Grazie alla sua attività di cyber spionaggio Giulio Occhionero aveva accesso a un database che "conteneva un elenco di 18.327 username univoci, 1.793 dei quali correlati da password, catalogati in 122 categorie denominate Nick, che indicano la tipologia di target (politica, affari, altro). Molti account contenuti nel database appartenevano ad enti istituzionali, () imprenditori e studi legali".
È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza di primo grado con la quale il giudice Antonella Bencivinni lo scorso 17 luglio ha condannato l' ingegnere nucleare e la sorella Francesca Maria rispettivamente a 5 e 4 anni di reclusione per accesso abusivo a un sistema informatico: i due, secondo il giudice, avevano messo in piedi un' attività di cyber spionaggio.
Tentativi di inserirsi nelle caselle di posta elettronica, secondo i pm, c' erano stati anche ai danni degli ex premier Matteo Renzi e Mario Monti. Lo strumento utilizzato dai fratelli Occhionero, come ricostruito dalle indagini, era un malware inviato tramite un messaggio email. Così gli Occhionero "hanno accumulato una mole di dati e documenti riservati, sempre più imponente e variegata, creando una vera e propria rete di dossieraggio".