DEGRADO CAPITALE - L’ORRIBILE OBELISCO DI ARNALDO POMODORO ABBANDONATO TRA ERBACCE, CARTACCE E COCCI DI BOTTIGLIA. ALTRO CHE “PORTALE” DELLA CITTÀ, È DIVENTATO IL CASSONETTO DEL PALALOTTOMATICA
Sara Grattoggi per “La Repubblica – Roma”
Assediata dai cartelloni pubblicitari mobili sui camioncini. Circondata da rifiuti e sporcizia e preda del degrado. Così è ridotta (ormai da tempo) la monumentale scultura in bronzo “Novecento” di Arnaldo Pomodoro, voluta dalla giunta Rutelli in occasione del Giubileo e inaugurata nell’ottobre del 2004 dall’allora sindaco Walter Veltroni a piazzale Nervi, all’Eur, di fronte al Palalottomatica.
DEGRADO INTORNO ALLA STELE DI ARNALDO POMODORO
Grazie alla sua collocazione, doveva essere – come la presentò l’allora sovrintendente capitolino, Eugenio la Rocca - «una sorta di portale, come gli antichi obelischi di accesso alla città, per chi giunge dal litorale e dall’aeroporto Leonardo Da Vinci». Ma chi arriva, oggi, trova l’opera del maestro romagnolo completamente abbandonata a se stessa. Senza nemmeno una targa a segnalarla.
Dell’acqua che avrebbe dovuto riempire la grande fontana che circonda la scultura (alta 21 metri) non c’è traccia: nella vasca solo sporcizia e bottiglie di birra vuote, abbandonate sotto il sole. Mentre la base, ormai scrostata, è coperta di scritte e “tag”. Intorno, il piazzale che dovrebbe farle da cornice, non è ridotto meglio. Sotto gli alberi, crescono le sterpaglie e si ammucchiano i rifiuti: resti di pasti improvvisati, posate e buste di plastica, cartacce, lattine e cocci di bottiglie di vetro.
DEGRADO INTORNO ALLA STELE DI ARNALDO POMODORO
E addirittura cumuli di vestiti che circondano i cartoni usati probabilmente dai senzatetto come giaciglio notturno. A denunciare la situazione, due mesi fa, era stato anche il deputato del Pd Michele Anzaldi, che in un intervento sull’Huffington Post aveva proposto di spostare la scultura a piazza di Porta Capena. «Secondo il progetto originario – spiegava il deputato – l’opera di Pomodoro doveva essere istallata di fronte alla sede della Fao e prendere il posto dell’obelisco di Axum, che era stato restituito all’Etiopia.
Alla luce dello stato di degrado che circonda l’opera di Pomodoro, non credo sia un’eresia pensare di restituire alla piazza che ospitava l’obelisco etiope un’altra opera di grande significato e bellezza «. «Dopo la mia denuncia – racconta oggi Anzaldi – nessuno ha sentito l’obbligo di dare un chiarimento pubblico ai cittadini. Né Eur Spa, né il Campidoglio, né il Municipio. L’unico che si è fatto sentire è stato il maestro Pomodoro».
Intanto, nel piazzale nulla è cambiato. Per questo, Anzaldi lancia una nuova provocazione: «Se l’amministrazione non è in grado di valorizzare l’opera di Pomodoro, sarebbe più opportuno metterla in vendita (vale circa cinque milioni di euro), affinché possa essere acquisita da chi sia intenzionato a valorizzarla e a renderle gli onori che merita».