Annalena Benini per “il Foglio”
Dentro la curiosità sempre un po’ sdegnata e insieme compassionevole che ci affligge quando osserviamo le abitudini di vita di quell’uno per cento di adulti super ricchi con vite che non sono le nostre, ci dimentichiamo dei loro figli.
I ragazzini con l’American Express d’oro in tasca per comprare le caramelle. Quelli che non si tuffano senza una guardia del corpo con l’asciugamano pronto. Bambini che pretendono scarpe su misura fatte in Italia, e sentono il bisogno di scappare da Londra o Manhattan il fine settimana, “per rilassarsi”.
Una rivista americana, The Daily Summer, con una intera sezione dedicata agli Hamptons, ha intervistato anonimamente un bambino di dieci anni in vacanza, con paghetta da trecentocinquanta dollari al mese per fumetti, Starbucks, gadget e pranzi a domicilio tre volte la settimana (“credo che sarebbe più giusto settecento dollari, ma ho memorizzato il numero di carta di mia madre, quindi sono coperto”).
Dopo avere appreso che la sua nanny (“mia madre mi ha promesso che starà con me fino a che vado al college”) ha l’obbligo di portargli il telefono quando va a prenderlo a scuola, e di occuparsi ogni giorno della carica, ma solo fino al novantanove per cento per non rovinare la batteria, e deve anche togliere i noccioli dalle ciliegie altrimenti il ragazzino (che dice di preferire il Polo agli altri sport) si rifiuta di mangiarle, i capricci dei nostri figli che vogliono le patatine dopo il gelato ci sembreranno più tollerabili.
Qual è la cosa più divertente che hai fatto da queste parti? “Sono volato negli Hamptons su un jet privato, è stato abbastanza bello, anche se non sono un fan dei piccoli aerei”. E qual è il giocattolo più desiderato nella tua cerchia di amici? “L’apple watch. Oppure queste Ferrari giocattolo che corrono fino a quaranta miglia all’ora”. Lui ha soltanto uno skateboard d’oro, però, ricevuto per il suo compleanno.
Ma poiché ha già in mente, come molti suoi amici, che cosa farà da grande (“un imprenditore che crea la sua società tecnologica e poi la vende”) è certo che i suoi figli avranno una tata per ciascuno e non una da condividere con il fratello, come è toccato a lui (“alcuni miei amici hanno un Manny – una tata uomo – ma non fa per me. E’ più per i bambini sportivi”).
Dice che certi suoi compagni di scuola parlano troppo, alle elementari, di jet privati e di Rolex (come massima trasgressione), e vanno in punizione. E dubita fortemente di tosare un prato, anche in futuro (“incaricherò qualcuno di farlo”). Stasera, quando tornate a casa, date una carezza ai vostri bambini, e chiedete loro “che stilisti indossi?”. Se continueranno a giocare senza rispondere o vi faranno una pernacchia, siete salvi.