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DITE AD ANGELINO ALFANO CHE DOMANI COMINCIA L'UDIENZA PRELIMINARE SUL RAPIMENTO DI ALMA SHALABAYEVA, MOGLIE DEL DISSIDENTE KAZAKO MUKTAR ABLYAZOV RIMPATRIATA NEL SUO PAESE NEL 2013 E POI TORNATA IN ITALIA - LA PROCURA HA CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO DI SETTE TRA DIRIGENTI E FUNZIONARI DI POLIZIA E DI UN GIUDICE DI PACE  

ALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA ALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA

(ANSA) - Comincia domani davanti al gup di Perugia Carla Giangamboni l'udienza preliminare sul presunto rapimento di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov rimpatriata nel suo Paese nel 2013 e poi tornata in Italia, per il quale la procura del capoluogo umbro ha chiesto il rinvio a giudizio, a vario titolo, di sette tra dirigenti e funzionari di polizia insieme al giudice di pace che si occupò della vicenda.

 

alma shalabayeva ipad alma shalabayeva ipad

Nel fascicolo vengono ipotizzati i reati di sequestro di persona, falso e abuso d'ufficio. Tra gli indagati anche l'ex capo della squadra mobile di Roma Renato Cortese (attuale questore di Palermo) e l'allora dirigente dell'ufficio immigrazione Maurizio Improta (ora questore di Rimini). Il coinvolgimento del giudice di pace ha portato il fascicolo a Perugia per competenza territoriale.

 

E' probabile che nell'udienza di domani vengano affrontate le prime questioni tecniche preliminari. Per la procura del capoluogo umbro, quello di Alma Shalabayeva e Alua Ablyazova, la moglie e la figlia (di sei anni all'epoca dei fatti) del dissidente kazako Muktar Ablyazov espulse dall'Italia il 31 maggio del 2013 (e poi tornate nel dicembre dello stesso anno), messe su un aereo e rispedite in Kazakistan, fu un rapimento.

 

ANGELINO ALFANO ANGELINO ALFANO

Realizzato - ritengono gli inquirenti - grazie ad una sequenza di falsi, abusi e omissioni compiuti da funzionari pubblici italiani e diplomatici kazaki (la posizione dei quali è stata separata dalle altre). Secondo l'accusa una lunga sequela di omissioni e falsi che avrebbero esposto la Shalabayeva al "concreto rischio di subire violazioni dei diritti umani". Tutti gli indagati hanno sempre sostenuto la correttezza del loro operato.

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