Gio.Bio. per il “Corriere della Sera”
Speravano che la commozione britannica mostrata durante la cerimonia in memoria di Giulio Regeni a quattro mesi dalla morte si trasformasse in collaborazione, per ottenere qualche indizio in più sul possibile movente dell' omicidio. Invece niente.
Il pubblico ministero Sergio Colaiocco e gli investigatori di polizia e carabinieri in trasferta a Cambridge per ascoltare i professori del giovane ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto, sono tornati con un verbale di risposte negate: nessun chiarimento sulle e-mail inviate da Giulio negli ultimi mesi dal Cairo, né sui personaggi con cui era in contatto indicatigli proprio dai docenti di Cambridge.
La legge inglese consente loro di non rispondere alle domande poste per rogatoria, e gli accademici - a cominciare dal tutor Maha Abdelrahman - hanno scelto di approfittarne. Se lo riterranno, invieranno una relazione tra qualche settimana, ma hanno già anticipato di non avere «nulla di rilevante» da comunicare. Nonostante la valutazione sulla rilevanza spetti solitamente agli inquirenti, più che ai testimoni.
Che in questo caso erano chiamati a riferire soprattutto come erano stati individuati i sindacalisti e le altre persone intervistate da Regeni nel suo lavoro per l' università (di cui s' è saputo qualcosa di più preciso solo di recente, dopo l' apertura del computer), in modo da capire meglio chi fossero, al fine di ipotizzare eventuali connessioni tra le ricerche di Giulio e la sua morte.
Ma dopo la scarsa collaborazione dell' Egitto (che solo di recente ha fornito qualche dato, tra tabulati telefonici e verbali d' interrogatorio, e c' è voluto il richiamo dell' ambasciatore in Italia) in Gran Bretagna non è andata granché meglio. Evidentemente si tratta di un' indagine che suscita diffidenza e consiglia reticenza: particolare che rende ancora più complicato il compito della Procura di Roma, già confinato al ruolo di «controllore» dell' inchiesta di cui resta titolare la magistratura egiziana.
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Durante la trasferta il pm Colaiocco ha invece potuto raccogliere le testimonianze di alcuni amici e colleghi di Regeni, i quali hanno però potuto fornire solo elementi «di contorno», escludendo che Giulio fosse preoccupato o avesse espresso loro timori per la propria sicurezza. Grazie alla disponibilità delle autorità inglesi è stata acquisita la documentazione bancaria sul conto corrente di Regeni in Gran Bretagna, da cui risultano solo gli emolumenti dell' università: un ulteriore conferma, per gli inquirenti italiani, sul fatto che Giulio non fosse pagato da nessun altro, circostanza che contribuisce a escludere attività di altro genere, più meno segrete.