VIDEO-CAFONALINO - DIN DON, LA STREGA È ASSOLTA! A ROMA VA IN SCENA IL PROCESSO ALLA THATCHER (ANNALISA CHIRICO), CON BERTINOTTI PUBBLICO MINISTERO E CIRINO POMICINO AVVOCATO DIFENSORE - SUL PALCO ANCHE FACCI E SANSONETTI

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

Antonio Signorini per "il Giornale"

«Nel nome del popolo romano, assolvo Margareth Thatcher da tutte le accuse. Però, Signora, non lo faccia più». In patria ne subì di tutti i colori. Attentati, scioperi, manifestazioni durissime. Qualcuno provò anche a portarla alla sbarra con l'accusa di crimini contro l'umanità per la guerra delle Falkland. Come è noto le critiche non la scalfivano.

Nemmeno la morte le ha risparmiato la gogna dei festeggiamenti, ma c'è da scommettere che nemmeno questi spettacoli l'avrebbero scomposta più di tanto. Quello che forse Thatcher non si sarebbe mai aspettata è di finire «a giudizio» in Italia, bonariamente assolta in un processo-show tenuto nel Paese che forse le era più distante culturalmente. Giudicata (e difesa) da una classe politica che lei capiva pochissimo. Forse meno di quella sovietica.

Di Giulio Andreotti disse: «Questo membro apparentemente indispensabile di tutti i governi italiani rappresentava una linea politica che non potevo condividere. Sembrava avesse una reale avversione per i principi, anzi la profonda convinzione che un uomo di principi fosse condannato a essere ridicolo ».

I bizantinismi della Prima Repubblica italiana, che vedeva da lontano, erano agli antipodi rispetto alla sua morale protestante. Abissi culturali che erano anche di linguaggio. Sono leggenda i «problemi all'auricolare » che la Lady di ferro pensava di avere quando i premier italiani parlavano ai vertici internazionali.

Eppure al teatro Parioli di Roma è andato in scena un processo storico al primo premier donna d'Europa. Ultimo spettacolo di una fortunata serie curata da Elisa Greco. Presidente della Corte: Alfredo Mantovano, giudice e politico. Come pubblico ministero: Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione comunista, che sull'epica dell'anti thatcherismo ha costruito parte della sua identità. La difesa è invece toccata all'esponente di Forza Italia Francesco Paolo Sisto e a Paolo Cirino Pomicino, ex ministro del Bilancio ed esponente di quella Dc che alla Thatcher piaceva pochissimo.

Classiche le accuse: «Ha disarticolato il welfare inglese, represso manifestazioni, tolto il lavoro ai minatori». Non manca l'aver «lasciato morire» Bobby Sands e i militanti dell'Ira in prigione per lo sciopero della fame. Poi, «ha eliminato il bicchiere di latte quotidiano che fino ad allora veniva dato agli alunni delle elementari » del Regno Unito. Una «privazione», simbolica,che ancora fa battere il cuore alla retrovie della sinistra britannica e dà qualche argomento a quella italiana che riesce, con successo da più di trent'anni, a resistere a ogni tentativo di thatcherizzare l'Italia.

Facilissima la difesa, in parte fatta dalla Thatcher stessa, impersonata dalla giornalista Annalisa Chirico e dal marito Denis Thatcher, alias Filippo Facci. Bastano i dati. La disoccupazione nel Regno Unito sotto la sua guida è diminuita; il tessuto produttivo del Paese, è vero, ha perso 10 punti di manifatturiero. Ma grazie alla spinta modernizzatrice della baronessa Thatcher - figlia di un droghiere con il culto del lavoro- si è convertito fin dagli anni Ottanta alla più moderna economia dei servizi, ha spiegato Pomicino.

L'Irlanda? Bertinotti (coadiuvato dal giornalista Piero Sansonetti nelle vesti di un militante dell'Ira) ha spiegato che la Lady di Ferro «non aveva capito niente » e ha ritardato il processo di pace. Un disastro, al contrario di un altro leader di destra, De Gaulle: «Lui aveva capito che non poteva trattare gli algerini, che facevano saltare in aria i caffè francesi, come terroristi». Replica storica di Sisto: furono i governi laburisti a militarizzare l'Ulster e a negare lo status di prigionieri politici ai militanti dell'Ira. Ma la mano ferma con i terroristi fu una scelta politica che non le si può imputare.

Manca nella lista delle accuse la guerra delle Falkland. «Forse per evitare l'imbarazzo di dover difendere la giunta militare argentina, quella dei desaparecidos », insinua l'ex ministro del Bilancio dei governi Andreotti rivolto a Bertinotti. Ma manca anche il No all'euro della Thatcher.

E quel «Sì» italiano alla moneta unica in accordo con la Germania che- come ha raccontato recentemente Gianni De Michelis - la Lady di ferro considerò un tradimento, ennesimo attrito con Andreotti. La prima vera sconfitta della Thatcher, tutta made in Italy.

Questo sarebbe stato uno spunto di attualità, ma accusa e difesa lo hanno evitato. Così come hanno evitato di andare al nocciolo del cambiamento epocale che la Thatcher impose al suo Paese, facendolo tornare una superpotenza. Rifiuto della politica del compromesso a tutti i costi, decisioni nette, etica della responsabilità.

Una rivoluzione troppo radicale per l'Italia di allora e forse anche per quella di oggi. Quindi: assoluzione con 120 voti contro 90 della «giuria popolare» (il pubblico del Teatro Parioli). Con la promessa- strappata ironicamente da Mantovano: «Signora, non lo faccia più». Perlomeno non in Italia.

 

 

Piero Sansonetti Piero Sansonetti Mario D Urso Mantovano saluta Bertinotti Mantovano e Sansonetti Luisa Todini Chicco Testa Lella Bertinotti e Raffaella Chiariello Paolo Cirino Pomicino Cristiana Del Melle Filippo Facci Marisa Stirpe Mario Lupo e Gabriella Farinon Filippo Facci Alfredo Mantovano e Annalisa Chirico

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni economia recessione

DAGOREPORT – ASPETTANDO L'OPPOSIZIONE DE' NOANTRI (CIAO CORE!), VUOI VEDERE CHE LA PRIMA BOTTA DURISSIMA AL GOVERNO MELONI ARRIVERA' DOMANI, QUANDO L'ECONOMIA ITALIANA SARÀ FATTA A PEZZI DAI DAZI DI TRUMP? - QUALCUNO HA NOTIZIE DEL FAMOSO VIAGGIO DELLA DUCETTA A WASHINGTON PER FAR CAMBIARE IDEA AL TRUMPONE? SAPETE DOVE E' FINITA LA “MERAVIGLIOSA GIORGIA” (COPY TRUMP), "PONTE" TRA USA E UE? SI E' DOVUTA ACCONTENTARE DI ANDARE DA CALENDA! E GLI ELETTORI INIZIANO AD ACCORGERSI DEL BLUFF DA “CAMALEONTE” DELLA PREMIER: FRATELLI D’ITALIA È SCESO AL 26,6%, E IL GRADIMENTO PER LA STATISTA FROM GARBATELLA È CROLLATO AI MINIMI DAL 2022 – IL PNRR A RISCHIO E LA PREOCCUPAZIONE DEL MONDO ECONOMICO-FINANZIARIO ITALIANO...

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….