Carlo Macrì per il “Corriere della Sera”
Dopo aver scontato, tra carcere e domiciliari, centonovantadue giorni di detenzione Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena, è libera. Il Tribunale di Reggio Calabria ha accolto l’istanza dell’avvocato Bonaventura Candido e le ha revocato i domiciliari. Con l’obbligo però di dimora, a Messina.
Chiara Rizzo è accusata dalla procura distrettuale di Reggio Calabria, insieme all’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, di «essersi adoperata per favorire la latitanza» di suo marito, l’ex parlamentare di Forza Italia e armatore Amedeo Matacena. Attualmente latitante a Dubai con alle spalle una sentenza di condanna definitiva a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione a delinquere. Chiara Rizzo ha voluto festeggiare le prime ore di libertà assieme ai suoi cari.
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Sedici e trenta di ieri, bar Irrera, piazza Cairoli, Messina. Al tavolo con lady Matacena la signora Giulia, sua madre, Rossella, l’amica del cuore, la cugina Daniela e la zia Rosetta. Un drink alla frutta, per brindare «a una nuova vita».
«Oggi per me è un giorno speciale. Poter aprire la porta per uscire da casa è una sensazione inspiegabile. Gli affetti, le persone semplici e gli amici veri mi hanno sostenuta e saranno tutto il mio futuro». Nessuna parola sull’inchiesta e sulla sua vita privata. «Sono confusa, ma felice — ha detto Chiara Rizzo —. Adesso i miei sforzi si devono concentrare sui miei figli. Non li vedo da tanto tempo. Mi dedicherò anche al processo perché deve venir fuori la verità ed io mi batterò per questo».
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Per l’avvocato Bonaventura Candido non bisogna gridare alla vittoria. «La revoca degli arresti domiciliari è una soddisfazione, ma non intendiamo usare toni trionfalistici. La battaglia giudiziaria è ancora lunga. Rispetteremo il lavoro dei magistrati cui abbiamo riconosciuto onestà intellettuale, anche quando hanno assunto decisioni che non abbiamo condiviso».
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Il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo aveva, infatti, dato parere contrario alla scarcerazione della Rizzo. Porta la sua firma l’inchiesta «Breakfast» sulle presunte attività di Matacena per «mascherare» società a lui riconducibili. L’ex parlamentare di Forza Italia, secondo la tesi della procura, potrebbe aver ceduto attraverso operazioni di incastri e partecipazioni di quote i suoi beni alla moglie Chiara Rizzo per evitare possibili confische, dopo la sentenza di condanna definitiva.
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C’è di più, però. L’ipotesi accusatoria del sostituto procuratore Giuseppe Lombardo si basa anche sul presupposto che i beni di Matacena possano essere frutto di operazioni illecite e per questo l’attività della Dia, titolare delle indagini, si concentra sui possibili legami che Matacena avrebbe potuto avere con la ‘ndrangheta.
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Per difendersi anche dall’accusa di aver «mascherato» le società del marito, Chiara Rizzo ha scelto il processo abbreviato. Nel corso della seconda udienza del dibattimento, che si svolge a porte chiuse, c’è stata però una richiesta di ricusazione del giudice Adriana Trapani. L’istanza è stata avanzata da Martino Polito, anche lui indagato nell’inchiesta della procura reggina per essere stato il factotum di Amedeo Matacena. Il suo avvocato Corrado Politi l’ha motivata sostenendo che il giudice Trapani aveva già giudicato il suo assistito in un altro procedimento. La decisione spetta adesso ai giudici della Corte d’Appello.
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Se la magistratura considera molto stretto in questa vicenda giudiziaria il legame tra Chiara Rizzo e Amedeo Matacena, così non è nella loro vita privata. L’ex regina del Principato, inserita in un book sulle più belle donne di Montecarlo, si appresta a divorziare da Amedeo Matacena. Una decisione presa dalla donna dopo il rifiuto di Matacena di rientrare in Italia. Una prima udienza c’è già stata a Montecarlo. La seconda è prevista per febbraio prossimo. Chiara Rizzo vorrebbe partecipare da donna libera. «E da innocente».