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L’INCHIESTA SULL’EVASIONE FISCALE NEL CALCIO È PARTITA DA UNA TELEFONATA IN CUI L’EX GIOCATORE DEL NAPOLI LAVEZZI CHIEDE INFORMAZIONI AL SUO PROCURATORE SU UN CONTO IN SVIZZERA INTESTATO AL CALCIATORE CHAVEZ
Guido Ruotolo per “la Stampa”
Un periodaccio per i campioni del Napoli, per i Lavezzi, gli Hamsik, i Cavani. Rapinati in pieno giorno, nel centro città, in auto. Con le pistole. E il bottino delle rapine spesso erano i Rolex. Erano gli anni 2011, 2012 e 2013.
La procura di Napoli aprì un fascicolo, cercando di capire cosa ci fosse dietro. E intercettando el Pocho, Ezequiel Lavezzi, che parlava con il suo procuratore Alejandro Mazzoni, il 20 gennaio del 2012, «destava sospetto - ricorda il gip nel suo provvedimento di sequestro di beni equivalente - la richiesta di informazioni avanzata da Lavezzi circa l'apertura di un conto corrente bancario in Svizzera in favore del calciatore Chavez. Il Mazzoni affermava che il conto estero, già esistente con la Hsbc, era stato chiuso e che si stava adoperando per aprirne uno nuovo con l'Istituto Franklin».
Nasce da questa conversazione l'indagine che ha portato, ieri, alla notifica del sequestro di dodici milioni di euro. E alla chiusura della indagine sui reati tributari nei confronti di 64 indagati. Nelle carte del Tribunale di Napoli, emerge uno spaccato di complicità tra dirigenti sportivi, giocatori e procuratori - i pubblici ministeri napoletani parlano di «radicato sistema» - «per evadere le imposte».
Gli investigatori hanno censito ben 35 società di serie A e B coinvolte in questo sistema. La tesi dell' accusa, riassunta dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, è questa: «Il procuratore sportivo ha ragione di esistere solo in funzione di assistere i giocatori nel rapporto con le società. Ed il giocatore dovrebbe pagarsi la prestazione di consulenza e assistenza del procuratore».
Ma per il calciatore si tratterebbe di un costo non deducibile a livello fiscale. Insomma, diventerebbe un costo vivo e una voce della sua retribuzione, nel caso in cui le società si assumessero l'onere di pagare questa prestazione. «Ma da quanto è emerso dalle indagini - precisa Piscitelli - il procuratore risulta essere un professionista che ha agito per conto della società, alla quale ha emesso fattura. In questo modo il giocatore non deve pagare la prestazione e la società può scaricarsi la stessa fattura».
Secondo i pm, «taluni agenti stranieri, argentini in particolare, mediante il ricorso a documentazione fiscale e commerciale fittizia, attraverso l'interposizione di società-schermo con sede anche in paradisi fiscali, distraendo i compensi ricevuti dalle legittime pretese erariali del Paese produttore del reddito (Italia) e di quello di residenza fiscale (Argentina), delocalizzavano i proventi derivanti dalle citate attività professionali».
Partendo dal conto corrente anomalo svizzero, gli 007 della Finanza andarono a perquisire (giugno 2013) le sedi di 41 società calcistiche alla ricerca dei contratti di trasferimento dei calciatori professionisti.
«Dalle conclusioni tratte dai consulenti - riporta il gip - emergeva una sistematica pratica contrattuale di agenti di calciatori e delle società calcistiche professionistiche a porre in essere operazioni commerciali fiscalmente elusive, sia nel comparto delle imposte dirette che dell' Iva».
Sono decine le operazioni sospette che, per l' accusa, sono prove dei reati tributari e fiscali. Partiamo da Lavezzi. Da quando viene ceduto al Napoli dall' Atletico San Lorenzo de Almagro al suo passaggio al Paris Saint Germain. Al giocatore argentino viene contestato l' omissione dei compensi nelle dichiarazioni dei redditi 2009 e 2010 per quasi mezzo milione di euro all' anno, evadendo una imposta complessiva di 197.227 euro ad anno.
Anche il trasferimento di Jorge Hernan Crespo dal Chelsea all' Inter è finito sul banco degli imputati. E lo stesso Crespo è accusato di evasione dell' imposta del reddito dal 2009 al 2012 di quasi due milioni di euro. German Denis invece ha «dimenticato» di denunciare maggiori compensi nella dichiarazione dei redditi del 2012 per quasi settecentomila euro, evadendo una imposta complessiva di 321.068 euro. E il procuratore Adrian Leonardo Rodriguez, per il trasferimento in prestito di Denis dall' Udinese all' Atalanta ha emesso diverse fatture per 500mila euro intestandole alla società Atalanta.