Estratto dell’articolo di Marco Mensurati e Fabio Tonacci per “la Repubblica”
IL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDI
Nelle 62 obiezioni al progetto di ristrutturazione del ponte Morandi presentato da Autostrade nel 2017, sollevate da un ingegnere della stessa società e, adesso, contenute in un documento riservato allegato alla relazione finale della "Commissione Toninelli", c' è, secondo i tecnici del ministero delle Infrastrutture, la Prova.
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PONTE MORANDI PERQUISIZIONI AL POLITECNICO E AL CESI
Si tratta dell' esito dei test fatti da Spea (società del gruppo Atlantia, che controlla anche Autostrade) sulle travi del Morandi su cui poggiava la strada. (…) «La verifica non è soddisfatta», come dimostra la tabella "St002" che riporta una sfilza di cifre inferiori a 1, l' indice sotto il quale una struttura rischia di crollare perché non sostiene più il peso per cui è stata progettata. In particolare, alle prove della Spea, alcune travi del Morandi dettero come risultato 0,58.
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La tabella della Spea è allegata al progetto esecutivo della ristrutturazione delle pile 9 (quella crollata) e 10 che il cda di Autostrade approvò il 12 ottobre 2017. Secondo il Codice degli appalti, però, quel progetto avrebbe dovuto prima essere certificato da un organismo esterno, perché superiore di 159.344 euro, al tetto dei 20 milioni. Norma che, secondo la Commissione, Autostrade ignorò deliberatamente. Tant' è che incaricò della certificazione un interno, l' ingegner Claudio Bandini.
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IL PROGETTO DI RICOSTRUZIONE DI PONTE MORANDI DI STEFANO GIAVAZZI
Il suo compito era di scrivere un rapporto di validazione. E però, l' ingegner Bandini, quando vide quelle cifre, si spaventò. Rimandò l' incartamento ai mittenti, senza validarlo, ma accompagnandolo con 62 osservazioni e domande.
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Rimediò, sia pure in burocratese, una rispostaccia: «L' intervento sugli stralli costituisce un' attività estremamente specialistica, il cui sviluppo si traduce in scelte costruttive e dimensionali fortemente presidiate in fase di progettazione. Pertanto non si ritiene necessario intervenire sugli aspetti sopra menzionati». In altre parole, Bandini si doveva fare gli affari suoi.
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Tra le sue osservazioni, vane, ce ne è una che la Commissione ha tenuto a sottolineare. La numero 3. Dove Autostrade scivola su una bugia. Bandini chiese se i progettisti fossero in regola con gli adempimenti in zona sismica. Risposta: «Gli adempimenti sono in corso». (…) Ecco l' incongruenza: Autostrade dà tre versioni diverse dello stesso fatto. La prima, del 23 giugno 2017: Autostrade con una nota comunica alla Direzione generale di Vigilanza sulle concessionarie autostradali, quindi al ministero, che gli adempiementi sismici «sono stati effettuati». La seconda, quella offerta all' ingegner Bandini: «Sono in corso». La terza, quella sostenuta due giorni fa da Autostrade: «Non erano necessari».
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