Da http://www.nextquotidiano.it
Se una compagnia commercializza due prodotti identici ma uno di essi è destinato alla clientela femminile e l’altro a quella maschile, quello destinato alle donne costerà circa il 7% in più. Lo dice una ricerca del New York City Department of Consumer Affairs (DCA) sulle differenze di prezzo tra un prodotto per maschi e uno per femmine.
Lo studio, dal titolo “From Cradle to Cane: The Cost of Being a Female Consumer” (Dalla culla al bastone della vecchiaia: il costo di essere una consumatrice), compara 800 prodotti di 90 aziende diverse in commercio sia nei negozi fisici che in quelli on-line che esistono sia nella versione maschile che in quella femminile.
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In molti dei prodotti presi in esame le differenze tra la versione maschile e quella femminile sono davvero minime. Come giustificare l’incredibile differenza di prezzo tra un monopattino rosso e uno rosa? In altri la differenza è il taglio, ad esempio il caso di una polo rossa che nella versione femminile costa due dollari in più rispetto a quella maschile.
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Per non parlare dei rasoi, quelli da barba costano meno delle stesse lamette (ma connotate al femminile) per la depilazione. Le differenze non diminuiscono una volta entrati nella terza età, anzi rimangono in linea con le situazioni precedenti. Con le donne costrette a pagare dal 4% al 20% in più lo stesso genere di prodotti degli uomini.
La DCA ha individuato che la differenza sostanziale maggiore, ovvero dove la pratica del gender-pricing evidenzia discrepane maggior è nella fase della pre-adolescenza. Mediamente le donne pagano, nel corso della loro vita, il 7% in più gli stessi prodotti acquistati dagli uomini.
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Qual è la spiegazione? Secondo il “Washington Post” potrebbe essere il fatto che i prodotti “per uomo” non sono visti come gender-specifici ma come generici, insomma le donne pagherebbero di più perché i prodotti per loro vengono considerati dal marketing una versione speciale.