Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
Alfredo Romeo resta nel carcere di Regina Coeli. Il giudice di Roma respinge l'istanza dell' imprenditore accusato di aver corrotto il funzionario Consip Marco Gasparri con versamenti in contanti per 100 mila euro. In attesa della decisione del tribunale del Riesame Romeo viene trasferito nella stessa cella di Stefano Ricucci, l' immobiliarista detenuto per un giro di fatture false da oltre un milione di euro.
Il ricorso di fronte al nuovo collegio sarà discusso giovedì prossimo. Prima di allora la difesa potrà esaminare i nuovi atti processuali raccolti dall' accusa. In quasi 40 pagine di motivazione il gip sottolinea come Romeo abbia di fatto confermato quanto detto proprio da Gasparri, che collabora con il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi e in tre interrogatori aveva rivelato di essere stato messo a «libro paga» per aiutarlo a contrastare gli altri soggetti che miravano a ottenere gli appalti.
Una «difesa legittima criminale» che, dice il gip, lo stesso Romeo esplicita parlando con Carlo Russo, l' imprenditore toscano utilizzato secondo l' accusa per agganciare Tiziano Renzi, il padre dell' ex premier Matteo.
Il gip specifica che Romeo «vuole e può utilizzare anche altre persone per tentare di avvicinare gli alti vertici della maggioranza di governo». E sottolinea come le dichiarazioni rese nella memoria depositata dopo l' arresto confermano la sua forza, che si esprime attraverso la complicità di «corrotti, facilitatori e trafficanti d' influenze». Anche perché in quella memoria Romeo ammette di aver incontrato l' amministratore delegato Luigi Marroni come quest' ultimo aveva raccontato avvalorando la testimonianza di Gasparri.Non a caso viene evidenziata la sua «estrema pericolosità» soprattutto per quanto riguarda «il volto illecito delle sue politiche di mercato».
I «PIZZINI» VALIDI
Nell' istanza depositata subito dopo la cattura avvenuta il 1 marzo, i legali di Romeo - Francesco Carotenuto, Giovanni Battista Vignola e Alfredo Sorge - avevano puntato sull' insussistenza delle contestazioni, sottolineando anche la «nullità» delle accuse relative ai «pizzini» ritrovati nella spazzatura e sui quali i magistrati ritengono che Romeo abbia annotato le tangenti versate per vincere le gare. In particolare si tratta dell' appunto recuperato dai carabinieri del Noe dove si legge: «30.000 x mese - T. 5.000 ogni due mesi R.C. 2 incontri quadro tenuti da T. 1 con M - 1 con L». Nell' interpretazione degli investigatori la T significa Tiziano Renzi, R.C. Carlo Russo, M sta per Marroni (amministratore delegato di Consip) e L per Lotti.
INCHIESTA CONSIP - I PIZZINI DI ALFREDO ROMEO
INCHIESTA CONSIP - I PIZZINI DI ALFREDO ROMEO
«Non è utilizzabile perché sono stati gli investigatori a comporlo», sostengono i difensori. Una tesi ritenuta «insussistente» dal gip visto che «la polizia giudiziaria possiede ancora i pezzi scomposti e quindi si può sempre ripetere l' accertamento tecnico». Inoltre nell' ufficio di Romeo è stato trovato un altro appunto, quasi identico: «Ogni mese 30.000» e una freccetta che rimanda a una T cerchiata; ogni 2 mesi 5.000 - C.R.; 1 incontro con M; 1 incontro con L». In più ci sono la parola «contanti», cerchiata anche quella, e due nomi abbreviati: «Bonifas» e «Pess».
INCHIESTA CONSIP - IL PIZZINO STRAPPATO Alfredo Romeo esce dal carcere ALFREDO ROMEO CON ROSETTA IERVOLINO debora salvalaggi e stefano ricucci STEFANO RICUCCI TEO MAMMUCCARI ricucci chi 6 il generale tullio del sette riceve da sergio marchionne le chiavi della giulia alfa romeo