DIO NON SERVE, UNA CHIESA SÌ - DALL'INGHILTERRA ALL'AUSTRALIA VANNO FORTE LE “CHIESE PER ATEI”, DOVE NON SI PREGA MA SI CANTANO LE CANZONI DEGLI OASIS, SI MANGIA E SI DISCUTE DELLA VITA

Con 20 congregazioni nate in giro per il mondo e migliaia di partecipanti, il movimento sta facendo proseliti soprattutto nei paesi in cui l'ateismo è in crescita - L’idea è dare a tutti la possibilità di beneficiare delle cose positive che la chiesa offre come il senso di comunità, i canti di gruppo, la riflessione sulla vita e sul mondo…

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Stefano Vergine per "l'Espresso"

C'erano l'avvocato e il professore, il carpentiere e il barman, coppie gay e famiglie tradizionali con bambini al seguito. Gente di ogni età si è radunata a Sydney a fine novembre per seguire la prima Sunday Assembly organizzata da Sanderson Jones, comico britannico che a gennaio di quest'anno, insieme alla collega Pippa Evans, ha fondato a Londra quella che nel mondo si sta facendo conoscere come "la chiesa degli atei". Con 20 congregazioni nate in giro per il mondo e migliaia di partecipanti, il movimento sta facendo proseliti soprattutto nei paesi in cui l'ateismo è in crescita.

SUNDAY ASSEMBLY LA MESSA DEGLI ATEISUNDAY ASSEMBLY LA MESSA DEGLI ATEI

Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Australia, appunto, nazione in cui quasi una persona su quattro si definisce non religiosa. La Sunday Assembly si rivolge proprio a loro. Per dirla con le parole del 32enne Sanderson Jones, barba e capelli lunghi che gli conferiscono un aspetto vagamente messianico, l'obiettivo è «dare a tutti la possibilità di beneficiare delle cose positive che la chiesa offre, senza dover per questo essere religiosi. I nostri valori? Vivi meglio, aiuta spesso, fatti più domande».

Kate, 38enne insegnante di matematica, dice di aver trovato proprio quello che cercava: «Sono cresciuta in una famiglia cattolica, sono andata a messa tutte le domeniche fino ai 25 anni, poi mi sono resa conto che non credevo più e ho smesso di frequentare la chiesa. Da qualche anno mi sono però resa conto che mi mancano alcune cose del passato cattolico: cantare in gruppo, ascoltare la predica e riflettere su alcuni aspetti della vita a cui abitualmente non siamo portati a pensare, sentirsi parte di una comunità».

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La sequenza degli eventi che scandiscono la "Riunione della domenica" è ricalcata su quella di una tradizionale messa cristiana. Si inizia con i canti, ma invece di adorare Dio, le 200 persone raccolte nel municipio di Redfern, quartiere centrale della più popolosa città australiana, intonano "Wonderwall" degli Oasis. A fare la predica è Christopher Hartney, professore di Storia delle religioni all'Università di Sydney.

Nei 10 minuti di sermone, Hartney parla dei miti della società moderna. Critica «l'individualismo che ci fa perdere consapevolezza di quanto è importante la comunità in cui viviamo». Punta il dito contro «il materialismo che sembra proteggerci, ma in realtà è una fortezza vuota». Finita la predica si torna a cantare, questa volta sulle note di "What a wonderful world". Il clima è festoso: Jones dirige la celebrazione dal palco, dispensa battute che mettono il sorriso sui volti degli astanti.

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Poi, proprio come durante la messa, invita tutti a un minuto di raccoglimento. Arriva il momento delle offerte, tra i presenti passano dei sacchetti di carta che in poco tempo si riempiono di soldi. «Servono per pagare l'affitto di questa sala, l'impianto audio, il tè e le torte che mangeremo tra poco», annuncia Jones al microfono spiegando che tutta l'organizzazione si basa sul lavoro dei volontari.

La Sunday Assembly finisce così, con i presenti riuniti intorno a un tavolo a chiacchierare, la musica in sottofondo e i programmi per il prossimo evento da organizzare. All'uscita del municipio qualcuno è deluso. James ad esempio, avvocato 42enne che dice di credere in Dio ma di non sentirsi affiliato ad alcuna religione, si aspettava «più profondità, invece non si sono toccati argomenti fondamentali come il senso della vita».

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Se lui dice di non voler partecipare alla prossima riunione, molti altri hanno già appuntato il loro nome per diventare volontari. Dovranno decidere dove incontrarsi la prossima volta, di cosa parlare, come pubblicizzare l'evento. Bisognerà scegliere colui che dirigerà la celebrazione, visto che Jones è già in partenza per la prossima tappa del tour mondiale. L'unica cosa certa è la data della prossima riunione di Sydney: 22 dicembre. Nessuno lo dice in sala, ma sarà un po' come partecipare alla messa di Natale.

 

 

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