ISIS, DA PERDERE LA TESTA - TROVATI I CADAVERI DI TRE UOMINI DECAPITATI NEL NORD DEL SINAI, IN EGITTO - L’EX MEDIATORE ONU, PICCO: “L’ISIS E’ NEL MEZZO DI UNA GUERRA TRA IRAN E SAUDITI” - TEHERAN COMBATTE RIAD CON ASSAD E RIAD RISPONDE CON L’ESTREMISMO SUNNITA
1 - ISIS: TROVATI TRE CORPI DECAPITATI NEL NORD SINAI
(ANSA) - I corpi decapitati di tre uomini sono stati trovati in un villaggio nel nord del Sinai, in Egitto, dove è attivo il gruppo jihadista Ansar Beit Al Maqdis alleato dell'Isis. Lo riferiscono media egiziani citando fonti della sicurezza. Una delle tre vittime, trovate vicino a Sheikh Zuweid, si chiamava Mohamed Ali, rapito pochi giorni fa.
quattro decapitati in egitto da isis accusati di essere spie mossad
Il gruppo dei 'Partigiani di Gerusalemme' è basato nella penisola e di recente si è ribattezzato 'Stato del Sinai' nel quadro dell'alleanza con l'Isis. Gli Ansar avevano diffuso un video con decapitazioni in stile-Isis di beduini accusati di collaborare "con Israele" e lunedì era stata mostrata in video la decapitazione di un ufficiale di polizia. Il sito Youm7 ha contato 19 decapitazioni compiute dagli Ansar tra il 2013 e quest'anno, nove delle quali eseguite nel 2014 e otto solo questo mese.
2 - “SBAGLIATO TRATTARE CON IL CALIFFATO COSÌ LO LEGITTIMIAMO COME NAZIONE”
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Giandomenico Picco questo scambio di prigionieri non lo farebbe: «Significa cedere alle condizioni di un gruppo terroristico che usa mezzi dell’età della pietra, e così riceverà legittimazione nel suo tentativo di destabilizzare l’intero Medio Oriente». Però capisce le ragioni della trattativa: «Da una parte ci sono le pressioni dei famigliari, e probabilmente del Giappone. Dall’altra la necessità del re giordano di difendere la difficile stabilità del suo Paese».
Lei negoziò la liberazione degli ostaggi internazionali in Libano: perché qui la situazione è diversa?
«Io trattai a nome dell’Onu, con il consenso degli Stati Uniti, parlando prima con l’Iran, poi con Hezbollah, e quindi con Israele. Qui siamo davanti a un gruppo terroristico come nulla prima, e fatico anche a capire la dinamica».
Cosa vuol dire?
«Con chi si negozia? Non credo che queste decisioni le prenda al Baghdadi; penso piuttosto che dipendano dal capo militare dell’Isis, cioè Izzat Ibrahim al Douri, il braccio destro di Saddam sfuggito alla cattura. Ma non penso che questo basti».
Si spieghi.
«Se io dovessi fare una trattativa per liberare un ostaggio dell’Isis, probabilmente la prima cosa che farei sarebbe andare a Riad. Dubito che il re giordano abbia preso questa iniziativa senza almeno informare il collega saudita».
Sta dicendo che l’Arabia sostiene l’Isis?
«Chi legge questo fenomeno solo in chiave siriana o irachena non ha capito cosa sta succedendo. Gli equilibri creati nella regione dall’accordo Sykes-Picot del 1916 sono ormai saltati, e il futuro si gioca tutto nella lotta fra sciiti e sunniti, ossia fra Iran e Arabia. Il fenomeno Isis, che con il recente attacco alla scuola di Peshawar in Pakistan si è saldato con i taleban, fa parte di questo gioco. L’Arabia formalmente lo osteggia, ma poi dice che non può impedire ai suoi cittadini privati di finanziarlo».
In sostanza l’Iran combatte l’Arabia attraverso Assad e gli sciiti di Hezbollah, e Riad usa l’estremismo sunnita per rispondere. Ma perché i sauditi appoggerebbero Abdullah nello scambio?
«Capiscono i problemi interni del re giordano, verso cui sono riconoscenti perché li ha aiutati contro i Fratelli Musulmani, altro elemento che minaccia direttamente l’Arabia».
Ma ormai i sauditi non considerano anche l’Isis un pericolo?
«Sì e no. Agli Usa rispondono che per loro è un po’ come il fenomeno dei ricchi americani che finanziano le elezioni».
Trattare con l’Isis legittima l’ambizione di essere uno Stato?
«Sì, e pagare i riscatti significa alimentare il terrorismo, anche se ormai la stessa logica dell’Isis è superata, perché gli Stati in Medio Oriente stanno sparendo».
Quindi lei non farebbe lo scambio per ragioni politiche.
«Sul piano umano capisco l’angoscia dei famigliari, e su quello politico le necessità dei governi giordano e giapponese. Ma qui serve una soluzione complessiva fra gli unici Paesi in grado di negoziarla, cioè Arabia e Iran».
Il nuovo re saudita Salman può cambiare la dinamica?
«Il ministro degli Esteri iraniano, Zarif, è stato ai funerali di Abdullah. Speriamo che si siano scambiati messaggi».