Giordano Stabile per “la Stampa”
La lunga navigazione della portaerei Admiral Kuznetnov verso la Siria ha suscitato molte polemiche e preoccupazioni. E anche qualche presa in giro per la colonna di fumo eccessiva che usciva dalla sua ciminiera. Ma la vera mazzata finale sui ribelli assediati ad Aleppo potrebbe arrivare da un' altra nave russa, che ha attraversato il Bosforo senza dare troppo nell'occhio e dal Mar Nero si appresta a unirsi alla squadra ammiraglia in arrivo davanti al porto di Tartus. È la fregata lanciamissili Admiral Grigorovich, dotata dei micidiali Kalibr, missili cruise simili ai Tomahawk americani che dal mare potrebbero colpire le postazioni dentro la città con potenza devastante.
La Russia ha già usato i Kalibr in un paio di occasioni nella guerra in Siria. Ma ora nel mirino ci sono i quartieri orientali della città, dove assieme a 10 mila combattenti sono intrappolati oltre 200 mila civili. E lo schieramento di una flotta con le migliori unità della marina russa lascia presagire che la resa dei conti sia questione di giorni. Oltre alla fregata ci sono anche tre sottomarini in grado di lanciare i Kalibr. Segno che l' aumento della potenza di fuoco arriverà soprattutto dai missili, più che dai cacciabombardieri imbarcati sulla portaerei.
Il lungo giro della Kuznetnov dal Mar Artico al Mediterraneo, assieme all' incrociatore a propulsione nucleare Pietro il Grande, è ora visto dagli analisti militari più che altro come un' esibizione di potenza. La portaerei imbarca soltanto 10 Su-33 e quattro Mig-29K, «gli unici con capacità specifiche di attacco al suolo». E ci sono dubbi, sottolineati dall' analista Michael Kofman del Centre for Naval Analyses, sull' addestramento dei piloti a missioni di questo tipo. Non saranno quindi i cacciabombardieri dal mare a decidere le sorti della battaglia di Aleppo, ma l' impressionante dispiegamento missilistico.
I movimenti delle navi fanno pensare che l'attacco potrebbe scattare proprio durante la giornata elettorale di martedì prossimo negli Stati Uniti, o subito prima. I ribelli hanno cercato di anticipare le mosse russe con un'offensiva scattata il 28 ottobre per rompere l'assedio. Migliaia di combattenti hanno assaltato le posizioni dell' esercito siriano a Sud-Ovest della città per aprire una breccia e raggiungere i quartieri assediati. Dopo una prima giornata di successi, con i governativi costretti a cedere i distretti di Minyan e Dahiyat al-Assad, l' attacco è finito in stallo.
Ieri violenti raid aerei hanno dato il via alla controffensiva di Damasco. Decine di insorti sono stati uccisi nei due distretti e gli altri hanno cominciato a ripiegare. Fonti filo-governative segnalano anche la concentrazione delle forze speciali siriane a Est e Nord di Aleppo. Sono le formazioni «Tigri», «Falchi del deserto» e la Brigata Al-Quds. Se i ribelli non riusciranno a dare slancio ai loro attacchi nei prossimi giorni scatterà probabilmente l' assalto di terra alla città.
Dal 30 settembre 2015, quando sono cominciati i raid russi, il regime di Bashar al-Assad è riuscito a ribaltare quasi completamente la situazione ad Aleppo. I ribelli controllavano allora quasi i due terzi della metropoli, ora poco più di un terzo e solo un decimo della popolazione.
l assedio di aleppo in siria 3
I bombardamenti hanno fatto migliaia di vittime ma anche le formazioni jihadiste che occupano alcuni quartieri a Est, come Ahrar al-Sham e l' ex Al-Nusra, hanno colpito scuole e abitazioni con razzi e potenti mortai. Centinaia di civili sono stati uccisi anche a Ovest. Russia e Stati Uniti hanno concordato due tregue a febbraio e settembre. Non hanno retto. E ora per gli abitanti di Aleppo si annuncia un novembre di fuoco e distruzione.