“CHI CI DOVEVA DIFENDERE E’ STATO ZITTO, A PARTIRE DA ANM E CSM” - DOPO LA SENTENZA SULLA TRATTATIVE, NINO DI MATTEO SI TOGLIE UN PO’ DI MACIGNI DALLA TOGA: “QUELLO CHE MI HA FATTO PIÙ MALE È CHE RISPETTO ALLE ACCUSE DI USARE STRUMENTALMENTE IL LAVORO ABBIAMO AVVERTITO UN SILENZIO ASSORDANTE” - LA REPLICA DELL'ASSOCIAZIONE MAGISTRATI
G.Ca. per il “Corriere della Sera”
«Quello che mi ha fatto più male è che rispetto alle accuse di usare strumentalmente il lavoro abbiamo avvertito un silenzio assordante e chi speravamo ci dovesse difendere è stato zitto, a partire dall' Anm e dal Csm». Ospite a «1/2 ora in più» di Lucia Annunziata su Raitre, Nino Di Matteo, pm del processo di Palermo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, ora alla Direzione nazionale antimafia, ha polemizzato con l' Associazione nazionale magistrati e con il Consiglio superiore della magistratura.
«Ho sempre creduto nella doverosità di questo processo, qualunque esito avesse avuto», ha spiegato in tv, dopo la sentenza che ha inflitto pene pesantissime a ex vertici del Ros come il generale Mario Mori e all'ex senatore Marcello Dell' Utri, condannati a 12 anni e accusati di aver rafforzato Cosa nostra, scegliendo la via del dialogo coi clan durante le stragi del '92 e del '93.
«Abbiamo sempre difeso dagli attacchi l'autonomia e l' indipendenza dei magistrati, anche a favore dei colleghi di Palermo», replica Francesco Minisci, presidente Anm, sindacato delle toghe. «E continueremo a difendere tutti i magistrati attaccati, pur non entrando mai nel merito delle vicende giudiziarie».
marcello dell utri libri antichi
Nel lungo colloquio con la Annunziata, Di Matteo ha poi sottolineato l'importanza del verdetto che conferma in pieno la tesi dell'accusa: mentre esplodevano le bombe mafiose, pezzi delle istituzioni scendevano a patti con i clan.
«Gli ufficiali dei carabinieri sono stati condannati per avere svolto un ruolo di mediazione delle richieste della mafia nel '92, quindi rispetto ai governi della Repubblica presieduti da Amato e Ciampi, mentre Dell'Utri è stato condannato per avere svolto il medesimo ruolo nel periodo successivo a quando Berlusconi è diventato premier.
NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpeg
Non pensiamo che abbiano agito da soli, ma che siano stati mandati e incoraggiati da altri. Servirebbe un pentito di Stato che facesse chiarezza piena». E aggiunge: «La sentenza ritiene che Dell' Utri abbia fatto da cinghia di trasmissione nella minaccia mafiosa al governo anche nel periodo successivo all' avvento alla presidenza del Consiglio di Berlusconi». Protesta il legale di Dell' Utri, Giuseppe Di Peri: «Con la sentenza che ha condannato Dell' Utri per il periodo precedente al 1992 ne è stata pronunciata anche una di assoluzione piena per i fatti successivi a quell' anno».
Dopo Di Matteo, è intervenuto un altro imputato eccellente del processo, l' ex ministro dc Nicola Mancino che ha detto: «Sono felice di essere stato assolto. Mai saputo di una trattativa. Mi rifiutai di trattare ai tempi del sequestro Moro, figuriamoci se avrei tollerato di farlo con la mafia». L'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa ha dichiarato: «Ho apprezzato la sua assoluzione». Intanto l'ex Guardasigilli Claudio Martelli, osserva: «Il tentativo di passare alla Seconda o alla Terza Repubblica, è fallito il 4 dicembre del 2016. Ci aggiriamo tra le macerie della Prima, esercizio sportivo che dura da 25 anni».