Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
Immagina di essere il cittadino di una capitale europea, di pagare l' addizionale Irpef più alta del tuo Paese e di svegliarti con la spericolata ambizione di uscire di casa. Rinunci alla macchina perché in certi quartieri i bravacci dei clan locali si piazzano in mezzo alla carreggiata per estorcerti un pedaggio. Rinunci al motorino perché scansare le buche e cavalcare i dossi provocati dalle radici degli alberi ha trasformato il viaggio in uno slalom gigante sulle montagne russe.
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Rinunci anche alla metro da quando una banda di scippatrici ti ha alleggerito del portafogli per renderti meno pesante l' attesa di un treno chiamato Godot, e alla bici perché a Roma i colli sono settanta volte sette e le piste ciclabili stanno a zero, a differenza delle chiacchiere, riciclabili. Infine rinunci agli autobus perché hanno la curiosa abitudine di prendere fuoco e non si capisce se sia incuria, sabotaggio o se si suicidino per la disperazione.
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Accendi la tv e l' assessora all' Immobilità, in collegamento da via del Tritone con il 63 ancora in fiamme alle sue spalle, ti sbandiera con orgoglio che dall' inizio dell' anno ne sono bruciati soltanto nove, nel frattempo diventati dieci perché, mentre lei parlava, ne è esploso un altro in periferia.
Immagina di essere quel cittadino e di prendere l' unica decisione possibile: seppellirti in casa. Bene, ricordati di non aprire le finestre perché è da prima di Pasqua che nessuno passa a ritirare l' immondizia. Roma è malAtac.
2. E L'AZIENDA È SENZA RESPONSABILE PER LA SICUREZZA
Andrea Arzilli per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”
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In città scoppia il caos per i bus in fiamme in via del Tritone e Castel Porziano. E Atac avvia l' ennesima indagine interna per capire i motivi dei roghi, una decina nel 2018.
Nelle chat dei grillini in Comune si fa riferimento ad una non precisata «strategia del terrore», dicono i consiglieri pentastellati come se ci fosse un piano per colpire la municipalizzata proprio nella giornata che era stata indicata - e poi posticipata a giovedì o venerdì forse per allegare i numeri del bilancio 2017, chiuso con un passivo di circa 120 milioni - per il summit in chiave concordato. Alla riunione dovevano partecipare i vertici del Campidoglio, dell' azienda e i consulenti, tutti a lavoro sulle controdeduzioni ai durissimi rilievi del tribunale.
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Il problema dei bus che vanno a fuoco, però, è di lungo corso. Gli ultimi, quelli di ieri, si verificano mentre il responsabile della Sicurezza della municipalizzata - Pierluigi Pelargonio - non si trova in città, ma è all' estero a scaricare lo slot delle ferie residue prima di dimettersi dal suo incarico per accettare un' altra offerta di lavoro. L' ufficio «Security» è ovviamente in funzione, ma l' assenza del responsabile - di fatto un ruolo vacante mentre è in corso il riassetto dei dirigenti deciso dall' Atac - avviane comunque nel giorno in cui si sfiora la tragedia nel cuore della Capitale.
L' altro elemento che fa discutere e lascia qualche dubbio compie il giro dei social network prendendo spunto dalle foto del bus in fiamme: alcuni utenti del trasporto pubblico hanno controllato la targa (CR924XY) del mezzo carbonizzato sul «Portale dell' Automobilista» - sito collegato al ministero dei Trasporti. Da questa verifica è emerso che il bus ha affrontato a novembre una «strana» doppia revisione: la prima, il 3 novembre 2017, segna la scritta «ripetere» accanto al chilometraggio (623.949 km); la seconda, 11 novembre 2017, è definita «regolare», anche se i chilometri dichiarati sono 623.000, cioè meno della settimana precedente.
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