Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, in una recente e bella intervista a Malcom Pagani di Gabriele Lavia leggo che questo “gigante” del teatro contemporaneo addossa perentoriamente lo scadimento della comunicazione televisiva a “Un signore che ha fondato una tv e ha capito che per avere più spettatori e vincere la partita della pubblicità bisognava realizzare il prodotto più scadente possibile. La tv pubblica italiana gli è andata dietro e per emularlo si è rovinata”.
MONICA GUARRITORE GABRIELE LAVIA - copyright Pizzi
E dunque Mediaset come il Male Assoluto. Ancora una volta. Con tutto il rispetto che merita questo nostro mirabile attore e regista, sono molto lontano dal suo giudizio.
Non è vero affatto che i singoli programmi delle tv berlusconiane fossero peggiori dei corrispondenti programmi della tv pubblica.
In fatto di intrattenimento moderno, il “Drive In” di Antonio Ricci era una delizia; il telegiornale diretto di Enrico Mentana fu da subito il più fresco e imprevedibile; un programma sportivo settimanale di cui un tantino mi intendo, “Controcampo”, fece a ragù il corrispondente e rivale programma Rai; il quiz condotto da Jerry Scotti, che fece da prodromo di tanti altri spettacoli affini, era di una sontuosa eleganza.
Lo scadimento della comunicazione televisiva è fenomeno molto più complesso e che ha svariate cause. La tv generalista soffre dell’assedio di centinaia di canali specializzati che le sottraggono pubblico e talvolta la parte migliore del pubblico.
berlusconi confalonieri mediaset
La lotta per la conquista del pubblico popolare s’è fatta più strenua, tonnellate e tonnellate di “cronaca nera” a invogliarlo ché di altro non vuol sapere. Il dibattito politico s’è involgarito e impoverito, e dove c’erano una volta Bettino Craxi, Giulio Andreotti, Ugo La Malfa compaiono personaggi di seconda e terza fila, se non delle vere e proprie macchiette. Ci sono meno soldi per tutti, e se è vero che i soldi non danno la felicità è altrettanto vero che servono e talvolta sono indispensabili.
Tutta questa tiritera per dirvi che sono contento che il governo italiano sostenuto da un partito in qualche modo di sinistra abbia adesso come preso le difese di una Mediaset sulla quale vorrebbero andare all’assalto francesi e altri ricchi pirati.
A venti e passa anni da quando Massimo D’Alema si augurò a voce alta (e seppure fosse uno dei meno minchioni tra i leader della sinistra) che Silvio Berlusconi fosse costretto ad andare a chiedere l’elemosina a Parigi, e dopo che fossero andate in malora le sue aziende, Mediaset viene reputata una risorsa dell’economia italiana, un’azienda che ha dato lavoro a decine di migliaia di italiani e che se non ci fosse, noi italiani non è che saremmo migliori.
Bene. Quell’azienda la conosco discretamente non perché abbia avuto con loro (con il gruppo dirigente delle televisioni commerciali) il benché minimo rapporto, ho solo preso parte a un paio di programmi Mediaset i cui conduttori mi avevano in simpatia.
Però me li ricordo i loro studi, dove sedevano in gran parte dei giovani che non so dove altro avrebbero potuto lavorare “a togliersi dai coglioni”. E ricordo che le condizioni di quegli studi erano buone e giovani. Né mi pare che a quei giovani glielo leggessi in volto quale fosse il partito che aveva indicato loro il posto di lavoro.
E poi, ultimissima cosa: in poco più di vent’anni che faccio fatture intestate a Mediaset, non una me ne è stata pagata con un’ora di ritardo rispetto alla data pattuita. Per quanti di voi sono nati ricchi, è un argomento cui un gentiluomo non dovrebbe nemmeno accennare. Per me che vivo del mio lavoro, è un buon argomento. Con il permesso del nostro grande Lavia.