Paolo Foschini per il “Corriere della Sera”
angelo scola vescovo di milano x
«La comunicazione mandata sabato 8 novembre agli insegnanti di religione della Diocesi di Milano da un collaboratore del Servizio Insegnamento Religione Cattolica è formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa».
Cosi la Curia di Milano guidata dal cardinale Angelo Scola, alla fine, ha messo una pezza all’autogol segnato proprio in quella porta che doveva essere sorvegliata dal responsabile dei prof di religione ambrosiani, don Gian Battista Rota, dopo che una mail riservata spedita dal suo ufficio agli oltre 6 mila docenti diocesani della materia li invitava a «segnalare» le scuole in cui parlando di gay e identità di genere si punterebbe a «delegittimare la differenza sessuale».
In poche ore sulla Curia milanese si era scatenato l’inferno. Di tutte le associazioni gay ma anche di tutta la politica, con interrogazioni al Governo e annunci di manifestazioni davanti al Palazzo arcivescovile. Persino il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, interpellato dai cronisti si era mostrato stupefatto: «Mi sembra estremamente improbabile e strano un censimento di questo tipo nelle scuole».
L’iniziativa aveva creato un tale imbarazzo ai vertici della Curia medesima che la lettera stessa, non appena messa in circolo, era sparita dal portale in cui era originariamente apparsa: un sito riservato appunto ai docenti di religione, accessibile solo con password. Salvo che alcuni tra i prof, non appena letta la missiva e fatto un salto sulla sedia, l’avevano subito stampata. E inviata a la Repubblica che per prima l’ha messa ieri in cronaca.
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«Cari colleghi — iniziava la lettera — come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un’idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale».
E proseguiva: «Per valutare in modo più preciso la situazione e l’effettiva diffusione dell’ideologia del “gender” vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in questo senso, sia di quelle in cui sono state solo proposte.
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Per questo chiederemmo a tutti i docenti nelle cui scuole si è discusso di progetti di questo argomento di riportarne il nome nella seguente tabella, se possibile entro la fine della settimana. Grazie». A prendere l’iniziativa, come scriverà don Rota, era stato un suo collaboratore che egli non nomina ma che si chiama don Fabio Landi: animato da buone intenzioni, dirà poi il poveretto.
Alla fine, dopo una giornata intera di schiaffi, la Curia ha deciso che c’era solo una cosa da fare: chiedere scusa, appunto. «L’intento originario — precisa don Rota tentando di difendere il suo collaboratore — era quello di conoscere dagli insegnanti di religione il loro bisogno di adeguata formazione per presentare, dentro la società plurale, la visione cristiana della sessualità in modo corretto e rispettoso di tutti».
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Una lettera, questa sì, divulgata ufficialmente dal portavoce del cardinale Scola e scritta con un lessico — a partire dall’espressione «società plurale» — in cui l’arcivescovo sa di potersi rispecchiare. Solo a quel punto la polemica si è spenta. Almeno fino a ieri sera.