1. RADDOPPIATI I FURTI IN CASA - BOOM DI COLPI NEL NORD OVEST
Marco Bresolin per “La Stampa”
Mentre in Parlamento si litiga su soglie di sbarramento e premio di maggioranza, il Censis restituisce una fotografia della questione sicurezza piuttosto allarmante: in Italia vengono messi a segno 689 furti in casa al giorno. Ogni due minuti, una casa viene svaligiata. Una su tre si trova nel Nord Ovest. Numeri impressionanti, ma che non dicono tutto. Il vero dato su cui riflettere riguarda l’andamento del fenomeno: in dieci anni i colpi nelle abitazioni sono più che raddoppiati.
Si è passati dai 110.887 del 2004 ai 251.422 del 2013, una crescita del 126,7%. Nel 2007, alla vigilia dell’allarmistica campagna elettorale del 2008, tutta basata sulla sicurezza, erano poco più di 166 mila. Il dubbio: o gli ultimi governi hanno fallito totalmente su questo fronte, oppure la percezione dei problemi del Paese vista con gli occhi dei politici è totalmente sfalsata. O forse entrambe le cose. Anche perché, in generale, tutti i reati sono aumentati (+19,6%). E se per i colpi in casa c’è stata un’impennata, lo stesso non si può dire dei furti di autoveicoli (-32,2%) e degli omicidi (-29,7%), che pure - guardando certe trasmissioni in tv - spesso sembrano la vera emergenza nazionale.
NEL MIRINO
Sono proprio le quattro mura il bersaglio preferito dai malviventi. Perché ormai riuscire a mettere a segno un colpo in banca, in posta o semplicemente in un negozio è diventato più difficile: gli esercizi commerciali e le strade adiacenti sono piene di telecamere, che fanno da deterrente. Agire nelle abitazioni private è più semplice: lo fanno i professionisti dello scasso, senza lasciare la minima traccia, o i malviventi più sprovveduti e spietati. In quest’ultimo caso il furto si tramuta spesso in rapina, con violenze ai danni dei proprietari: 3.619 casi nel 2013, rispetto a dieci anni fa sono triplicate.
LA MAPPA
Un quinto dei furti in casa è avvenuto in tre province: Milano (19 mila casi), Torino (16 mila) e Roma (15,7 mila). Ma l’area più colpita è il Nord Ovest, che con 92.100 casi (+151% in dieci anni), rappresenta un terzo del totale. E infatti a guidare la classifica delle città più colpite (in rapporto al numero di residenti) c’è Asti (9,2 furti ogni mille abitanti), seguita da Torino e Pavia (7,1).
La provincia di Forlì-Cesena è invece quella in cui il campanello d’allarme sta suonando più forte, perché l’incremento dal 2004 è stato del 312,9%. Subito dopo, Mantova (+251%), Udine (+250%), Terni (243%) e Bergamo (234%). A prima vista il Sud sembrerebbe dunque indenne dal fenomeno, ma non è così. Perché nel Mezzogiorno sono più frequenti le rapine in casa: 1.380, pari al 38,1% del totale. In testa alla classifica ci sono Trapani (14,4 rapine ogni 100.000 abitanti) e Palermo al terzo (13,18), in seconda posizione di nuovo Asti (14,1).
2. “NON SONO SOLO I SOLITI IGNOTI MA BANDE AD ALTA TECNOLOGIA”
Giacomo Galeazzi per “La Stampa”
«Tecnicamente è un dato in contrasto con qualunque previsione». Sabato prossimo «uscirà un approfondimento sulle cause del fenomeno». Intanto «i numeri parlano chiaro». Il boom dei furti in abitazione «ha assunto dimensioni allarmanti soprattutto nel nord-ovest» ed è «in fortissimo aumento in tutta Italia», spiega il sociologo Giuseppe De Rita, fondatore del Censis, il Centro studi investimenti sociali. «E’ molto grave», commenta.
Come spiega i numeri?
«Nessuno ipotizzava che raddoppiassero i furti negli appartamenti. Non pensavamo che una patologia così tradizionale ridiventasse un allarme sociale. È un campanello d’allarme sulla gravità della crisi economica che sta duramente colpendo il paese. Tanto più che oggi il rapporto con le ondate di immigrazione è sensibilmente più sfumato e difficile da dimostrare rispetto al passato. Una novità assoluta».
Avete rilevato un nesso con le fasi dell’immigrazione?
«Stavolta no. Quindici anni fa registrammo un picco di furti nelle case, collegabile all’arrivo massiccio degli albanesi in Italia. Più di recente è accaduto lo stesso con i rumeni. Adesso invece i siriani e gli eritrei non sono etnie che possano essere sospettate per il boom di appartamenti svaligiati. Nelle case non si entra facilmente. Servono “know how” e organizzazione. Non si tratta di un tipo di furto che si possa improvvisare e poi, al confronto con altre epoche, non esiste una precisa configurazione dell’immigrato attuale. Sociologicamente questo dato costituisce un vero mistero».
E’ un aumento uniforme su tutto il territorio nazionale?
«La vera emergenza sono i piccoli centri, soprattutto nel nord-ovest, un’area coinvolta in un vasto processo di de-industrializzazione, di progressivo impoverimento e di indebolimento delle reti di sicurezza sociale. Nelle grandi città, più o meno, siamo tutti blindati: nelle aree metropolitane sono molto diffuse le grate alle finestre e i sistemi di allarme. Non così nell’hinterland. Nei comuni delle cinture cittadine, tra poche migliaia di abitanti, è raro che ci siano scassinatori professionisti. Però al tempo stesso si è meno attrezzati contro i ladri e la sorveglianza nelle abitazioni è carente o antiquata».
Chi ruba negli appartamenti?
«Bande itineranti che si spostano continuamente per individuare le zone più vulnerabili. I topi d’appartamento utilizzano passepartout d’ultima generazione e tutto il necessario per scassinare porte blindate, casseforti, saracinesche. Hanno in dotazione cilindri di vario tipo e misura e parti di lucchetti sezionati con i meccanismi in vista, utili allo studio della serratura. Non sono più i “soliti ignoti” alla Totò. Si i muovono come task force (tecnologia e ferocia da criminali) mentre i pesanti tagli alle forze dell’ordine rendono meno sicure le città»