Grazia Longo per “la Stampa”
Mentre ieri mattina si è registrata l' ennesima brusca frenata sulla metropolitana di Milano, con quattro contusi in modo lieve e nessuna sospensione della linea, le notizie acclarate sono due. La prima: non è ancora chiara la causa dei continui stop improvvisi della metro. La seconda: dovranno trascorrere ancora alcuni mesi prima che si risolva il problema. Lo dice chiaro e tondo l' assessore comunale ai trasporti Marco Granelli: «Servirà qualche mese per omologare il software dei treni più vecchi e lenti a quello dei mezzi nuovi e più veloci.
Inoltre la Alstom, la multinazionale che ha progettato i sistemi di Atm (Azienda Trasporti milanesi, ndr) dovrà uniformare i tre diversi sistemi delle tre diverse linee metropolitane». E nel frattempo? «Stiamo lavorando insieme all' Atm per affinare il metodo di segnalazione allarme in modo da contenere il fenomeno delle frenate brusche. L' Atm sta davvero facendo il possibile per affinare il rilevamento della criticità. E comunque crediamo sia meglio avere un episodio di frenata o di rallentamento in più rispetto ad un incidente che porterebbe conseguenze più gravi».
L' origine del disagio intanto resta un giallo. «Quel che è certo - prosegue l' assessore - è che il sistema funziona, nel senso che il rilevamento di un' anomalia fa scattare il meccanismo della frenata brusca. Ma per quanto concerne l' anomalia, chissà potrebbe essere grasso, polvere sui binari: l' Atm è impegnata a capire cosa sia».
Sul caso indaga anche la magistratura. Il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano ha raggruppato tutti i fascicoli relativi ai vari casi e ha aperto un' inchiesta al momento contro ignoti. Finora l' episodio più grave si è verificato sabato scorso con undici feriti, nove quelli ricoverati in ospedale dal 118. Tra questi anche due bambini di 16 mesi e di 8 anni. Ultimo anello di una catena di oltre 50 incidenti negli ultimi mesi e altrettanti feriti.
Il treno coinvolto sabato è stato posto sotto sequestro dal pm Stefano Ammendola che ha inoltre incaricato la polizia di indagare sul caso. Sul tavolo di inquirenti e investigatori ci sono varie ipotesi. Oltre che dalla possibile presenza di quantità eccessiva di grasso o sporcizia sui binari, il falso allarme potrebbe essere scatenato da un «buco» nel sistema, una sorta di interruzione di comunicazione tra i vari elementi del sistema che gestisce la marcia automatica dei mezzi o da un errore umano dei macchinisti (ma questa pista sembra al momento la meno probabile).
L' assessore Granelli precisa che gli episodi in cui la metro ha dovuto inchiodare all' ultimo minuto «sono aumentati in tre anni per poi diminuire nel 2018: nel 2015 sono state 67, nel 2016 sono salite a 79, nel 2017 sono salite ancora a 109, per poi scendere nel 2018 a 83». Ma il Codacons annuncia battaglia e un esposto in procura. «Inaccettabile - si legge in una nota - che possa essere messa così a repentaglio la salute e la sicurezza di migliaia di passeggeri che giornalmente utilizzano la metropolitana milanese. L' Atm deve garantire la sicurezza ».
Per quanto concerne, nello specifico, la circostanza di ieri mattina alla fermata di Cassina de' Pecchi, nell' hinterland milanese lungo la linea 2, la frenata brusca, secondo l' Atm è legata al cattivo funzionamento di un apparecchio a bordo del convoglio. «Il temporaneo malfunzionamento della strumentazione ha individuato erroneamente un semaforo rosso» e, quindi, quando la velocità era di circa di 25 chilometri all' ora, il treno si è improvvisamente arrestato.
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