Alix Van Buren per “la Repubblica”
isis abbatte un aereo siriano e prende ostaggio il pilota giordano 6
La sorte del giovane pilota Muath al Kasabeh commuove la Giordania: precipitato a bordo del caccia F-16 per sventura proprio in uno specchio d’acqua vicino a Raqqa, la capitale siriana del cosiddetto Stato Islamico (Is), al-Kasabeh è stato catturato dai jihadisti. Descritto dai suoi «uno sposo modello e un musulmano devoto», il padre lo definisce con fine diplomazia «un ospite» dell’Is «da trattare con rispetto» nella speranza di un suo rilascio.
Su Twitter e i social media dilaga il hashtag “Siamo tutti Muath” con appelli a re Abdallah II di «restituire il figlio alla famiglia». Già sarebbero in corso negoziati con i jihadisti: per riottenerlo, la Giordania dovrebbe scarcerare un gruppo appartenente ad Al Qaeda, e sospendere i raid contro l’Is.
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A fare da sulfureo controcanto su Internet, proliferano i sostenitori del “califfato nero” con tag dal tenore di “Vogliamo tutti trucidare Muath”. Vengono raccolti suggerimenti che sarebbe osceno citare: metodi a scelta fra le barbarie che l’Is sciorina quotidianamente al mondo, e con le quali ha “giustiziato” oltre duemila innocenti in sei mesi, compresi — ecco una cruenta ironia — 120 stranieri confluiti nelle loro file ma decisi a tornare nei Paesi d’origine dopo aver visto la vera faccia del Moloch jihadista.
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Poco o nulla si sa dell’altro pilota della coalizione internazionale guidata dagli Usa, anch’egli da ieri prigioniero del “califfo del terrore” se verranno confermate le notizie diffuse dai media jihadisti. Se così fosse, l’abbattimento di due cacciabombardieri della coalizione internazionale e di un drone iraniano, tutto nello spazio di appena cinque giorni, certificherà anche la letale potenza di combattimento dell’Is; nonché — e forse è peggio — il trasferimento ai jihadisti dell’arsenale fornito ai “ribelli moderati” siriani dalla medesima coalizione ora in guerra contro l’Is.
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Si tratta in particolare dei Manpad FN-6, sistemi di difesa antiaerea a spalla, missili terra-aria di terza generazione a infrarossi, disegnati apposta per colpire caccia ed elicotteri fino a una quota di 4000 metri. La consegna dei Manpad ai ribelli siriani era avvenuta nel gennaio 2013 attraverso la Turchia con il sostegno del Qatar e il beneplacito Usa, stando alle rivelazioni della stampa internazionale, in primo luogo del New York Times, corredate da urgenti interrogativi sugli ultimi destinatari di quelle armi.
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Ora, ad avvisare che le infauste previsioni si siano avverate è la prestigiosa rivista militare Jane’s, quando pubblica immagini dell’Is in possesso di Manpad FN-6e in procinto di abbattere due elicotteri dell’esercito iracheno, un Mi-3-5M di fabbricazione russa il 3 ottobre, e un Bell 4-07 americano l’8 ottobre.
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Infine, mentre la Giordania insiste nell’affermare l’avaria tecnica come causa della malaugurata sorte dell’F-16, un coro di attivisti sul campo e l’Osservatorio siriano dei diritti umani ribadiscono l’abbattimento a opera dei Manpad , sottolineando un’altra «tragica ironia: consiste nel vedere un jet della coalizione centrato da armi fornite dalla stessa coalizione agli insorgenti».