Riccardo Torrescura per la Verità
Quando, nel 1996, uscì il suo romanzo Un clandestino a bordo, Dacia Maraini scatenò una focosa discussione nel piccolo universo femminista. Sulla rivista mondadoriana Nuovi Argomenti, allora diretta da Enzo Siciliano, pubblicò una lunga lettera autobiografica, in cui raccontò di aver subìto un aborto spontaneo all' età di 24 anni: prima, cioè, della sua relazione con Alberto Moravia.
«L' aborto», spiegò la scrittrice, «sembra essere il luogo maledetto dell' impotenza storica femminile. È l' autoconsacrazione di una sconfitta. Una sconfitta storica bruciante e terribile che si esprime in un gesto brutale contro sé stesse e il figlio che si è concepito».
In realtà, la Maraini non ha mai contestato la legge 194, di cui proprio in questi giorni ricorre il quarantennale. Anzi, l' ha sempre apprezzata poiché, a suo parere, responsabile di avere eliminato gli aborti clandestini. Tuttavia, le sue riflessioni amare sull' interruzione di gravidanza suscitarono l' approvazione di un parte del mondo cattolico, a partire dai sacerdoti paolini. Dopo tutto, che un' autrice nota per le sue posizioni femministe e di sinistra osasse mettere in discussione il «diritto ad abortire» non era piccola cosa.
Da qualche tempo, però, la Dacia sembra aver cambiato nuovamente idea. Nel 2017, commentando le mosse dell' amministrazione Trump negli Stati Uniti, dichiarò preoccupata: «I diritti si possono perdere. Non sono per sempre. Guardate l' America in questo momento, sta discutendo sui diritti della pace, la difesa dell' ambiente, l' aborto. Dopo aver faticato tanto per cambiare le cose arriva uno, votato - ma non è detto che il mondo porti avanti il migliore - e i diritti possono essere revocati. Bisogna difenderli». L' aborto, d' un tratto, era ritornato un diritto da difendere a tutti i costi. Ed è ugualmente un diritto, a parere della scrittrice, quello di morire. Dacia Maraini, infatti, ha appena dato alle stampe un libro-intervista, a cura di Claudio Volpe, che è un manifesto a favore dell' eutanasia (si intitola appunto Il diritto di morire, e lo pubblica Sem).
libertà di morire «La libertà di morire con dolcezza, e senza sofferenza, si scontra con i privilegi di chi vorrebbe imporre una legge divina superiore a quella umana», scrive la Maraini, «si scontra con i privilegi di una legge che pretende di guidare l' individuo anche nei suoi più segreti pensieri e volontà». La signora, ovviamente, è liberissima di pensarla come vuole, e non perderemo tempo, ora, a notare alcune profonde contraddizioni del suo pensiero in merito al suicidio assistito. Ci interessa molto di più esaminare ciò che la Maraini scrive a proposito dell' omosessualità. In quanto intellettuale militante, Dacia è favorevolissima alle unioni gay ed è molto critica sulle posizioni della Chiesa.
«Mi chiedo, rileggendo il Vangelo, se Cristo sarebbe oggi così indignato contro chi proclama il diritto all' amore», scrisse sul Corriere della Sera nel 2016. «Dopo tutto anche la sua famiglia aveva poco di "naturale": non era nato da una vergine e da un uomo costretto alla castità?».
Negli ultimi anni, ha cambiato idea pure sull' utero in affitto. Inizialmente era contraria, e firmò pure un appello di Se non ora quando contro la gestazione per altri.
Poi, nel 2016, confessò a Vanity Fair che la sua firma fu «un atto di fiducia verso una organizzazione che conoscevo da anni e di cui mi fido. Non sapevo che anche loro erano divise». Quindi illustrò il suo pensiero sull' utero in affitto: «Se fatto con amore, perché no? Il mondo cambia, nascono nuove realtà, nuove esigenze».
Sfogliando il suo nuovo libro, però, sorge il sospetto che la Maraini abbia di nuovo mutato opinione. Soprattutto, però, sconcerta un pochettino leggere ciò che teorizza: «Probabilmente», scrive, «in passato le comunità erano più deboli, la mortalità infantile era una realtà quotidiana, e quindi per la continuazione della specie era necessario che si facessero molti figli. [...] Per questo l' omosessualità era da considerarsi un delitto contro la comunità, un modo di interrompere la catena della procreazione». E adesso tenetevi forti, perché viene il bello.
«Ora invece», prosegue la Maraini, «in tempi di sovrappopolazione, in un mondo che sta diventando pericolosamente ed eccessivamente affollato, con miliardi di esseri viventi che stanno già combattendo per la carenza d' acqua, di cibo e di energia, è comprensibile che l' omosessualità venga accettata e magari favorita. Nonostante le grandi teorie sul come vincere la denatalità incalzante, chi ha uno sguardo più ampio sul mondo e sul futuro sa che il mondo, arrivando a quasi dieci miliardi di persone da nutrire e curare, ha bisogno di limitare le nascite».
siamo in troppiChiaro, no? Su questo pianeta siamo in troppi, dunque è opportuno che ci siano sempre più omosessuali, così si riuscirà a tenere sotto controllo la popolazione. In pratica, l' essere gay è una sorta di anticoncezionale. Chissà che ne pensano gli attivisti Lgbt...
Purtroppo, però, nelle teorie di Dacia c' è una falla: con l' utero in affitto, anche i gay potranno riprodursi, dunque la popolazione mondiale continuerà ad aumentare. È vero che gli eterosessuali occidentali, ormai, di figli non fanno più. Ma è anche vero che nel Sud del mondo la crescita demografica è notevole.
Che fare, dunque? La Maraini, con il suo manifesto pro eutanasia, offre una parte della soluzione (spingere un po' di anziani e malati ad autoeliminarsi). Ma forse servono risposte più radicali.
Chissà, magari il prossimo libro di Dacia sarà dedicato alla castrazione...
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