raggi autobus

E LA RAGGI DIVENTO’ "NERONE"! FACCI: DALL’INIZIO DELL’ANNO SONO GIA’ 10 GLI AUTOBUS ANDATI A FUOCO A ROMA - OGNI QUATTRO GIORNI A ROMA UN AUTOBUS VIENE MESSO FUORI SERVIZIO E MANDATO IN MANUTENZIONE PER ‘SCINTILLE, FUMO E ODORE DI BRUCIATO’ – E LA SINDACA...- VIDEO

 

 

FILIPPO FACCI per Libero Quotidiano

virginia raggi

 

Se Roma ieri sembrava Beirut, è solo perché l' incendio dell' autobus è stato in pieno centro: quasi nessuno ha notato che un altro autobus dell' Atac intanto andava in fiamme a Ostia, una vettura tra l' altro usata come linea scolastica, la 06. Così, se già sfottono il sindaco Raggi chiamandola "Nerone", non è solo per la beceraggine di chi incolpa il sindaco anche dei terremoti: è che qui, di autobus pubblici, ne sono andati a fuoco dieci dall' inizio dell' anno, mentre in tutto il 2017 ne sono andati a fuoco 22.

Lo documenta anche "Odissea quotidiana", un blog curato da appassionati di mezzi pubblici.

 

autobus in fiamme via del tritone 4

TROPPO UTILIZZATI A leggere i rapporti interni su questi incidenti, poi, capita di apprendere che la loro frequenza è ancora superiore: ogni quattro giorni a Roma un autobus viene messo fuori servizio e mandato in manutenzione per «scintille, fumo e odore di bruciato», e ogni volta l' Atac avvia delle indagini mentre i sindacati ripetono sempre la stessa cosa: è colpa della cattiva manutenzione dei mezzi e, soprattutto, del loro sovra-utilizzo che causa un logoramento anche degli autobus più nuovi, come quelli comprati dalla giunta Alemanno e in uso da soli quattro anni.

virginia raggi 1

 

Sono mezzi che iniziano alle 7 del mattino e finiscono alle 21 per poi riprendere servizio da mezzanotte alle 5 e 30, dopodiché, fatto un rapido ciclo di pulizia e rifornimento, riprendono servizio sulle linee diurne. Non si fermano mai, sono sfruttati al massimo, e l' azienda del trasporto pubblico - sommersa da un debito di quasi un miliardo e mezzo - non ha i soldi per la manutenzione ordinaria.

 

FILIPPO FACCI

Si stima che ogni giorno restino ferme almeno 300 vetture bloccate tra i depositi di Magliana e Tor Sapienza: e, in assenza di pezzi di ricambio, è diventato normale cannibalizzare le carcasse disponibili, col duplice risultato di peggiorare la salute dei bus che sono già in officina e di attrezzare quelli circolanti con ricambi usati e magari usurati. E siccome nonostante questo sfacelo - che riguarda milioni di persone che si spostano a Roma - i problemi dell' Atac non sono propriamente al centro dell' agenda del sindaco, ecco che allora la domanda non è affatto becera: «E la Raggi?».

NERONE

 

FUORI CONTROLLO La Raggi spicca tipicamente per assenza (nel tardo pomeriggio di ieri non aveva ancora detto una parola, mentre persino il ministro Marco Minniti, sentito il botto, si era affacciato alla finestra ed era sceso a controllare sul posto) e per il resto, in passato, la sindaca si è limitata a plaudire un accordo tra l' Atac e i sindacati col risultato che i dipendenti della Metropolitana avrebbero lavorato di meno e senza l' obbligo di usare un badge di controllo. Notare che ora i dipendenti romani lavorano 736 ore all' anno contro le 1.100 dei lavoratori della MM di Milano e le 950 di quella di Napoli.

autobus a fuoco infernetto

 

Non è un segreto, a Roma, che i sindacati di base delle municipalizzate Atac e Ama sono state delle basi elettorali dei Cinque Stelle. Per il resto, le uscite della Raggi sul risanamento dell' Atac sembrano una classica caricatura satirica dei grillini: «Viaggiare comprando i biglietti tramite smartphone, aprire i tornelli della metro con un ticket virtuale sul cellulare, girare sui bus con una carta contactless, con un chip on paper, dove si possono caricare i Bit». Questo la Raggi. Intanto Paolo Simioni, il presidente dell' Atac, non era da meno, e diceva che le parole chiave del rilancio erano «dematerializzazione, facilità, fidelizzazione». E «pompieri», aggiungiamo noi.

autobus in fiamme via del tritoneautobus a fuoco infernettoautobus in fiamme via del tritone 2

 

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…