CHI TOCCA SANT’EGIDIO – LA PROCURA DI TERNI HA CHIUSO LE INDAGINI SULLA VENDITA DEL CASTELLO DI NARNI E TRA COLORO CHE RISCHIANO IL PROCESSO C’È MONSIGNOR VINCENZO PAGLIA
Andrea Gualtieri per “www.repubblica.it”
Rischia di finire sotto processo il presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. La procura di Terni ha inserito infatti il nome di monsignor Vincenzo Paglia, già vescovo di Terni, nell’avviso di conclusioni indagini che sarà notificato a breve per la vicenda legata alla vendita del castello di Narni. Insieme al presule, figurano nelle carte dell’inchiesta altre nove persone. Tra gli altri, ci sono il vicario episcopale Francesco De Santis e il presidente dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero Giampaolo Cianchetta, oltre all’ex direttore tecnico della curia Luca Galletti e all’ex economo Paolo Zappelli, entrambi finiti già in manette nel 2013 insieme ad Antonio Zitti, dirigente dell'ufficio urbanistica del comune di Narni.
Myrta Merlino Mario D Urso e Mons Vincenzo Paglia
Per tutti c’è l’accusa di aver fatto parte di un’associazione a delinquere che sarebbe responsabile di truffa ai danni del comune di Narni, falso ideologico, turbativa d'asta, abusivo esercizio del credito e appropriazione indebita. Il castello, pagato al Comune poco meno di due milioni di euro, secondo le ricostruzioni del sostituto procuratore Elisabetta Massini aveva invece un valore di oltre cinque milioni e l’acquisto sarebbe stato condotto in modo irregolare rispetto a ciò che prevedeva il bando.
Entro venti giorni i legali degli indagati potranno presentare le loro memorie difensive. Già nel 2013, intervistato dall’Espresso, monsignor Paglia aveva offerto la propria versione dei fatti, che oggi riconferma: “Era fine 2009. L'allora sindaco di Narni mi chiese se la diocesi fosse interessata all'acquisto del castello, che in realtà è un convento con una chiesa ancora officiata. Inizialmente dicemmo che eravamo interessati. Ma, visto i problemi economici che avevamo, declinammo subito l'invito. Come diocesi uscimmo dall'operazione, e da allora la diocesi è stata totalmente estranea”.
I problemi economici ai quali fa riferimento il presule sono legati ad un buco nei conti valutato in oltre venti milioni di euro e per il quale papa Francesco ha mobilitato lo Ior come garante di un piano di rientro affidato al successore di Paglia, il francescano Giuseppe Piemontese, ex custode del sacro convento di Assisi. Lo scompenso nelle casse, sottolinea però Paglia, non è collegato alla vicenda del castello sul quale ha indagato la procura.
Mons Vincenzo Paglia e Corrado Passera
Il vescovo frusinate, che è anche assistente spirituale della Comunità di Sant’Egidio ed è molto conosciuto per il suo impegno sui temi della pace dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, ha lasciato la guida della diocesi di Terni nel 2012, quando Benedetto XVI lo ha chiamato in Vaticano a presiedere il Pontificio consiglio per la Famiglia. Un ruolo nel quale monsignor Paglia è stato protagonista di primo piano nel dibattito legato alla stagione sinodale voluta da Francesco sui temi della famiglia, avviata con l’assemblea straordinaria dell’anno scorso e proiettata verso l’appuntamento di ottobre dal quale, in un’intervista a Repubblica, il presule ha dichiarato di attendersi una soluzione alle questioni più dibattute su unioni gay e comunione ai risposati che “non sia sganciata dai problemi delle persone”.
VINCENZO PAGLIA DE BORTOLI Marco Pannella e Mons Vincenzo Paglia MONSIGNOR VINCENZO PAGLIA E GIANNI LETTA