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QUANDO LO SBALLO E' DA CAPOGIRO - BIRRA, VINO E SIGARETTE DI MARJUANA. UN RAPPORTO ONLINE FOTOGRAFA I CONSUMI DEGLI ITALIANI E LE CONSEGUENZE EMOTIVE DEGLI ABUSI: ANGOSCIA, ALLUCINAZIONI, PIANTO - LA COCAINA VIENE UTILIZZATA DA UN MILIONE DI PERSONE OGNI ANNO

Viola Bachini e Michela Perrone per “Repubblica - Salute”

 

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A casa, che sia a tavola con gli amici o sprofondati in poltrona a fine giornata, preferiamo il vino rosso, quando usciamo beviamo invece più birra. I risultati sono la fotografia di quali siano le sostanze più usate e in che modo. Comprendendo sia vere e proprie droghe vietate - come anfetamine o cocaina - sia sostanze legali come alcol e fumo.

 

I ricercatori inglesi hanno messo online il questionario lo scorso novembre e durante i tre mesi in cui è rimasto attivo hanno risposto più di 3.000 italiani, che hanno dichiarato di fare uso di almeno una delle 140 sostanze considerate dal sondaggio; solo il 17% dei partecipanti si limita a quelle legali. In pole position ci sono alcol, tabacco, cannabis, caffeina e cocaina.

 

«L’alcol in Italia è sempre stata la sostanza psicoattiva per eccellenza per il divertimento e il tempo libero. Negli ultimi tempi però il trend sta cambiando: diminuiscono i consumi individuali e aumenta il numero di persone che ci si avvicina cercando una sostanza in grado di alterare le percezioni», commenta Riccardo De Facci, vice presidente della più grande rete di comunità italiane, il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, ed esperto di tossicodipendenze.

 

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E con ciò aumentano i pericoli: il 14% dei consumatori di alcol dichiara addirittura di non riuscire a smettere dopo il primo bicchiere; e il 4% di sentire il bisogno di iniziare fin dal mattino.

 

«Nel nostro Paese esisteva una cultura del consumo consapevole dell’alcol, che stiamo perdendo. Tra i giovani si stanno diffondendo le abitudini del mondo anglosassone, dove si consumano 4-5 mini superalcolici uno dietro l’altro per saltare la fase preparatoria ed entrare subito in quella della trasgressione e della perdita del controllo», nota De Facci.

 

Così accade che, secondo i dati della Global Drug Survey, il 16% dei consumatori di alcol racconta di aver ferito emotivamente le persone che gli stavano intorno a causa della sbornia. Non solo: chi beve molto vino dopo dichiara di sentirsi stanco, chi abusa di superalcolici aggressivo, ma anche sexy, quando non resta invischiato (una persona su 5) in una crisi di pianto.

 

Alcol per alterare le percezioni; e cannabis, la più consumata tra le sostanze illegali. «Fortunatamente sono pochi gli adolescenti che cercano lo sballo iniziando a fumare fin dal primo mattino o a volte consumando la sostanza pura, senza aggiungere il tabacco, e quindi con un’efficacia ben diversa», racconta De Facci. Confermando i risultati del Glogal Survey secondo cui la quasi totalità dei consumatori fuma sigarette di marjuana, ma solo il 3% lo fa senza il tabacco.

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I sintomi descritti vanno dalle allucinazioni auditive all’incapacità di parlare. Più della metà dei partecipanti allo studio che ha consumato cannabis nella vita racconta di aver provato una forte sensazione di angoscia.

 

L’altra protagonista della scena italiana è la cocaina. «I modelli di consumo della cocaina sono molto pericolosi - ammonisce De Facci - perché molte persone fanno di se stesse un laboratorio in cui sperimentare sostanze».

 

Infatti, al contrario della maggior parte dei consumatori di cannabis, chi ha una dipendenza da polvere bianca vuole subito raggiungere gli effetti, cerca lo sballo più che il piacere. Che ci siano comportamenti a rischio lo confermano le risposte al questionario. Poco meno del 3% dei partecipanti al sondaggio ha ammesso di aver assunto polvere bianca di cui ignorava la composizione nell’ultimo anno e ben l’81% di questi ha riportato sintomi di intossicazione dopo l’uso.

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E non sono solo i consumatori del fine settimana: «In Italia si parla di un milione di utilizzatori all’anno. Il rischio c’è soprattutto per chi ne fa un uso continuativo, per stare dietro a ritmi imposti dalla società. L’immagine del libero professionista che corre da un posto all’altro e che per rendere di più sul lavoro fa uso di cocaina non è affatto uno stereotipo», conclude De Facci.

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