Franco Zanotelli per “La Repubblica”
UNO dei più grandi scienziati della storia ma anche un tenero fidanzato e un donnaiolo impenitente. È il ritratto di Albert Einstein che ci consegna il museo di Berna, intitolato allo scopritore della teoria della relatività. Un ritratto che parrebbe non molto in sintonia con l’immagine di quel grande fisico, rimandataci dall’iconografia ufficiale.
Eppure, da qualche giorno, all’Einstein Museum della capitale elvetica, sono in mostra una quarantina di lettere che il giovane Albert, tra la fine dell’800 e l’inizio del ventesimo secolo, scrisse alla famiglia di Jost Winteler, un professore e scrittore di Aarau, nel Canton Argovia.
Una frequentazione che risale agli anni dell’adolescenza del futuro premio Nobel. Aveva 17 anni Einstein quando, in casa Winteler, conobbe la coetanea Marie, una delle figlie del professore che lo ospitava e che fu suo docente, al liceo locale.
I due ragazzi si innamorarono e la loro storia, di cui c’è traccia nelle lettere che i discendenti di Marie Winteler hanno donato al museo di Berna, durò tra il 1895 ed il 1896. Fino a quando, cioè, il giovane e già promettente Albert Einstein, conseguì la maturità e si trasferì a Zurigo, per frequentare il Politecnico Federale.
Qui Einstein sembra dimenticare quell’amore adolescenziale, si sposa con la matematica di origine serba, Mileva Maric, che gli darà due figli, però non è felice. In effetti, a 31 anni, nel 1910, ormai professore universitario, si rivolge con una lettera dai toni più che eloquenti a Marie Winteler.
«Sono in balia di un amore sbagliato e di una vita sbagliata », scrive all’amica. Oltretutto proprio nel periodo in cui la moglie è in attesa del loro secondo figlio. «Penso a te ogni minuto libero e sono triste come solo un uomo può esserlo», si confida con l’amata di un tempo.
«Sapessi come rimpiango quelle nostre passeggiate nella foresta di Bremgarten e a Zofingen», rincara, richiamando due luoghi particolarmente incantevoli situati nei dintorni di Aarau. Due luoghi che arriva a definire «l’apice della mia vita» e dove, a quanto pare, come due fidanzatini di Peynet, Albert e Marie si recavano per compiere lunghe passeggiate, mano nella mano. Insomma, leggendo quel carteggio si ha, davvero, l’impressione di un Einstein innamorato perso.
Sempre negli scritti a Marie lo scienziato evoca un episodio oscuro, parla di un «nostro dolore profanato», qualcosa che, tuttavia, non è stato chiarito neppure dalla famiglia Winteler che, indubbiamente, ha compiuto un atto di trasparenza, rendendo pubblico quell’epistolario. Forse, ma è un’ipotesi, si riferisce a sua sorella Maja, che ebbe un amore tragico con Paul Winteler, il fratello di Marie.
Fatto sta che «Einstein è stato un grande donnaiolo», dichiara, al quotidiano di Berna, Der Bund, Jakob Messerli, direttore dell’Einstein Museum. In effetti, in una delle lettere a Marie Winteler, ammette di essere un marito infedele e scrive che si considera un «traditore incorreggibile».
D’altro canto si sposò due volte, la seconda con una cugina della prima moglie ma, soprattutto, oltre a Marie ebbe una sfilza di relazioni extraconiugali. Estella, Ethel, Toni, Margarita e altre due di cui si conoscono solo le iniziali quelle, chiamiamole così, ufficiali.
Per intenderci la giovane svizzera non era l’unica alla quale inviava lettere appassionate. E, se vogliamo, quelle del museo di Berna sono una piccolissima parte dell’epistolario amoroso di quel genio della fisica. A Gerusalemme, ad esempio, ne sono custodite ben 1500. Il suo matrimonio non poteva certo durare al lungo e forse non fu un caso che il divorzio da Milena Maric avvenne il giorno di San Valentino.
jonh malkovich interpreta arthur sasse : albert einstein foto di sandro miller