e di tragedia apicale del Novecento, quel libro non può mancare alla mia biblioteca. Lo metterò nello scaffale che ho dedicato a quell’argomento, il più vicino alla sedia su cui lavoro nel mio studio.
Gli staranno accanto il libro dello storico inglese Martin Gilbert sulla reticenza degli Alleati a reagire a quel che sapevano stava succedendo nel campo di Auschwitz e altri; il portentoso libro/intervista in cui Gitta Sereny dialogava con l’ex capo nazi di Treblinka; il libro di Hannah Arendt sul processo Eichmann; il libro einaudiano che pubblicava per intero la relazione d’accusa del procuratore generale israeliano contro Eichman; il libro di Robert Faurisson – il capo dei “negazionisti” francesi – che avevo comprato nella libreria parigina dove negli anni Sessanta aveva comprato una celeberrima rivista trotzchista su cui avevo fatto la tesi di laurea nel 1970.
Accanto al libro forse il più sconvolgente di tutti, “L’Album d’Auschwitz” il libro dov’erano le foto che un paio di SS di Auschwitz avevano scattato in tutta tranquillità (alla maniera dei “Selfie” nostrani) a donne e uomini che a vagonate erano appena sbarcati ad Auschwitz e che avevano ancora poche ore di vita. Ne potrei elencare cento altri.
Il “Mein Kampf” non lo avevo, e invece cimelio mostruoso com’è non deve mancare da una biblioteca come la mia. All’epoca in cui apparve e fino al momento in cui il popolo tedesco non inondò di voti Hitler, quel libraccio lo avevano letto in pochissimi. Era reputato lo sproloquio di uno squinternato che si stava facendo un po’ di galera per avere tentato un (ridicolo) putsch contro la democrazia di Weimar. L’inumana potenza dei carri armati e dei caccia nazi rese quel programma attuabile. Un programma che in tanti avevano sottovalutato. Se una tale porcata a tal punto dilaga e diventa effettuale, come fai a non conoscerne i tratti?
hitler e il suo manifesto nazista
Purtroppo non conosco il tedesco e non sono ricco. Fosse dipeso da me avrei volentierissimo comprato l’esemplare della prima edizione che i bouquinistes della Senna hanno venduto una decina d’anni fa. Come non avere un cimelio dell’orrore di tale stazza? E del resto io da ragazzo li avevo comprati i quattro volumi degli Editori Riuniti con le opere complete di Stalin, altro pontefice dell’orrore assoluto.
Un paio d’anni fa mi capitò tra le mani la prima edizione italiana del “Mein Kampf”, un’edizione Bompiani del 1942. Solo che era in cattive condizioni, e la mia anima da bibliofilo si rifiutò. Se la trovo in buone condizioni la compro subito. Un libro uscito quando erano in molti gli italiani anche colti che flirtavano con l’antisemitismo. Ricordatevi di Guido Piovene che aveva fatto un grande elogio del “razzista” all’italiana Telesio Interlandi (personaggio del resto interessantissimo su cui ho scritto 25 anni fa un libro meritorio).
Leggere sapere conoscere capire. Più lo fai e meglio è. E poi vi ricordate la gran polemica se sì o no pubblicare i “comunicati” delle Br pur di fare rilasciare un magistrato che loro avevano rapito? Tutti a dire di no, che non bisognava dar loro una vetrina massmediatica. Si distinse in quell’occasione Riccardo Lombardi, uno dei maestri socialisti della mia giovinezza. Ma certo che vanno pubblicati, scrisse, a far vedere a tutti che razza di cretini e delinquenti sono i brigatisti. Quei loro comunicati e “risoluzioni” mi sono messo adesso a cercarli in antiquariato e a leggermeli a uno a uno. Da far accapponare la pelle a pensare che quegli idioti hanno costituito un allarme per la nostra democrazia.
COPIE AUTOGRAFATE DEL MEIN KAMPF
Buona lettura
Giampiero Mughini
2. E IN GERMANIA TORNA BESTSELLER "MA SENZA LE NOTE CRITICHE NON PUÒ ESSERE PUBBLICATO"
Tonia Mastrobuoni per ''la Repubblica''
In coincidenza con il compleanno di Adolf Hitler, a fine aprile, "Mein Kampf" ha raggiunto la vetta dei libri più venduti in Germania. Per la seconda volta nella storia, il delirante pamphlet autobiografico del Fuehrer è diventato un bestseller. La prima volta, l' autore era ancora vivo. E quando la riedizione del libro più tabuizzato del Novecento ha scalato la top ten anche quest' anno, un giornale ha commentato: «Lui è tornato - davvero». Un po' esagera. Il titolo, peraltro, cita indirettamente il romanzo satirico - altro bestseller - di Timur Vernes che immagina il ritorno del Fuehrer nella Germania di oggi.
