ITALIANI, POPOLO DI DROGATI E PUTTANIERI: SPENDONO 14,3 MILIARDI IN STUPEFACENTI E “SOLO” 4 PER FARE SESSO A PAGAMENTO – LE ATTIVITA’ ILLEGALI VALGONO UN PUNTO DI PIL ALL’ANNO
Fabrizio Biasin per ''Libero Quotidiano''
Osserva con attenzione la persona che hai di fianco mentre leggi queste quattro righe: c' è una discreta probabilità che vada a puttane. E che si droghi. O che faccia entrambe le cose (ma più che si droghi). Se, invece, codesta persona può vantare una specchiata moralità, allora il «malandrino» è probabile che sia proprio tu.
Pensaci bene prima di dire «come ti permetti?» perché, come si suol dire, qui «carta canta». È uscito questo resoconto dell' Ufficio studi degli artigiani (Cgia) di Mestre. Un malloppo di dati che certifica tutta una serie di cose e, soprattutto, ci consente di ampliare il detto «italiani popolo di santi, poeti e navigatori» in «italiani popolo di santi, poeti, navigatori, puttanieri e drogatissimi».
Oh, mica tutti, per carità, ma più di qualcuno sì.
Secondo la pruriginosa indagine, noialtri Fratelloni d' Italia spendiamo la bellezza di 19 miliardi di euro in attività illegali, che equivalgono a un punto di Pil all' anno (del resto l' economia in qualche modo deve pur girare). Andando nel dettaglio dei peccati e peccatucci più gettonati da Aosta a Lampedusa, risulta che si scialacquino ben 14,3 miliardi in sostanze stupefacenti e «solo» 4 per i «servizi di prostituzione». In quella che potremmo definire «zona-Champions» del vizio illegale, troviamo infine il glorioso contrabbando di sigarette (600 milioni), un tempo attività trainante del settore e, oggi, retrocessa a un comunque dignitoso terzo posto del podio.
A quali conclusioni ci porta tutto ciò? La più immediata è che se, per caso, conoscete qualcuno che si droga, fuma di contrabbando e frequenta marciapiedi, prima di attaccarlo al grido di «vergognati schifoso!» forse è il caso che gli diciate «grazie per quello che fai per la nostra economia». Poi, però, è doveroso ragionare su almeno un altro paio di faccende. La prima: come minchia fanno quelli del Cgia a calcolare troieggio e drogaggio? Cioè, come riescono a fare calcoli «in chiaro» su mercati che si sviluppano clamorosamente «in nero»? Mistero. La seconda: stiamo parlando di un mercato in espansione o in lenta recessione? Ovviamente trattasi della classica «domanda retorica», perché l' italiano quando si tratta di «sballare» può solo incrementare (+4 punti percentuali nelle attività fuorilegge rispetto all' ultimo dato disponibile, quello del 2015).
Parola al lucido Paolo Zabeo, coordinatore dell' Ufficio studi della Cgia di Mestre, che prima mette clamorose mani avanti («Lungi dall' esprimere alcun giudizio etico»), quindi cala la mannaia sui nostri precedenti e beceri ragionamenti: «Il giro d' affari che questa economia produce, costringe tutta la comunità a farsi carico di un costo sociale altrettanto elevato». Gli dà man forte il segretario della Cgia, Renato Mason: «Tra le attività illegali l' Istat include solo le transazioni illecite in cui c' è un accordo volontario tra le parti, come il traffico di droga, la prostituzione e il contrabbando di sigarette e non, ad esempio, i proventi da furti, rapine, estorsioni, usura». Ecco, cari usurai, che non vi venga in mente di passare per benefattori.
Da ultimo, la curiosa indagine ci rende edotti del fatto che negli ultimi anni sono aumentate addirittura del 380% le segnalazioni pervenute all' Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d' Italia quanto a «operazioni sospette», a riprova del fatto che il grano «sporco» prodotto da droga e meretricio deve in qualche modo rientrare in circoli «puliti» o pseudo-tali.
Zabeo ci illumina da par suo («i gruppi criminali hanno la necessità di reinvestire i proventi delle loro attività nell' economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale») e porta questo articolo alla sua conclusione più logica: la citazione di George Best.
«Ho speso gran parte dei miei soldi per alcool, donne e macchine veloci, il resto l' ho sperperato» (c' entra qualcosa con l' indagine del Cgia? Assolutamente no, ma chiudere con Best ha sempre il suo perché).