“IL PONTE ANDAVA CHIUSO E SPEA SAPEVA” - L’ING. CARMELO GENTILE, DEL POLITECNICO DI MILANO, CHE NELLA SUA RELAZIONE SEGNALÒ “DEFORMAZIONI NON CONFORMI” DEL PONTE, RIVELA AI PM: “LA SOCIETA’ DEL GRUPPO ATLANTIA, INCARICATA DEI MONITORAGGI, CONOSCEVA LE CONDIZIONI DEL VIADOTTO. SI POTEVA EVITARE LA TRAGEDIA” - INIZIATO IL SOPRALLUOGO DEI CONSULENTI DI INDAGATI, GIP E PARTI CIVILI NELL'HANGAR CON I REPERTI DEL PONTE MORANDI
Carlo Tarallo per “la Verità”
«Spea sapeva. Il ponte andava chiuso». L’inchiesta della procura di Genova sul ponte Morandi ieri ha fatto registrare importanti novità. L'ingegnere Carmelo Gentile, docente di Tecnica delle costruzioni al Politecnico di Milano, è stato interrogato dal pm Massimo Terrile, come persona informata dei fatti, e ha lanciato pesanti accuse nei confronti di Spea, la società del gruppo Atlantia, la stessa che controlla Autostrade per l'Italia, incaricata dei monitoraggi sul ponte Morandi.
Spea, così come Autostrade per l' Italia, è sotto inchiesta per responsabilità amministrative. Sono 21, invece, le persone indagate tra i dirigenti di ministero dei trasporti e delle infrastrutture, Provveditorato alle opere pubbliche, Autostrade e Spea. L'ultimo ad aver ricevuto ieri l' avviso di garanzia è stato Giovanni Proietti, direttore della divisione Analisi investimenti del Mit.
Ma torniamo alle accuse di Gentile: «Il progettista ha fatto delle valutazioni improprie, ma anche con quelle valutazioni improprie il ponte era da chiudere. Spea sapeva, aveva calcolato il livello di efficienza che era sotto uno e con quel dato il ponte andava chiuso. A me, però, non diedero tutta la documentazione, altrimenti lo avrei detto anche io».
Gentile ha firmato, insieme al collega Antonello Ruoccolo (anche lui sentito dai pm come teste) su commissione di Autostrade, una relazione sulle condizioni del ponte, nella quale si evidenziavano, nella pila 9, quella crollata, «deformazioni non conformi alle attese degli stralli che meritano approfondimenti». Gentile ha aggiunto di essere «molto addolorato per la tragedia» e di «non riuscire più a tornare sul ponte».
Ha parlato pure con i cronisti: «Con un monitoraggio interpretato da chi è capace di farlo, non so se si sarebbe riusciti ad evitare il crollo, ma, è una mia idea personale di cui mi assumo la responsabilità, molto probabilmente si sarebbe evitata la tragedia». Ci fu una sottovalutazione da parte di Spea? «Lo dicono i fatti, non io. Se uno mi fa una richiesta vuol dire che in qualche modo è cosciente della necessità di fare un monitoraggio».
Replica Spea: «La società precisa che il mandato al professor Gentile era unicamente relativo all' analisi dinamica degli stralli e alla progettazione del sistema di monitoraggio. Le lievi differenze dei modi di vibrazione degli stralli verificati dal Politecnico tra i due sistemi bilanciati 9 e 10 hanno ricevuto puntuale riscontro da parte dei progettisti Spea, che hanno dimostrato che non era presente alcuna criticità sul viadotto, dandone pronto riscontro al Politecnico stesso. Tutte le informazioni necessarie per espletare l'incarico erano state rese disponibili fin dall'inizio al professor Gentile».
Ieri è iniziato il sopralluogo dei consulenti e periti degli indagati, del gip e delle parti civili nell'hangar dove sono custoditi i reperti del ponte Morandi. Si tratta del primo atto concreto dell'incidente probatorio che si concluderà tra due mesi. Nessuna novità, invece, sulla nomina del commissario straordinario per la ricostruzione.
«Ritengo di essere ancora in pista», ha detto ieri il manager di Fincantieri Claudio Gemme, uno dei nomi in corsa. Ma i problemi per il ministro Danilo Toninelli non sembrano essere finiti qui. Ieri alla Camera il viceministro Edoardo Rixi, rispondendo a un'interrogazione del deputato di Fi Giorgio Mulè, ha dovuto spiegare i motivi per cui fosse stato nominato tra gli esperti del Mit incaricati di valutare costi benefici delle grandi opere il manager calabrese Gaetano Intrieri, condannato nel 2017 in via definitiva per bancarotta fraudolenta.
Rixi, in commissione Ambiente ha letto uno sbrigativo comunicato: «Circa la posizione del professor Intrieri informo che dal curriculum e dalle dichiarazioni rese dallo stesso () e dalla dichiarazione di insussistenza di cause di incompatibilità e inconferibilità sottoscritta () non risultava quanto segnalato», ossia la condanna.
Peccato che lo stesso Intrieri avesse dichiarato urbi et orbi cose molto diverse. Il 14 settembre, a chi gli ricordava che per il M5s «avere una condanna è un problema», aveva risposto su Twitter: «Beh non direi, il ministro mi ha detto che se me ne vado viene a prendermi sino a casa. Forse a qualcosa il mio lavoro serve». In una lettera aperta al direttore della Verità, Maurizio Belpietro, era stato altrettanto esplicito: «Peccato che il sottoscritto condannato non ha mai nascosto a nessuno, e sottolineo a nessuno, questa condanna ()».
Il 15 settembre, sempre sul nostro quotidiano, il manager era andato anche oltre: «Toninelli conosceva la storia della mia condanna per bancarotta, anche perché uno prima di entrare in un ministero deve firmare una dichiarazione e non è che certe cose si possano tenere nascoste».
Ma ora il ministero ci informa di essere stato tenuto all'oscuro da Intrieri e che, «considerato il breve lasso di tempo dall' avvio del procedimento di conferimento dell' incarico», il Mit «non aveva ancora avviato i controlli» previsti dalla legge e che il decreto di nomina dei 14 esperti «è tuttora all' esame dei competenti organi di controllo».
Una risposta che ha scatenato l'ira di Mulè, il quale, chiedendo le dimissioni di Toninelli, ha dichiarato: «Oggi è stata data dal ministero una risposta stupefacente sul professor Gaetano Intrieri. Questi ha sempre dichiarato di "non aver mai nascosto a nessuno e sottolineo nessuno questa condanna".
Mai il ministero lo ha smentito affermando che Intrieri non ha mai segnalato di essere stato condannato per bancarotta: siamo oltre il ridicolo, perché Intrieri ha sempre rivendicato (mai smentito, ancora una volta) di aver informato Toninelli della sua situazione giudiziaria.
La dimostrazione che il ministro si è tenuto volutamente al fianco uno spregiudicato bancarottiere è nel fatto che non lo ha rimosso: Intrieri, abbiamo appreso oggi, si è infatti dimesso volontariamente il 27 settembre». Cioè 13 giorni dopo che La Verità aveva pubblicato un articolo dal titolo inequivocabile: «Toninelli si sceglie l’esperto condannato per bancarotta».