La riedizione di "Mein Kampf" ha tuttavia una storia completamente diversa. Casuale. Non può essere inserito del filone della recente riscoperta della figura più nera della storia, avvenuta anche attraverso un' importante, magnifica mostra a Berlino che non ha mancato di suscitare molte polemiche, sei anni fa. I tedeschi, però, e lo dimostrano i paletti con cui è stato ripubblicato, sanno benissimo che "Mein Kampf" è materiale da maneggiare con cura.
Joachim Fest, controverso ma importante biografo del Fuehrer (anche gli storici tedeschi ne riconoscono ormai gli errori, non fu solo stigmatizzato in Italia, come sostiene qualcuno), descrisse la «noiosa, rigida e verbosa prosa» di Hitler. E Christoph Hartmann, storico del nazismo e capo della squadra che ha curato l' edizione critica del libro uscita a gennaio, sostiene che si tratti di un testo «disgustoso, scritto male, pieno di errori e bugie ». È stato lui, per anni, a battersi perché l' edizione critica uscisse, insieme ad altri storici illuminati che continuavano a spiegare che copie di "Mein Kampf" si trovano da sempre, nelle librerie specializzate e sulle bancarelle di mezzo mondo.
hitler aveva frequenti problemi nervosi
Soprattutto, le edizioni pirata del libro più rimosso della Germania si rintracciano in lingue diverse sul web, più o meno da quando esiste internet. Senza commenti né note.
A dicembre scadevano i 70 anni dei diritti - l' ultima residenza di Hitler era la Baviera, che li ha ereditati - e dopo discussioni infinite, il Land ha deciso di autorizzarne la pubblicazione (si badi bene: in Germania "Mein Kampf" non è mai stato vietato, la Baviera ne ha proibito solamente la riedizione). Ma il Land ha anche deciso che resta l' obbligo di garantire la pubblicazione di una versione appropriatamente commentata del pamphlet di Hitler. E il problema, sostiene qualche storico, resta comunque: d' ora in poi saranno i magistrati a decidere quale "Mein Kampf" potrà essere pubblicato, insomma se l' apparato di commenti sarà sufficiente.
In Germania, comunque, non potrà mai uscire un' edizione qualsiasi di "Mein Kampf". E va ricordato che la prima riedizione del libro, uscita a gennaio, è stata curata da una nutrita squadra di esperti che ha fatto capo all' Institut fuer Zeitgeschichte di Monaco (IfZ), un autorevole istituto storico.
la cella di hitler a landsberg
Il lavoro è durato quattro anni e ha coinvolto un nucleo di sei storici che si sono avvalsi di innumerevoli consulenti: storici, biologi, economisti, germanisti e studiosi di ebraismo. "Mein Kampf" è uscito in Germania con oltre tremila e cinquecento note. Ed è lievitato a duemila pagine. Non esattamente una lettura da comodino.
hitler fotografato fuori dal carcere di landsberg
L' istituto IfZ ha fatto sapere che la prima edizione - finita in una sola settimana - è stata comprata soprattutto da storici e politologi. Del resto, un po' difficile pensare che un neonazista si procuri un' opera zeppa di note che dimostrano che il suo idolo era un patetico bugiardo megalomane che si era nutrito dell' immondizia sub-letteraria complottista e antisemita fin de siècle.
Oltretutto, in questi mesi in cui la Corte costituzionale tedesca sta decidendo se dichiarare fuorilegge la Npd, il partito neonazista, e qualcuno si chiede se un verdetto del genere non significherebbe riesumare un movimento che sta morendo di morte naturale. Vuol dire che la destra estrema è debellata?
Nient' affatto.
La prosa di Hitler continua ad essere barbaricamente semplice e citabile. Qualche esempio: «Fine ultimo dell' educazione femminile deve essere inderogabilmente la futura madre» o «difendendomi dall' ebreo, difendo la battaglia del Signore». Anche Thomas Mann riconobbe che aveva dalla sua «un' eloquenza indicibilmente volgare ma efficace per influenzare le masse».
adolf hitler in prigione a landsberg
Dunque, per chi ha letto Hitler e il suo antidoto, il grande filologo Victor Klemperer, i comizi di Pegida o certe dichiarazioni di politici dell' Afd, fanno venire i brividi. "Lui" non è tornato. Ma è giusto che la lettura dei suoi deliri sia adeguatamente guidata.