LA VERSIONE DI MUGHINI - “TEMPO DI SECONDA MANO” DELLA SCRITTRICE RUSSA PREMIO NOBEL SVETLANA ALEKSIEVIC È UNA LAMA CHE TI ENTRA NELL’ANIMA - NON È UN LIBRO, È UN MICROFONO MESSO IN MANO ALLA GENTE RUSSA QUALUNQUE

“Ho passato gli ultimi giorni di dicembre avvinghiato a questo libro. Non dico leggerlo, non è la parola giusta. Non era un leggere, era un venirne preso a da colpi al cuore. Pagina dopo pagina, capoverso dopo capoverso, riga dopo riga il fiato mi mancava…” -

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Giampiero Mughini per Dagospia

 

SVETLANA ALEKSIEVIC SVETLANA ALEKSIEVIC

Caro Dago, ti confesso che da alcuni anni a questa parte nutro una particolare diffidenza verso gli scrittori cui viene assegnato il Nobel della letteratura. Per un motivo semplicissimo, perché ogni volta penso che quel premio andava assegnato a Philip Roth e che il vincitore altri non è che un usurpatore.

 

L’ho pensato anche quest’anno, quando il premio l’ha vinto una giornalista-scrittrice russa, Svetlana Aleksievic, e tanto più che di lei non sapevo nulla di nulla. Cosa di cui adesso mi vergogno, e tanto più che l’anno scorso la Bompiani di Elisabetta Sgarbi aveva pubblicato uno dei suoi ultimi libri, “Tempo di seconda mano”, quello che una rivista francese aveva eletto nel 2013 “il miglior libro dell’anno”.

SVETLANA ALEKSIEVIC SVETLANA ALEKSIEVIC

 

Ho passato gli ultimi giorni di dicembre avvinghiato a questo libro. Non dico leggerlo, non è la parola giusta. Non era un leggere, era un venirne preso a da colpi al cuore. Pagina dopo pagina, capoverso dopo capoverso, riga dopo riga il fiato mi mancava. Non è un libro, è una lama che ti entra nell’anima. Non è un libro, è un microfono messo in mano alla gente russa qualunque.

 

SVETLANA ALEKSIEVIC TEMPO DI SECONDA MANO SVETLANA ALEKSIEVIC TEMPO DI SECONDA MANO

Parlano, raccontano, piangono, gridano di dolore, Uomini e donne che hanno vissuto nell’Urss che va dal colpo di mano bolscevico del 1917 agli anni del Terrore staliniano, e poi la Seconda guerra mondiale, e la morte di Stalin _ del più grande criminale politico del Novecento _, e “Gorby”, e la dissoluzione dell’Impero del male, e un grande Paese che sapeva solo costruire carri armati che si dissolve in un battibaleno e un ex ufficiale guadagna adesso di che comprare dieci pagnotte, e nelle famiglie i nipoti non sanno come sono morti i nonni (di fame, dopo essere stati deportati senza ragione nei lager della Siberia), e nei caffè c’è chi siede innanzi al suo vicino di un tempo, quello che lo aveva denunciato ai boia, e c’è chi non si dà pace che il “comunismo” non ci sia più, e ci sono quelli cui manca il respiro a ricordare il torrente di sangue innocente versato dalla loro gente negli anni in cui il Grande Padre decideva di tutto e di tutti.

 

STALIN STALIN

No, non esiste nell’intero Novecento un Paese lontanamente paragonabile alla Russia dell’ultimo secolo. Non esiste altra gente al mondo su cui abbiano talmente infierito i due maggiori crimini politici del Novecento, prima il comunismo reale e poi i nazisti per un tempo vincitori. A milioni e milioni uccisi dagli uni e dagli altri.

 

Non esiste un altro Paese che un momento era alla vetta del mondo, in ragione della potenza dei suoi missili e dei suoi missili e dei suoi carri armati, e che all’indomani s’è trovato senza identità se non quella del dolore e della vergogna e del lutto per i milioni di massacrati. I kulaki, cioè i contadini reputati “ricchi” perché avevano una o due vacche, uccisi dagli uomini di Stalin facendoli morire lentamente in una vasca piena di acqua gelida; i bambini impiccati dai nazisti perché la loro madre aveva ospitato in casa un partigiano russo ferito.

joseph stalin joseph stalin

 

Lo racconta uno che aveva fatto parte della polizia politica staliniana, che ancora ancora ci arrivavi a fucilare dei polacchi o dei lituani: ma che era duro fucilare gente che ti urlava contro in russo. A quelli che erano stati arrestati perché accusati di essere spie dei polacchi o dei tedeschi mettevano nell’ano la gamba di una sedia viennese, e quelli certo che confessavano, e i babbei comunisti di tutto il mondo (il mio nonno adorato uno di loro) quelle confessioni le prendevano per buone.

 

Michail Gorbaciov fotografato da Marco Delogu Michail Gorbaciov fotografato da Marco Delogu

Ma che sto a fare? Che sto a raccontarvi, se di orrori così ne sono zeppe centinaia e centinaia di pagine? La carne viva della tragedia di un secolo e di un tempo, che forse non è quello dei più giovani di voi. E’ stato il mio tempo, il nostro tempo. E quando una volta, un paio di anni fa, durante un dibattito condotto dalla mia amica Sandra Petrignani, gliel’ho detto per l’ennesima volta e ad alta voce che i crimini di Stalin contro il suo popolo erano i crimini più grandi di quel tempo che è stato il nostro, in sala è successo il finimondo con i soliti kretini di sinistra cui apparivo un sacrilego. Idioti. Magari lo leggessero questo libro meraviglioso.

Giampiero Mughini

 

 

 

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